
di Ilaria Bucca.
Ventimiglia, città ligure a una decina di chilometri dalla Francia, è il luogo in cui esplodono le contraddizioni della gestione del sistema di accoglienza italiano. Vi si trovano, infatti, centinaia di migranti, provenienti dall’Africa (in maggioranza sudanesi ed eritrei ) e dall’Asia (dal Pakistan e dall’Afghanistan). Le stime parlano di 700 persone, ma molti sono probabilmente sfuggiti al conteggio.
Ventimiglia è l’ultima tappa del loro viaggio, prima della Francia, la meta finale di molti di loro. Quelli che arrivano dall’Africa subsahariana hanno attraversato la Libia, dove hanno affrontato mesi di carcere perché clandestini, e torturati da parte della polizia. Dopo la traversata, che spesso pagano con il denaro guadagnato lavorando proprio in Libia, arrivano in Italia, ma le difficoltà non sono ancora finite.
Qui, chi ha lo status da straniero in transito non ha alcun diritto, se non quello di usufruire del Pronto Soccorso. Infatti i migranti di Ventimiglia, che si erano rifugiati in un accampamento sotto al ponte dell’autostrada, hanno ricevuto venerdì 27 maggio l’ordinanza di sgombero. È quindi iniziato l’esodo di queste persone, prive del diritto di avere un posto dove dormire. Dalla spiaggia della foce del Roia alla chiesa di San Nicola, poi, dopo la manifestazione in frontiera di martedì mattina, in seguito alla mediazione della Caritas, in un’altra chiesa, quella di San Antonio, proprio di fronte a dove sorgeva il campo.
Alcuni di loro hanno subito percosse dalla Polizia francese e non solo calci e pugni. Un ragazzo è stato spinto giù dagli scogli, di notte, mentre cercava di passare il confine. Un altro è stato morso dal cane poliziotto sguinzagliatogli contro dagli agenti, che prima si sono nascosti sotto a un ponte.
Alcune associazioni, insieme alle istituzioni locali, stanno cercando di aprire un centro dove potranno soggiornare 400 persone, per un tempo massimo di due o tre giorni. Che cosa ne sarà degli altri?
I cittadini di Ventimiglia sono esasperati dalla situazione, si lamentano. Hanno paura che la situazione disturbi i turisti nella stagione estiva. E il loro timore diventa fastidio, a volte odio razzista. Dimenticano, però, che i migranti fuggono dalla fame e dalla guerra, da situazioni disperate generate, nei loro Paesi, proprio dall’Europa e dagli USA, che da secoli sfruttano il Terzo Mondo. Oggi il popolo degli sfruttati bussa alla nostra porta, per quanto tempo faremo finta di non sentire?