
di Bruno Garrone.
Avere una pistola in casa ci rende più sicuri?
Il dibattito è annoso, e si è ripresentato in occasione del DL sulla sicurezza da parte del governo gialloverde. Le interviste al pubblico sembrano rivelare un quasi identico peso statistico tra chi è pro e chi è contro. In entrambi i casi il punto focale che emerge è un generale senso di insicurezza da parte dei cittadini.
Redimere la questione non è così facile, diversi elementi devono essere presi in considerazione. Proviamo ad esaminarne alcuni:
- Il possesso di un’arma non implica, automaticamente, sia la capacità di saperla adoperare (mai fatto il militare? mai sparato al poligono?), sia il coraggio di usarla, consapevolmente, contro una persona. Un’amica, parlando dell’argomento, mi pose un’osservazione interessante: se estrai un’arma, devi avere il coraggio di usarla, altrimenti la situazione potrebbe di gran lunga peggiorare.
- Complessità, nell’ambito del diritto, dell’estensione del concetto di difesa personale. Quando è lecito sparare? quando sono minacciato? quando è a rischio la mia vita o quello di persone a me care? o semplicemente mi sento autorizzato a sparare su chiunque entri nella mia proprietà senza il mio permesso? E se sparo… saprò farlo nel modo corretto o rischierò di ferire altre persone innocenti?
- Se un delinquente, intenzionato a rubare nella mia proprietà, è consapevole del fatto che posseggo un’arma, questo aumenterà il rischio di un conflitto inevitabilmente cruento? (considerando la presumibile poca predisposizione del male intenzionato a lasciarsi impallinare) Oppure costituirà un deterrente in senso opposto?
Un dibattito ideologico o di convenienza.
Se il dibattito si chiude nella solita questione di scelta tra un presunto “fascismo” e un presunto “buonismo”, non si centra, al solito, il punto della questione: ovvero la richiesta di maggior sicurezza da parte dei cittadini.
Certo in questi anni, nella migliore (peggiore), tradizione giornalistica asservita agli schieramenti partitici, si è fatto un gran polverone sulla sicurezza, alimentando, lo sappiamo dai dati governativi, il senso di insicurezza a fronte della diminuzione complessiva dei reati. A guardare certe trasmissioni televisive di “dibattito” si può evincere quanto lo scontro sia strumentalmente ideologico e non rivolto a trovare una soluzione reale al problema.
Buon gioco hanno avuto costoro sfruttando la questione dell’immigrazione: gestita in pessimo modo dalla sinistra, sfruttata per propaganda dalla destra. Il punto focale, che rimane sempre sottotraccia nei dibattiti, è quella “certezza della pena” di beccariana memoria. È sufficiente dialogare con qualche addetto delle forze dell’ordine o della magistratura, per avere conferma di quanto, più volte, da loro ascoltato durante le intercettazioni: l’Italia è considerato il paese in cui è, in assoluto, più facile farla franca!
Il motivo dell’impunità.
Il motivo è presto individuato: negli ultimi trent’anni una classe politica avvezza al peculato, alla corruzione, all’appropriazione indebita, alla complicità della criminalità organizzata, ha compiuto ogni riforma (della giustizia) con l’obiettivo di intralciare indagini e processi. Pensiamo solo alla questione delle intercettazioni, caposaldo di qualsiasi indagine, e al modo in cui una fetta consistente di politici hanno tentato di ostacolarle in nome di una presunta violazione della privacy.
Per non parlare del disastro creato con l’ipocrita scusa della riduzione delle durate dei processi, attraverso la modifica dei tempi di prescrizione dei reati, che ha consentito di scampare la galera a chi si poteva permettere un buon avvocato (tra questi un numero considerevole di politici). Oppure dell’impossibilità di perseguire chi commette falsa testimonianza durante un dibattimento.
Stante questa situazione, non abbiamo bisogno di più pistole, ma abbiamo bisogno di più politica più pulita che adegui gli strumenti legislativi e investigativi per una maggiore efficienza nel perseguire i reati, e comminare le giuste pene a chi li commette. Questo è il più efficace dei deterrenti.
(B.G. 30.10.18)