
di Daniela Giuffrida.
Approvato dalla Conferenza delle Regioni “Il Manifesto di Termoli” sulle trivellazioni.
Sei regioni italiane: Molise, Abruzzo, Basilicata, Calabria, Marche e Puglia dicono di no alle trivelle e alla politica di ricerca di idrocarburi nel mare Adriatico.
Il 24 luglio scorso si era svolto a Termoli un incontro fra le regioni interessate alle trivellazioni nel mare Adriatico. I presidenti di Abruzzo, Marche, Basilicata, Puglia, Calabria e Molise, insieme agli assessori all’ambiente, si erano riuniti, spinti da una condivisa sensibilità al problema “trivelle”, per confrontarsi, approfondire lo stesso e promuovere una strategia comune.
Ieri, la Conferenza delle Regioni ha approvato quel documento in cui si evidenziavano punti estremamente importanti, fra questi la necessità ineludibile di superare gradualmente il consumo di fonti energetiche fossili a favore di un progressivo ricorso a fonti energetiche alternative e rinnovabili, ma si sottolineava anche una forte preoccupazione per lo sviluppo delle attività estrattive nelle zone costiere, anche in quelle di indiscusso pregio storico e naturalistico.
Si riteneva, ancora, fosse indispensabile lasciare alle Comunità regionali la prerogativa di elaborare le scelte di protezione e valorizzazione delle proprie coste e del mare prospiciente alle stesse e si prevedeva la costituzione di una sorta di “Cabina di regia”nazionale fra le Regioni costiere e gli organi competenti dello Stato.
La necessità di creare una sorta di centralità del dialogo con l’amministrazione centrale prevedeva, come è ovvio immaginare, l’ apertura di un tavolo di confronto con le amministrazioni regionali da parte del Governo e, nel caso in cui non fosse possibile raggiungere accordi fra le parti, sarebbero chiamati in causa “tutti i mezzi previsti dall’ordinamento italiano, europeo ed internazionale”
“Per il deputato di Sel Adriano Zaccagnini – riporta in un documento lo stesso “Sinistra Ecologia Libertà” – è l’ennesimo duro colpo al governo sulla ricerca petrolifera e le trivellazioni in mare.
L’approvazione del “Il Manifesto di Termoli”, non solo certifica la contrarietà all’attività estrattiva nei mari della nostra Penisola di sei regioni ma impegna le altre Regioni d’Italia a contrastare la strategia del Governo nazionale che punta sull’attività estrattiva dinanzi ai litorali italiani. Il governo prenda atto della volontà delle regioni, riveda l’assurdo progetto di trivellare i nostri mari e cambi la strategia energetica nazionale mettendola sui binari della sostenibilità ambientale”, conclude Zaccagnini.
E la Sicilia? In questa presa di coscienza e di posizione da parte delle regioni italiane, contro le piattaforme petrolifere nei nostri mari, la Sicilia ha deciso di defilarsi. L’ Assemblea Regionale Siciliana, infatti, a fine settembre ha bocciato la proposta di referendum abrogativo degli articoli 38 e 35 dei tristemente famosi decreti “Sblocca Italia” e “Sviluppo“. Grazie al voto negativo del Partito Democratico, allineato al governo nazionale, e agli assenti, l’ aula non aveva raggiunto il quorum lasciando, di fatto, la Sicilia fuori dal gruppo di Regioni che proporranno il referendum abrogativo di quelle norme nazionali sull’estrazione di idrocarburi, tanto poco care agli ambientalisti.
(D.G. 21.10.15)