
di Claudio Giorno
E’ CROLLATA UNA CAMPATA DI UN VIADOTTO DELL‘AUTOSTRADA TORINO SAVONAUn crollo drammatico (anche se per FORTUNA al momento non sembra ci siano state vittime)…
I negazionisti.
Ma anche un crollo simbolico di un ponte che unisce la Liguria al Piemonte, regioni i cui cittadini hanno affidato al governo di 2 “NEGAZIONISTI” del CAMBIAMENTO CLIMATICO: TOTI & CIRIO; quest’ultimo appena ad ottobre aveva messo ai voti un documento che nega sostanzialmente e “formalmente” quanto (PURTROPPO) sotto gli occhi di tutti: http://www.torinotoday.it/green/bocciata-emergenza-clima-regione.html!…
E oggi i 2 COCCODRILLI “affacciati” sul baratro del viadotto di Altare invocano nuove GRANDI OPERE da fondare sul territorio “sfarinato” che le loro politiche hanno reso tale, (in “coerente” prosecuzione – del resto – di quelle di chi li ha preceduti). E domani si apprestano a portare in processione la ministra del calcestruzzo cui chiederanno nuovi appalti “senza lacci e lacciuoli” perché quanto prima delle loro regioni e dell’intera penisola non resti che il ricordo di quanto era bella…
PROMEMORIA
Giova ricordare che l’’autostrada Torino Savona (riverniciata col suggestivo slogan “la verdemare”) nasce come “camionale” per collegare Torino col porto di Savona e viene realizzata “in economia” dalla Fiat per rendere meno tortuoso e a minor pendenza il viaggio delle sue “bisarche” cariche di auto destinate all’export.
Viene realizzata a carreggiata unica e corsie di sorpasso alternate ma non protette da spartitraffico centrale; per molti anni persino la tratta pianeggiante tra Carmagnola e Marene, dove era stata realizzata una nuova carreggiata affiancata alla prima, era chiusa al traffico perché usata come pista di prova delle auto del Lingotto! Per le centinaia di incidenti – spesso urti frontali – si “meritò” un’ altra e meno suggestiva definizione: l’”autostrada della morte”(!); venne addirittura chiusa al traffico su ordinanza della magistratura da luglio a ottobre del 1980!
Ma nonostante processi, polemiche, interpellanze parlamentari la Fiat venne “sollevata” dall’onere di fare finalmente della “sua“ camionale un’autostrada degna di questo nome e di incassare “giustificatamente” il pedaggio.
La concessione viene accollata a “Società autostrade”, concessionaria ancora pubblica un capo all’IRI che – a tappe forzate – realizza (con contributo interamente pubblico) tutto il raddoppio che si rivela particolarmente oneroso nel tratto erroneamente definito “appenninico”, visto che si sviluppa tra prealpi e Alpi Marittime; gran parte del quale con carreggiata in sede propria con percorso meno tortuoso e di minor pendenza, cosa alla quale si deve probabilmente l’assenza di vittime oggi e il possibile transito sulla carreggiata “nuova” finché il versante su cui è appoggiata la vecchia non verrà consolidato…
Peccato che nel frattempo (pochi anni dopo aver finanziato il raddoppio coi soldi dei cittadini) la concessione sia passata (con la maggior parte della rete ai profitti privati di Atlantia dei Benetton e da questi ceduta al Gruppo Gavio, secondo gestore (ovviamente privato) dell’unica rete autostradale italiana (quindi monopolio naturale). La Holding di Tortona che peraltro ha in corso una trattativa per il prolungamento della concessione in cambio del completamento della Asti Cuneo (interconnessa proprio con la Torino Savona)… Cosa chiederanno i Gavio al governo giallorosso (e alla ministrarosa-pomodoro) per ricostruire il vecchio viadotto fu Fiat?