Tsipras su quanti tavoli gioca?

Dopo il referendum sembrava spianata la strada per la rinegoziazione del debito greco ma Tsipras pare giocare su più tavoli in modo poco chiaro.

di Davide Amerio.

Dopo il referendum di domenica scorsa 5 luglio che ha visto la netta vittoria degli oppositori all’austerity imposta dalla Troika al popolo greco, in molti hanno gioito pensando ad una possibile svolta dell’Europa germano-centrica. il premier Tsipras, molto amato nella sinistra italiana, è uscito chiaramente vincitore dal voto referendario. Il popolo ha confermato la sua posizione anti-austerity. L’Europa dominata dalla Troika aveva sperato che spaventando il popolo greco si sarebbe ottenuto l’effetto desiderato: la totale sottomissione del popolo e del governo.

Vittoria? Forse. La situazione non sembra così lineare. Mentre prosegue un bombardamento mediatico volto a far apparire i Greci come un “popolo che ha vissuto oltre le proprie possibilità” la posizione del governo Tsipras non sembra aver avuto quel consolidamento sperato dopo il referendum. Il Parlamento greco ha votato il consenso al piano di salvataggio greco già sottoposto a Bruxelles, con gradimento della Troika; ma questo voto è stato ottenuto con un cambio di maggioranza. Tsipras si ritrova con una contestazione interna al suo partito e vengono di fatto a mancargli 32 voti mentre nel contempo gli giunge il sostegno di un centinaio di voti dall’opposizione.

Duri i commenti di alcuni ministri del suo governo. Si contesta a Tsipras che il piano – piaciuto a Bruxelles – contrariamente a quanto dichiarato in questi mesi dal primo ministro con una posizione rafforzata dal referendum, tende invece ad accettare di fatto l’austerity inglobando aumenti dell’Iva, dell’Imu e di altre tasse. Il piano presentato prevede addirittura imposizioni al popolo per una cifra superiore a quella chiesta dall’Europa prima del referendum. Insomma l’austerity fatta uscire dalla porta sembra rientrare dalla finestra e il governo greco si trova a essere sostenuto da una nuova maggioranza trasversale che ha tanto il sapore delle “larghe intese” (ricorda qualcosa?).

Restano dei nodi da sciogliere. Molti osservatori sostengono quanto ribadito dallo stesso Tsipras al parlamento Europeo: la maggior parte degli aiuti economici versati in favore della Grecia non sono andati a beneficio del popolo greco e al rilancio dell’economia bensì delle banche che hanno dovuto risarcire quelle Francesi e Tedesche che erano le maggiori creditrici. In Germania la Merkel pare non volere rinegoziare nulla del debito greco ma in molti ritengono ciò sia dovuto al fatto che nel 2016 la cancelliera dovrà sostenere le elezioni e quindi non intende presentarsi come quella che ha concesso la diminuzione nominale del debito ellenico. Voci affermano che di fatto un accordo è già stato preso con la Germania ma non sarà rivelato sino a dopo le elezioni. Nel frattempo la Grecia continuerà a vivacchiare chiedendo altri sacrifici al suo popolo.

Altri osservano che questi soldi dati per i salvataggi provengono anche dalle nostre tasche e l’Italia si ritroverà a dover aumentare le tasse per compensare queste uscite che non faranno più ritorno.
Dubbi vengono espressi sul ruolo svolto dalla BCE. A chi afferma che la Banca Centrale non può coprire completamente la quantità di moneta necessaria a sostenere la Grecia, c’è chi contesta questo assunto proprio in virtù del ruolo, e dei regolamenti, propri della BCE; unica titolata ad emettere valuta fino al necessario. Se ciò non avviene è una scelta politica e non tecnica.

Sembra di assistere a un gioco delle parti nel quale in molti cercano di salvare la faccia. Ma chi ci rimetterà alla fine?

(D.A. 11.07.15)