
di Ilaria Bucca.
A Ventimiglia è in atto il così detto Piano Alfano, che consiste nel trasferimento forzato degli stranieri ritenuti irregolari: per svuotare la città dai migranti che arrivano con l’intenzione di andare in Francia e di quanti vengono respinti al confine, il Governo ha organizzato un sistema per allontanarli. Centinaia di persone sono state portate via, verso i centri di identificazione nel Sud Italia,in pullman e in aereo, in silenzio. Arrestati in stazione, in strada o al confine, gli stranieri vengono portati via, semplicemente fatti sparire, perché la gente non sappia.
Non si può capire che cosa succede a Ventimiglia se non si conosce il modo in cui il Governo italiano controlla la situazione: quello dei trasferimenti forzati di centinaia di individui, senza documenti ma anche che hanno già rilasciato le impronte e fatto richiesta d’asilo, in centri di accoglienza nel Sud Italia. Si tratta di un meccanismo di dubbia moralità e legalità: chiudere decine di persone con la pelle nera su un pullman e portarle via, senza dire dove, è una pratica che odora di razzismo. Non solo: la segretezza con cui viene messa in atto e il modo in cui le forze di polizia locali cercano di spaventare chi prova anche solo a guardare ciò che succede ricorda il fascismo. Il 27 maggio è stata notificata l’ordinanza di sgombero ai 200 stranieri non in regola accampati sotto al ponte dell’autostrada. Da lunedì 30 maggio è stato previsto l’arrivo di alcuni pullman al giorno (da due a cinque) per portare via gli stranieri irregolari presenti a Ventimiglia: si tratta della messa in atto del Piano Alfano. I migranti che si sono riuniti in una manifestazione in frontiera martedì 31 maggio hanno ottenuto l’appoggio della Caritas, che ha messo a disposizione i propri locali per l’accoglienza degli stranieri non identificati. I migranti sono poi stati spostati in una Chiesa vicina. Il governo italiano, per risolvere la situazione, cerca di farli sparire in silenzio. A causa dei continui arresti per le vie della città, in stazione e sui treni e i respingimenti in frontiera da parte della Polizia francese, il numero di migranti presenti in città è diminuito.
Come giornalista, di questo e di altri giornali, ho cercato di tracciare i movimenti delle forze di polizia che raccoglievano i migranti in arrivo con i treni e, dopo averli radunati in questura, li caricavano sui pullman. Ho fatto solo il mio lavoro: seduta ai tavolini dei bar davanti alla stazione o davanti all’imbocco dell’autostrada, ho visto centinaia di persone caricate sui bus della compagnia Riviera Trasporti, che dal 30 maggio al 12 giugno sono partiti inesorabilmente da Ventimiglia. Tutti i giorni, per più volte al giorno, sono stata identificata da agenti in divisa o in borghese, che all’improvviso mi comparivano davanti (ma da dove?) e mi chiedevano: “Signorina, può mostrarci i documenti, prego?”. Nonostante ciò, sono riuscita ad assistere a molti dei rastrellamenti avvenuti per opera della Polizia e dei Carabinieri nella stazione di Ventimiglia e alla partenza di tutti i bus carichi di stranieri non identificati o senza documenti in regola. Ho aspettato di veder passare questi mezzi, con 25 migranti e 25 poliziotti, ogni giorno dall’ultimo lunedì di maggio, il giorno in cui è iniziato il Piano Alfano.
Il primo bus è partito lunedì 30 maggio dalla stazione di Ventimiglia centrale. Il pullman è arrivato davanti alla stazione circa alle 8,30 del mattino, scortato da un reparto della celere e da tre blindati della Polizia. Lo aspettavamo in tanti: oltre a noi giornalisti, anche alcuni ventimigliesi. A bordo c’erano già una decina di stranieri, caricati probabilmente in questura, dopo essere stati arrestati in nottata. Un’altra decina di persone è stata fatta salire, si trattava di quelli fermati all’arrivo in stazione. In totale 25 persone, africani per la maggior parte, tutti senza documenti, identificati in un’altra città o con un decreto di espulsione. Sottolineo che tutti e tre questi stati giuridici, quello di non essere mai stati identificati, di essere stati identificati in un’altra città, diversa da quella in cui ci si trova, o quello di essere destinatari di un decreto di espulsione, che segue il rifiuto a una domanda di asilo, sono, in Italia, considerati illegali. Inoltre, la quasi totalità dei decreti di espulsione sono impugnabili per vizi di forma, consistenti solitamente nell’assenza di una traduzione nella lingua dell’interessato. I 25 stranieri arrestati perché considerati non in regola erano scortati da un poliziotto ciascuno.
Solo il primo dei pullman è partito sotto le luci della ribalta. Per gli altri, la strategia è cambiata: gli stranieri considerati clandestini venivano arrestati in stazione, all’arrivo del treno, o per strada. Radunati in questura, venivano poi portati alla frontiera francese, dove venivano caricati sui pullman, insieme a quelli che avevano provato ad attraversare la frontiera in nottata ed erano stati respinti dalla Polizia francese. Centinaia di persone sono partite da Ventimiglia in questo modo: io le ho viste portare via tutte, e di una sola che si trovava su uno di quei bus so dov’è andata. Sotto ai miei occhi, sono state trasportate, contro la loro volontà, verso mete ignote, centinaia di persone. Ho visto tre bambini eritrei di 16 anni, conosciuti poco prima sul treno, chiusi nella sala d’aspetto della stazione, il luogo in cui vengono trattenuti gli stranieri arrestati sui treni. I minori hanno diritto, in Italia, all’accoglienza senza identificazione. I tre avevano in mano una richiesta d’asilo a testa. Sono stati arrestati all’arrivo del treno, trattenuti nella sala d’aspetto della stazione contro la loro volontà e poi portati via sui pullman, sotto ai miei occhi, mentre la Polizia mi chiedeva i documenti. La mia unica colpa era di assistere a questa pratica, come se il solo vederla, e quindi testimoniarne l’esistenza, fosse di per sé una denuncia della sua illegalità.
I pullman partiti da lunedì 30 maggio a venerdì 10 giugno sono andati all’aeroporto di Genova, dove li attendeva un aereo della Mistral, una compagnia posseduta dalle Poste Italiane. E’ stato più difficile tracciare il percorso di quelli partiti nel fine settimana successivo, che probabilmente hanno proseguito verso la Toscana o il Lazio in autostrada. L’Italia sta cercando di fare degli accordi con il Mali, Niger, Nigeria, Senegal, Etiopia, Giordania e Libano, ma anche con la Costa d’Avorio e il Gambia, per poter rimpatriare una parte degli stranieri che considera clandestini, oltre a rallentarne il flusso in entrata. E’ questo l’obiettivo dell’Italia al prossimo vertice europeo del 28 e del 29 giugno: una soluzione drastica che rende drammatica la pratica dei trasferimenti forzati.
(I.B. 17.06.16)