Viadotti e Ponti che crollano ma la TAV non c’entra nulla

Una riflessione del professor Angelo d'Orsi (che ringraziamo) sugli avvenimenti delle ultime ore con il crollo di parti di autostrada, per fortuna senza morti, questa volta.

di Angelo d’Orsi (post su FB)

Di fronte ai nuovi disastri delle infrastrutture e del territorio, ci pare utile leggere questa riflessione del prof. Angelo D’Orsi postata sulla sua pagina FB. Buona Lettura.


Scene della catastrofe italiana. Oggi è caduto un pezzo di viadotto autostrada Savona-Torino,seguito da una frana sulla statale che collega le due città;in serata una voragine si apre nell’Asti-Torino; le mareggiate in Liguria si sono mangiate buona parte delle spiagge; l’acqua alta a Venezia non è ancora del tutto defluita; a Torino il Po sta salendo rapidamente, tenendo sul chi vive la cittá; in molte città la Protezione civile ha emanato l’allerta rossa.

Strade chiuse, scuole chiuse, talvolta anche i pubblici esercizi.
Le ferrovie a mal partito, con decine di treni cancellati o con ritardi superiori alle due ore. La vita istituzionale ed economica e civile di ampie zone della Penisola semi paralizzata.

Ma la classe politica, pronta a impegnarsi (malissimo) sulle “emergenze” fatica a trovare il bandolo della matassa, e magari forte del dibattito sul “climate change”, preferisce ripetere il mantra degli “eventi estremi”. E, intanto, persevera nelle scelte scellerate: il TAV, il MOSE, il TAP, il MUOS e via seguitando, in una congerie di “grandi opere” non soltanto inutili e dispendiose, ma come spiegano i veri esperti in relazione a Venezia, circa il gigante MOSE, si tratta di opere dannose.

E si tratta, inoltre, di opere che producono profitti (spesso illeciti, sulla base di tangenti) per pochi, e nessun beneficio reale per la collettività. La quale invece avrebbe bisogno non di poche mastodontiche creazioni, ma di una miriade di piccole opere: pulire i greti di fiumi e torrenti, ma anche il sottobosco, rimboscare montagne e colline (piantando alberi), fermare l’abusivismo (anche procedendo con demolizioni forzate), investire nella rete ferroviaria locale e non (solo) nell’Alta Velocità, riparare migliaia di chilometri di strade, specialmente quelle provinciali, studiare seriamente l’assetto idrogeologico del Paese, monitorare in modo rigoroso ponti e viadotti, e via seguitando.

Questo è un problema che ci troviamo dinnanzi da decenni, ma ora il cambio climatico ha reso attuale l’impensabile, ha trasformato l’eccezione in regola, e ha fatto diventare “normali” quelli che prima erano gli “eventi estremi”. La natura, violentata, oltraggiata, sfruttata in modo dissennato dagli umani si sta rivoltando contro di loro: contro i palazzinari, contro i politici corrotti, contro le organizzazioni criminali che gestiscono il traffico e lo stoccaggio di rifiuti tossici altamente inquinanti, contro una larga parte del popolo italiano che con l’abusivismo è andato a nozze.

La casetta poi condonata, la sopraelevazione poi condonata, la casupola di canne sulla spiaggia divenuta nascostamente, anno dopo anno, un edificio gigantesco, poi condonato…; e così via.

Ci si sta abituando a convivere con la catastrofe, senza rendercene conto, e senza comprendere che questa “normalità” sarà di anno in anno più intensa, più gravida di danni, più foriera di distruzioni e morte.

Se non si cambia radicalmente strada il conto lo pagheremo tutti. Senza dimenticare che abbiamo a che fare con un ceto politico fatto di incompetenti, impreparati e quasi sempre delinquenti. E che loro sono i primi responsabili di scelte assurde, di indirizzi sbagliati, di errori ed orrori.

Rivoluzione cercasi…