Vittime delle sette in Parlamento denunciano

Noi le chiamiamo vittime perché sono persone che hanno sofferto la tirannia e la manipolazione di questi gruppi. Parole pronunciate in conferenza stampa al Senato

Comunicato Stampa
“Vittime delle sette. Democrazia negata”

Il tema del vuoto legislativo e della tutela di chi ha lasciato gruppi abusanti è stato trattato alla Sala Nassirya del Senato, lo scorso 21 giugno

Roma – Si è svolta mercoledì 21 giugno, presso la Sala Caduti di Nassirya di Palazzo Madama la conferenza stampa di presentazione del Centro di Assistenza Psicologica e Legale che l’Associazione Italiana Vittime delle Sette mette a disposizione delle vittime delle sette.

AIVS, nata nel 2016 ad opera di un gruppo di persone che hanno vissuto, direttamente o indirettamente, l’esperienza di un gruppo totalizzante, è stata fondata col preciso scopo di rispondere alle esigenze di coloro che — una volta assorbiti da una cosiddetta ‘setta’ — poi non riescono più a lasciarla; e di coloro che ne sono a fatica usciti.

“Noi le chiamiamo vittime” – ha spiegato il presidente dell’AIVS, Dr. Toni Occhiello, sceneggiatore e regista – “perché sono persone che hanno sofferto la tirannia e la manipolazione di questi gruppi. Sono rimaste sole, dato che tutti i loro riferimenti erano all’interno del gruppo, e le loro risorse economiche sono state quasi sempre ‘prosciugate’ dalla setta. Si ritrovano, spesso senza occupazione, ad affrontare enormi problemi di re-inserimento in società: problemi di natura pratica, psicologica ed economica. ”

Una delle testimonianze in sala, è particolarmente esplicita “ Quando ho lasciato Damanhur non avevo denaro, avevo 23 anni di lavoro nero alle spalle, avevo vissuto grossi lutti familiari, avevo lasciato qualcosa come l’equivalente di 400.000 euro al gruppo e al leader del gruppo ed ero distrutta psicologicamente, fisicamente ed emotivamente. Ho intentato una causa contro Damanhur, per lavoro irregolare. Dopo il primo grado e l’appello, sto aspettando da 4 anni che la Cassazione si esprima in merito.”

Il problema di fondo è che le vittime delle sette si trovano, una volta uscite, in una sorta di “terra di nessuno”, in grave difficoltà ed abbandonate dalle istituzioni che ignorano la situazione, non sono in grado di affrontarla, sottovalutano il problema o, peggio, sono “accondiscendenti” nei confronti di questi gruppi che in taluni casi come la Soka Gakkai, in Italia, sono riusciti ad ottenere lo status di religione di stato ed accedere all’8 per Mille.

“Di fatto si è assistito, negli ultimi anni, ad una crescita esponenziale delle cosiddette “sette” in Europa occidentale e orientale che ha portato lo stesso Consiglio d’Europa a esaminare il fenomeno e ad approvare raccomandazioni per gli stati membri” relaziona dettagliatamente la dottoressa Lorita Tinelli, fondatrice del Cesap (Centro Studi Abusi Psicologici) e responsabile del servizio di tutela psicologica dell’AIVS “che tuttavia il nostro Paese, nonostante successivi e anche recenti solleciti, non ha ad oggi recepito.”

Democrazie più “mature” quali la Francia e la Germania, si sono dotate di chiari riferimenti legislativi a contrasto di tali fenomeni. In Italia, viceversa, dopo l’abolizione del reato di plagio – una legge per altro repressiva e deologicamente fascista – non si è mai arrivati a concretizzare una legge sulla manipolazione mentale.

“Facciamo una fatica enorme a trattare casi di manipolazione mentale – sottolinea l’avvocato Annalisa Montanaro, che è la responsabile dello sportello di tutela legale dell’AIVS – “La manipolazione mentale consiste nell’applicazione di un sistema di strategie che distrugge l’identità di un individuo, all’interno di una relazione di potere. Si tratta di sistemi che cercano di minare l’integrità e l’autonomia decisionale di un individuo. L’essenza del controllo mentale consiste nell’incoraggiare la dipendenza ed il conformismo e nel disinnescare l’autonomia e l’individualismo”

Infatti il vuoto normativo rappresenta un ostacolo rilevante al fine di offrire delle risposte concrete ai cittadini che sono incappati in una setta “Da una parte c’è la tutela della liberà di religione, della libertà di espressione” prosegue l’avvocato Montanari “ Dall’altro occorre una risposta diversa dell’ordinamento, che sia in grado di riconoscere in primis il fenomeno delle sette come gravemente danneggiante ed antisociale; ed in subordine, offrire alle vittime il giusto ristoro in termini economici e di reintegrazione sociale e risarcimento dei danni”

L’intervento del sig. Maurizio Alessandrini (Presidente dell’Associazione Familiari delle Vittime delle sette) – mette in evidenza ancora una volta l’assenza dello stato su questi problemi e riporta infatti che “La sua associazione ha fatto richiesta di presentazione di interrogazioni parlamentari nonché di una mozione parlamentare rimaste lettera morta”. Ma aggiunge anche con molta enfasi che “In Italia si stanno diffondendo delle sette molto pericolose che stanno entrando nel campo della salute”.

Una riposta, parziale, arriva dei senatori Liuzzi e D’Onghia (Gruppo GAL – Sottosegretario di Stato per l’istruzione), durante la tavola rotonda, moderata dalla giornalista e scrittrice Luciana Matarese

Pietro Liuzzi, membro della Commissione parlamentare d’inchiesta sul femminicidio e su ogni forma di violenza di genere, si è impegnato a proporre un’interrogazione parlamentare per denunciare il fenomeno (Gruppo GAL); e soprattutto, un tavolo di lavoro che coinvolga realtà politiche e culturali, al fine di “mettere il cittadino nelle condizioni di sentirsi tutelato dallo Stato nel suo patrimonio e nella sua qualità della vita”.

Impegno analogo è stato preso dalla senatrice Angela D’Onghia, sottosegretario per l’Istruzione, che ha espresso la volontà di approfondire anzitutto il problema della “distrazione sociale” dei giovani coinvolti dalle sette; e di approfondire il tema anche attraverso una stima degli abbandoni della scuola pubblica da parte dei minori i cui genitori fanno parte di movimenti totalizzanti. La senatrice ha poi garantito che si spenderà per creare una sinergia con altri Ministeri, per affrontare la questione più in generale.

Nel 2006 un timido spiraglio di interesse istituzionale si è aperto con la creazione di un ufficio di prevenzione, analisi e investigazioni denominato Sas (Squadra anti sette) da parte della Direzione centrale anticrimine della Polizia di Stato. Ma mentre si attende di colmare il vuoto legislativo, sono innumerevoli i leader carismatici che continuano indisturbati a sedurre, plagiare e rovinare numerose vittime e le loro famiglie, le quali reclamano invano giustizia.

La richiesta dell’AIVS in tal senso è molto precisa “Noi crediamo che uno dei compiti di uno Stato moderno sia affrontare con moderno rigore la questione, affinché si possa finalmente tutelare anche i diritti del cittadino il cui spirito critico — così come le difese immunitarie —, può in determinati momenti rendersi più vulnerabile, esposto, ai danni della manipolazione.”

 

Vogliate per cortesia visionare anche il nostro estratto della conferenza messo in video all’indirizzo:
https://www.youtube.com/watch?v=myVWrGWe4TQ&feature=youtu.be

AIVS – Associazione Italiana Vittime delle Sette
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