
L’apertura dei lavori è stata affidata a Sandro Plano, Sindaco di Susa e presidente dell’Unione dei Comuni della bassa Valsusa, che è tornato a ribadire quanto già espresso nelle relazioni di ieri, ma dal punto di vista dell’amministratore pubblico. Il disconoscimento del cosiddetto accordo di Pra Catinat (“mai approvato”), le dimostrazioni di forza da parte dello Stato, il “dialogo aperto solo con i favorevoli all’opera”, la difficile eppure ricchissima esperienza della democrazia partecipata, l’informazione di parte, subita da un territorio mai davvero ascoltato e i tanti processi sommari e tutt’altro che garantisti degli ultimi anni sono stati i punti passati in rassegna. Per arrivare ad una affermazione finale forte: “Noi, amministratori locali, non potremo mai dirci politicamente e moralmente estranei a quanto accaduto e a quanto accadrà in Valsusa“.
Temi e storie che si sono poi ripetuti nelle relazioni successive, in cui sono cambiati paesaggi e grandi opere, sempre inutili e imposte, ma non i presupposti e le leggi che le governano. Dal Mose di Venezia, al rigassificatore di Livorno, dal ponte sullo Stretto di Messina, al Muos o all’autostrada Orte-Mestre è un unico rincorrersi di tanti altri scenari valsusini: interessi economici lobbistici e politici, impatti ambientali pesanti, errati e manipolati rapporti costi/benefici, violazione della Costituzione, interruzione della democrazia, diritti negati e popolazioni locali non solo inascoltate, ma calpestate, moralmente e fisicamente.
Le relazioni del pomeriggio, aperte a casi simili, in Europa e nel resto del mondo, oltre a fornire un respiro ampio alle denunce partite dalla Valsusa, testimoniano quanto più di un relatore ha espresso nel corso degli interventi.
Il pronunciamento del Tribunale, atteso per domenica pomeriggio, non sarà solo risposta a una emergenza locale, per quanto drammatica. Potrà essere base di riflessione per fondare nuove modalità democratiche per il terzo millennio.
di Barbara Debernardi da Valsusanotizie