Un pensiero Borghese (Alessandro) piccolo piccolo post 2000

La polemica sulle dichiarazioni dello Chef Alessandro Borghese non si placa, e promette di essere il nuovo, inutile, tormentone estivo. L'incapacità di affrontare i problemi reali del Paese è ordinaria follia. Si sopperisce con il chiacchiericcio da comari di cortile, modernizzato a colpi di like e cinguettii.

Borghese Alessandro
Chef Borghese Alessandro

La polemica sulle dichiarazioni dello Chef Alessandro Borghese non si placa, e promette di essere il nuovo, inutile, tormentone estivo. L’incapacità di affrontare i problemi reali del Paese è ordinaria follia. Si sopperisce con il chiacchiericcio da comari di cortile, modernizzato a colpi di like e cinguettii.

di Davide Amerio.

Il Borghese pensiero. Cui Prodest l’ennesima accusa al Reddito di Cittadinanza di essere la causa, e la ragione, per cui l’ambiente della ristorazione ha problemi nel reclutare addetti? Piovono da tempo strali politici e imprenditoriali su RdC e, ad ascoltarli, parrebbe davvero che i problemi d’Italia trovino in esso la causa di tutti i mali, delle inefficienze, delle furbizie, degli sprechi di denaro pubblico.

Le repliche al giovane e noto Chef Alessandro Borghese non mancano. A porle sono i tanti giovani che, ogni stagione, fanno esperienze andando a rimpolpare le brigate delle cucine, dei servizi di ristorazione o alberghieri. Per contro il mondo imprenditoriale accusa di mancanza di professionalità e di “voglia di lavorare” gli aspiranti candidati stagionali. Ma allora? chi ha ragione?

Alessandro Borghese
Alessandro Borghese

Non ostante le affermazioni di certi politici (la cui produttività “lavorativa” per il bene del paese è tutta da dimostrare), il RdC pone un vincolo di reddito minimo, e di sostegno nei casi previsti, funzionante come un paracadute per le infinite situazioni di disagio che il “libero mercato globale” impone sulla testa dei cittadini (o che dovrebbero essere considerati tali, prima ancora che lavoratori). Questo Alessandro Borghese non lo menziona.

Questo è certamente una bestemmia nel Tempio del pensiero neoliberista: quella che affida al Mercato qualsiasi contrattazione tra le parti, avendo fede che, nel “lungo periodo”, si raggiungerà sempre l’equilibrio tra Domanda e Offerta, anche di Lavoro. Ma, come ricorda Keynes, sul “lungo periodo…siamo tutti morti!”. Tradotto significa come le esigenze delle persone, i loro bisogni, che il Mercato dovrebbe soddisfare, sono qui e ora: reddito, lavoro, famiglia, abitazione, salute, trasporto, futuro, necessitano di risposte nel breve periodo, non a “babbo morto”.

Il RdC dovrebbe essere uno strumento di supporto per sostenere le persone nella ricerca di una attività lavorativa, con l’ausilio di un supporto all’orientamento, e arricchimento con corsi professionali di formazione. Non di meno il sostegno contribuisce anche a una capacità minima di spesa dei cittadini in difficoltà, mantenendo la Domanda interna.

Nella realtà abbiamo un paese de-industrializzato grazie alla globalizzazione, zavorrato dalle regole europee, con una classe “dirigente” (da ridere) che ha raggiunto il triste primato di porre l’Italia nelle ultime posizioni (in Europa) per la percentuale di spesa del Pil dedicata all’istruzione.

Sull’altro fronte, abbiamo la piccola media impresa che si lamenta della pressione fiscale (ma un ragionamento serio sull’evasione/elusione lo vogliamo prima o poi fare?), della mancanza di professionalità/produttività degli addetti, della carenza di personale proprio per colpa (a loro dire) del RdC. Tesi quest’ultima, piuttosto smentita dai fatti e dalle esperienze lavorative di molti.

In questa diatriba, competerebbe allo Stato (altra bestemmia nel Tempio neoliberista) trovare modi e tempi per aiutare l’incontro tra Domanda e Offerta di lavoro. Non di meno sostenere le imprese in genuina difficoltà a causa delle ripetute crisi generate dal libero mercato.

Tutto questo trova due impedimenti: il primo nelle regole europee che limitano la sovranità degli Stati, sia come regole di aiuto alle imprese, sia con la moneta unica (vero cappio al collo). Il secondo nell’incapacità di classi politiche nel leggere la realtà, contribuire realmente al dibattito, e nell’avere un progetto politico che non abbia come semplice obiettivo la tornata di elezioni successive.

Il parto di questa situazione è quel pensiero “borghese piccolo piccolo” già sapientemente illustrato da Alberto Sordi in un memorabile film. Quel pensiero che si impernia, e si incancrenisce, sulla difesa dei privilegi delle classi sociali contrapposte. Con il conseguente sostegno della mediocrità politica.

Se non si realizza un nuovo pensiero che percepisca come le contrapposizioni nel “basso” sono il gioco preferito dei pochi, sempre meno, a loro favore (nella società globalizzata), e delle loro ricchezze (sempre maggiori) non ne verremo fuori mai; condannati alla perenne schiavitù in questa dimensione neo feudale e neo coloniale.