
di Valsusa Report
Un altro muro, alto 18 metri, tre piani di abitazione, lungo 190 metri, spazzerà via 200 anni di opera umana, vigneti e coltivazioni. “Dal 2007 lo sapevano – dice un cittadino – solo ora luglio 2016 si procede ad un monitoraggio serio del possibile pericolo per gli abitanti di Mori, ora viene decretata la somma urgenza e si predispone un intervento per la messa in sicurezza dei cittadini”.

Nel periodico del Club alpino italiano Montagne 360 sul numero di gennaio 2016 vi è un interessante articolo; Paesaggi terrazzati, dal passato al futuro; di Carlo Alberto Garzonio e Mauro Varotto, in cui si legge “non si tratta solo di muri eretti per combattere le frane…ma di sapienti sistemi di drenaggio e contenimento dei suoli di aree dalla grande valenza ambientale ed ecologica, luoghi di mediazione tra wildrness e agribusiness, ciclopici interventi oggi dall’indiscutibile valenza storico, culturale e paesaggistica. Quasi un miracolo ma dimenticato: un monumento al dialogo tra esseri umani e montagna, tra esseri umani ed esseri umani, e alla feritilità senza confini”.
Una decisione del comune che coinvolge la Provincia e la Protezione Civile del Trentino, emergenza e si esclude la gara d’appalto e qualsiasi forma di dialogo con la popolazione, 2 milioni di euro e si parte con il muro. La soluzione vallo tomo era quella espressamente gradita dagli uffici PAT, la ditta costruttrice.
In una relazione approfondita di cui inseriamo un passaggio: “si può legittimamente considerare che una barriera a qualsiasi livello del pendio che assorba una significativa energia del masso nel percorso sarebbe sufficiente alla sicurezza conservando la attuale situazione terrazzata per impedire con la probabilità prevista da normativa l’arrivo sull’abitato ed anche su gran parte dei soprastanti terrazzamenti. Per il tomo PAT invece si sceglie l’opzione di spianare e conseguentemente velocizzare i massi ed incrementare l’energia finale a fondo valle con la conseguenza di obbligarsi a realizzare un imponente vallo tomo ed una maggior pericolosità a buona parte del tratto terminale”. [QUI] sul sito del Comitato Davicoloavicolo la perizia.
L’opera è partita e sono partiti i trinceramenti della popolazione, da qualche mese intrepidi donne dormono in tenda sui loro terreni nel terrazzamento centenario, proprietà dei mille uomini che l’hanno pazientemente costruito e che oggi serve proprio a protezione funzionale dell’abitato. L’ultima indagine geologica afferma che “sarà fondamentale per comprendere la reale dinamica del volume roccioso l’installazione di un sistema di monitoraggio delle fessure”. Chiedono una preliminare acquisizione di dati (monitoraggio), mai avvenuta, e soluzioni alternative (stabilizzazione o rimozione). Inaccettabile che, dopo un sorvolo in elicottero, il servizio Prevenzione rischi della PAT dichiara inopinatamente la “somma urgenza” e dispone, con l’avvallo della Protezione Civile, l’immediata realizzazione di un “vallo‐tomo”. Si stanzia un milione e mezzo di euro e si appalta l’opera saltando tutte le procedure ordinarie, senza un monitoraggio preliminare e senza un’approfondita analisi delle alternative, inaccettabile per la popolazione.
V.R. 9.12.16