Un nuovo sistema non differenziato, i rifiuti sono “Il Bussiness” per tutti

Un sistema che si rigenera e genera difese per sostenersi, un sistema, dalla politica alle cosche, dai più piccoli paesi alle grandi città. Morti improvvise, segreti di stato e esautorazioni dai posti di comando. C'è di tutto nella ricetta del sistema non differenziato. Di seguito l'inchiesta ne tocca i punti.

di Valsusa Report

Saranno coincidenze o metodi riconducibili fra loro? Solo una forse indagine e forse quando riuscirà a stabilirlo, non facciamoci troppe sicurezze. Si è visto nel caso Incalza che dopo poco tempo l’uscita dal carcere e la messa ai domiciliari sia automatica per i reati economici che colpiscono la collettività. Siamo ancora molto indietro nell’opinione pubblica, se picchiano il nonno nella rapina c’è la sollevazione del popolo, ma se ti rubano milioni di euro che servono ai tuoi figli per dargli un’istruzione o curarli meglio (anche senza code o mesi di attesa per esami essenziali in ospedali fatiscenti), tutto a posto, è normale. Va da se che oggi analizziamo il “sistema non differenziato” basato sulla costruzione di inceneritori.

Primo punto che fa saltare sulla sedia, incenerire fa male e nessuno ha la sicurezza che i sistemi di filtraggio siano sempre sicuri, anzi è dimostrato il contrario, quando inquinano, inquinano il doppio se non il triplo rilasciando in una volta sola tutto quello che avevano trattenuto in precedenza. Oggi, dicevamo, per legge, costituiscono infrastrutture e insediamenti strategici di interesse nazionale, proprio come la Tav Torino-Lione. I soldi si trovano. Gli inceneritori? sovvenzionati come produttori di energia rinnovabile. Queste megacostruzioni saranno pronte fra 5 anni e rimarranno in funzione per 30. Una contraddizione, in un’Italia preziosa dove dai più piccoli dei comuni, aziende e cittadini tutti si spendono nella raccolta differenziata.

I materiali andranno all’incenerimento. L’anno scorso sono state bruciate 773 kton di plastica, fonte Corepla (Consorzio nazionale per la raccolta il riciclaggio e il recupero degli imballaggi in plastica). Una lamentela, diremo noi, se si considera che l’indotto di posti di lavoro tra sistema industriale, di lavorazione, riciclo e reimpiego del granulato di plastica, ad esempio, ha una fame necessaria per creare e mantenersi. Un indotto quello del riciclaggio che va a soddisfare anche la richiesta di materia prima-seconda. Si pensi, oltre alla plastica, ai materiali di cavi, circuiti integrati e i minerali. Materiali che altrimenti devono essere importati.

Dai calcoli di posti di lavoro, non c’è paragone, la differenziata o riciclaggio supera del doppio gli impiegati del “sistema inceneritori”.

Un terzo punto, forse distante ma forse no è la gestione delle indagini, ci vengono dei dubbi quando leggiamo certe notizie. Era il 4 agosto 2015, questa estate, la lettera del Comando generale dei carabinieri a firma del generale Tullio Del Sette, il numero uno dell’Arma, esautora dalla guida operativa del Noe il colonnello Sergio De Caprio, nome in codice Ultimo, potrà mantenere il grado di vicecomandante del Noe, ma senza compiti operativi e quindi investigativi. Il Noe ha in attivo, duecento uomini impiegati in reati ambientali, il “Cambiamento strategico nell’organizzazione dei reparti” come si legge nella lettera; va proprio a dividere i reparti che ad oggi erano riusciti a portare in tribunale eccellenze nei primi manager di stato e nei politici di questa ultima repubblica. Non è una cosa nuova per l’uomo d’indagine De Caprio (l’uomo che catturò Totò Reina), in passato era già stato spostato nell’insegnamento della Scuola ufficiali, per tramandare le capacità! O lo avevano privato della scorta nell’anno 2009, riassegnatagli dopo la rivolta dei suoi uomini che si erano raddoppiati i turni per proteggerlo. Quindi balza subito all’occhio anche la morte del pm Federico Bisceglia uno dei magistrati in prima linea per le indagini sui rifiuti, le violazioni ambientali nella Terra dei Fuochi e dei rifiuti tossici negli sversamenti di liquami nel mare di Capri.

Un incidente in auto nei pressi di Castrovillari (Cosenza) sulla A3 Salerno-Reggio Calabria. L’auto batte contro le barriere laterali in un tratto rettilineo non interessato da lavori di ammodernamento, finisce fuori strada dopo diversi testacoda. Per gli inquirenti non c’è alcun dubbio sulla natura accidentale dell’ incidente stradale.

Qualche dato sul “sistema non differenziato”: realizzeranno 12 nuovi impianti di incenerimento dei rifiuti in 10 Regioni: uno in Piemonte, Veneto, Liguria, Umbria, Marche, Abruzzo, Campania e Puglia, due in Toscana e Sicilia. Dopo, che quello di Macerata è stato spento un anno fa perché sarebbero mancati i rifiuti con cui alimentarlo, l’articolo 35 dello Sblocca Italia fa si che vengano esautorate le Regioni dalla decisione; è il comma 7 ne stabilisce l’applicazione con il “potere sostitutivo”. Così i vecchi inceneritori oggi termovalorizzatori diventano “infrastrutture e insediamenti strategici di preminente interesse nazionale ai fini della tutela della salute e dell’ambiente”, come la linea Tav Torino-Lione potranno essere imposti alle popolazioni, con una sola decisione del Consiglio dei Ministri, chiaramente col passaggio democratico, forse no!, si vedrà.

h_inceneritore_modenaQuindi saranno dodici in più che si sommano ai 42 già in funzione e ai sei già autorizzati ma da costruire (uno a Firenze, uno in Puglia, uno in Calabria e tre nel Lazio). Saranno 82 linee di “produzione” come viene scritto della bozza del Governo: 52 al Nord, 15 al Centro e 15 al Sud. I dati ci dicono che nel 2014 sei milioni di tonnellate di rifiuti sono stati smaltiti, per far due conti bisognerà sommare 730 mila tonnellate teoriche dei sei impianti già autorizzati e i nuovi due milioni e mezzo di tonnellate di rifiuti l’anno, così che, tra 5 anni con i nuovi 12 inceneritori (+37%) si arriverà a superare i 9 milioni di tonnellate. Il Bussiness del sistema incenerimento è per lo più presente in Lombardia e Emilia Romagna, dove lavorano grosse multiutility come A2A, Hera e Iren.

Da più parti, segnalano le associazioni ambientaliste è un gesto sbagliato quello dell’incenerimento se si considerano gli incentivi energetici in bolletta che portano il costo mediamente a 220 Euro per bolletta (dati 2012) a fronte delle differenziata che costa 198 Euro. Anche dal lato occupazionale vince la separazione e il compostaggio, si passerebbe dalle 68.300 persone impiegate oggi a 195.000 in pochi anni. (dati Waste Strategy). L’incenerimento si porta con se un 25% del peso dell’immondizia (cenere) che andrebbe smaltito come rifiuto speciale, altro bussiness, ma non per chi paga le bollette.

Un altro dato ci arriva dalla relazione annuale della polizia, dove il taglio degli agenti fa si che ad esempio, si legge nella carrellata di numeri, “salgono del 30% nei primi otto mesi i furti a Torino, del 47% le rapine in abitazione e del 10,4% quelle negli esercizi commerciali”, una situazione territoriale allo sbando, il Dipartimento Sicurezza del ministero dell’Interno. da cui dipendono Polizia, Arma dei carabinieri, Guardia di finanza, conta solo più 15 mila poliziotti, 15 mila carabinieri e migliaia di finanzieri. Numeri che andrebbero probabilmente a difendere per legge i siti strategici di costruzione degli inceneritori, e non dai furti e rapine. Si pensa, dato che le popolazioni dei luoghi scelgono di differenziare, che si opporranno alle costruzioni imposte dai governo. Vi sono già coordinamenti rifiuti zero in Italia pronti a dare battaglia.

Un altro tassello è la malavita organizzata, non si sa se collegato, ma si sa da vecchie indagini della volontà di inserirsi nel bussiness. La notte tra mercoledì 27 e giovedì 28 maggio a Pontedera, provincia di Pisa, la Mansider ditta di smaltimento di rifiuti industriali subisce un incendio doloso 70 mila pneumatici, le telecamere inquadrano due uomini incappucciati che entrano nel piazzale della ditta.

Il 2 Giugno prende fuoco la municipalizzata Ama, (Roma), l’impianto Tmb (trattamento maccanico biologico) subisce danni incalcolabili. Struttura decisiva per la raccolta differenziata nella Capitale ora va a stento. Campania, Abruzzo, Lazio, Lombardia, Emilia Romagna e Veneto, queste sono le regioni colpite per adesso, normalmente all’alba vengono appiccati i roghi. Ed anche qui l’inquinamento degli incendi (fumo nero maleodorante) viene messo in risalto dal politico di turno che localmente grida all’inquinamento chiedendone immediata chiusura. Diciotto attacchi in 75 giorni qualcuno ha dichiarato guerra alla raccolta differenziata.

Le forze dell’ordine non riescono a prevenire per tempo gli incendi, probabilmente perchè i siti di riciclaggio o differenziata non sono “infrastrutture e insediamenti strategici di preminente interesse nazionale ai fini della tutela della salute e dell’ambiente” e quindi, lì non verranno mai dispiegati, come per fare un esempio, in Valsusa dove vi è una presenza costante di 300 uomini sui tre turni.

Infine un altro dato, Carmine Schiavone, ex cassiere del clan dei Casalesi, fu collaboratore di giustizia alla Commissione d’inchiesta parlamentare sullo smaltimento illegale dell’immondizia in Campania (terra dei fuochi) sentito il 7 ottobre del 1997 ci segnala alcuni nomi sulla questione: “Alessandro Pansa, che allora era a capo dello Sco (Servizio Centrale operativo) e adesso è Capo della Polizia; Nicola Cavaliere era con la polizia e fu coinvolto nel caso, ora è vice capo dell’Aisi; Giorgio Napolitano, che era primo ministro dell’Interno e incaricato dell’indagini, divenne Presidente della Repubblica Italiana; Gennaro Capoluongo che, secondo Schiavone, era a bordo di uno degli elicotteri che sorvolavano le discariche di rifiuti tossici, quando fu portato a bordo per l’individuazione dei siti contaminati. Oggi è il capo dell’Interpol in Italia”. La vicenda della terra dei fuochi ha ancora molti passaggi oscuri ed anche oscurati dal segreto di stato imposto in quegli anni.

La direttiva Ue del 2008, vorrebbe imporre la riduzione dei rifiuti, una raccolta differenziata, il riuso, il riciclaggio e propone impianti Tmb (un trattamento “a freddo” che riduce ulteriormente la parte di rifiuti non riciclabile). Solo alla fine, ma come “male necessario”, gli inceneritori e le discariche. Si sa il malaffare fa denari facili, ma se queste coincidenze non fossero tali e se fossero invece un “sistema non differenziato”, allora tutti i tasselli di questa inchiesta ci direbbero che il bussiness si è impossessato dei governi in Italia e propone l’unica ricetta che potrà portargli denari tramite la costruzione, l’inceneremento e le discariche speciali, ad ognuno un pezzo.

V.R. 6.9.15