
di Bruno Garrone.
C’è un filo conduttore che lega la situazione del trasporto pubblico nelle due città e che crea non pochi problemi alle due sindache del M5S. Ne offre un quadro il FQ di ieri con un paio di articoli piuttosto interessanti.
La situazione GTT a Torino.
A Torino, Chiara Appendino si trova ad affrontare la grave situazione debitoria di GTT, l’azienda che gestisce il Trasporto Pubblico Torinese. Conti alla mano, l’azienda ha nell’ultimo bilancio un debito che supera i 500 milioni di euro, e un fabbisogno di cassa di oltre 110 milioni.
Avendo il Comune di Torino un debito proprio di 3,5 miliardi (con le partecipate diventano 4,5), questo ulteriore debito mette in difficoltà l’amministrazione (essendo socio unico della GTT). Il buco è da attribuire alle amministrazioni precedenti, afferma Sergio Rolando, assessore al Bilancio della giunta Appendino; la Regione Piemonte ha un debito in sospeso per 71 milioni non pagati nell’ultimo decennio attraverso l’Agenzia della mobilità.
Infatti è proprio Sergio Chiamparino a tendere la mano al Comune di Torino per favorire una soluzione. Persino l’acerrimo nemico dei Cinque Stelle, il senatore Stefano Esposito, si è adoperato per far approvare un emendamento al decreto fiscale, in commissione Bilancio del Senato, che, se approvato, potrebbe dirottare un 40 milioni di euro dal Fondo per lo sviluppo e la coesione verso le casse del Comune di Torino, per salvare GTT.
I soldi però non sono sufficienti e la situazione è nebulosa. Chiamparino vorrebbe riconoscere a GTT solo 19 milioni di euro, in via transitiva, facendosi forte di un documento sottoscritto dal precedente amministratore delegato di GTT (Roberto Barbieri) che rinunciava alla restituzione del dovuto, in cambio di un rinnovo del contratto di servizio. Una situazione anomala, com’è possibile che un amministratore rinunci a milioni di euro per prolungare un servizio con il quale continuerebbe a perdere altri milioni? La domanda la pone l’assessore Rolando.
Possibili soluzioni per salvare il trasporto pubblico.
Data la situazione, la giunta comunale torinese cerca una soluzione che non comprometta l’azienda dei trasporti. C’è chi preferirebbe una gestione in amministrazione straordinaria, con l’arrivo di un commissario incaricato dal ministero dello Sviluppo economico (Chiamparino, Esposito).
Appendino esclude la vendita di GTT e punta alla presentazione di un nuovo piano industriale che comprenda la razionalizzazione delle linee e l’eliminazione degli sprechi. I 110 milioni mancanti potrebbero arrivare in quote da più parti: 40 dall’emendamento Esposito, 20 dalla transazione con la Regione Piemonte, 10 dal comune, 15 come contributo ministeriale per i mezzi non inquinanti, e 25 dalle banche.
Roma ATAC e il boicottaggio.
Sul fronte romano, per Virginia Raggi, la municipalizzata dei trasporti ATAC è sotto i riflettori a causa di una improvvisa impennata nel numero dei guasti ai mezzi in circolazione che ha provocato un crollo del 23% delle corse.
Un’analisi riservata sulle due linee della metropolitana (A e B) di Roma, indica però il sospetto di un’azione “mirata” da parte di alcuni macchinisti e dipendenti nel boicottare l’azienda che la sindaca sta cercando, faticosamente, di risanare. L’indagine ha portato all’apertura di 67 procedimenti disciplinari.
Quanto accaduto pare riconducibile all’ipotesi di uno “sciopero bianco” di alcuni dipendenti irritati dalla “tolleranza zero” dell’azienda (con le nuove disposizioni dell’amministrazione) per quanto riguarda badge, tesserini elettronici di riconoscimento per le timbratura di entrata e uscita.
Una fonte interna parla di una minoranza, ma questo boicottaggio influisce pesantemente sul servizio in una città complessa e trafficata come Roma. La maggior parte dei lavoratori di Atac è impegnata seriamente per risollevare le sorti dell’azienda. Il numero improvviso di guasti – non bloccanti (ovvero in presenza dei quali il mezzo avrebbe potuto continuare la corsa),- è passata dal 25 al 70% in sole due settimane. Un’azione mirata che porta alla diminuzione del numero delle corse e al conseguente danno di immagine politico per la giunta Raggi.
Incompetenza di chi?
Ai sindaci Cinque Stelle viene sempre rimproverata la mancanza della competenza, ma questo avviene dai pulpiti di chi ha amministrato le città in modo superficiale e allegra dal punto di vista dei debiti. Oltre le strumentazioni politiche di turno, e le compiacenze di certa informazione, la realtà ci rivela come le conseguenze di certe scelte aziendali causano problemi che richiedono anni per essere corretti.
Certo le due sindache avranno commesso errori dovuti all’inesperienza; ma un po’ di onestà intellettuale considererebbe il livello di complessità, e delle macerie, che esse devono fronteggiare. Problemi non da poco o risolvibili in breve tempo. Il caso di Roma ci dimostra, ancora una volta, che molti sono disposti a parlare di meritocrazia e di quanto sia necessaria, solo però quando il merito da analizzare riguarda gli altri.
(B.G. 13.11.17)