

Di Massimo Bonato e Fabrizio Salmoni
Torino blindata. Centro impraticabile. Shopping tra schieramenti di Polizia, Carabinieri, Guardia di Finanza in tenuta antisommossa. Passare da una via all’altra pressoché impossibile. Salvo chiedersi da piazza Castello come possa trovarsi gente di là dal cordone, nell’adiacente piazza Carignano additandosi a vicenda tra passanti. Basta una critica per essere fermati, basta una fotografia per essere identificati. Si passa alla spicciolata soltanto in radi punti, stretti tra i cordoni di Ff. Oo. e i blindati che ostruiscono le vie.

Lo schieramento imponente che desertifica via Roma, arteria pulsante del passeggio torinese, salvaguarda lo svolgersi della manifestazione leghista contro la depenalizzazione del reato di clandestinità. Tutto lo stato maggiore della Lega è presente, da Maroni e Bossi a Tosi, Cota, Calderoli ecc. È un corteo che porta in piazza il “Nord prima di tutto”, il “Facce di merda fuori dai coglioni” urlato da Borghezio tra l’esultanza. E vengono dal Friuli, da Bergamo, Brescia, Varese, Monza, Milano, Asti a marciare pochi metri da piazza Carlo Felice a piazza San Carlo, per sentire i loro paladini arringare i pregi della Bossi-Fini, all’indomani delle più grandi tragedie che il Mediterraneo ricordi negli ultimi anni. Poco più di un migliaio [3000 secondo la questura]: una manifestazione nazionale a dir poco striminzita.
Ma non c’è solo la Lega in piazza oggi.
È anche la Giornata delle Lotte, partecipata in tutta Italia, per ricordare quanti si stanno battendo contro le grandi opere, il consumo del territorio, gli inceneritori e le spese militari, l’acquisto degli F35, il depauperamento dello stato sociale, della sanità, della scuola. Un lungo striscione tenuto da non meno di 150, 200 persone sfila come un treno partendo da Porta Susa percorrendo via Garibaldi tra le bandiere No Tav, No Muos e No Inceneritore. Raggiunge piazza Castello e fortunosamente riesce a collocarsi a Porta Nuova.
Intanto, proprio da piazza Castello i centri sociali tentano a più riprese di forzare l’accerchiamento imposto dalle Ff. Oo. alla Lega. Un breve contatto e qualche contuso in via Bertola. Il corteo percorre allora piazza Solferino, mentre via Arsenale è d’improvviso un lungo baluginare di sirene con blindati ovunque, squadre assiepate all’angolo con corso Matteotti. Neanche qua si passa. Si prosegue sino in corso Vittorio Emanuele e poi oltre, obbligando le Ff. Oo. a ridispiegarsi a ogni tentativo di penetrare nel quadrato magico in cui è asserragliata la Lega, vociferando ordini, interpretando ordini, equivocando per tornare sui propri passi e poi di nuovo alla rincorsa degli Autonomi – “Ma state giocando?” scappa a un funzionario sudato. In corso Someiller, dopo un ennesimo stallo, Polizia e Carabinieri indietreggiano. Comincia a far buio quando oltrepassato il cavalcavia il corteo raggiunge via Nizza e veloce imbocca via Valperga Caluso sino in via Madama Cristina. Qui un altro contatto: vengono sparati di nuovo lacrimogeni, fermate tre persone che saranno rilasciate in serata con una denuncia a piede libero. I manifestanti rovesciano cassonetti in mezzo alla strada per evitare il peggio, ma comunque non si passa. E di nuovo è stallo quando in corso Marconi il corteo rimane imbottigliato e la tensione torna a salire. Poi d’improvviso il muro di scudi si sposta e viene lasciata libera via Ormea, perché la manifestazione possa concludersi in piazza Madama Cristina, cuore di San Salvario, quartiere simbolo dell’immigrazione a Torino.
Al grido di “Agli immigrati solidarietà, fuori la Lega dalla città” si son radunati oggi non meno di tremila persone, che han tenuto impegnate le Ff. Oo. dalle 14.30 alle 19.30 lungo tutto il perimetro del centro cittadino. La lega ha sfilato sola, tra l’insofferenza dei commercianti, l’indifferenza della massa a passeggio e l’acredine del mondo civile che ne ha affrontato il berciare. La vittoria antirazzista non sta però soltanto nei numeri, nelle lunghe ore di manifestazione, ma soprattutto nell’isolamento in cui la Lega è dovuta sfilare, sola, tra imponenti misure di sicurezza che ne garantissero l’incolumità.
M. B. e F. S. 12.10.13
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