Terremoto centro Italia, i dubbi e i problemi

Nelle zone colpite dal terremoto l'economia è basata sull'allevamento di bestiame e la trasformazione alimentare. La Coldiretti denuncia il tempo perso. I commercianti rischiano di perdere l'aiuto pubblico.

di Franco Trivero

Sono trascorsi pochi mesi dal terremoto che ha colpito il centro Italia il 24 agosto e dalle dichiarazioni del Presidente del Consiglio Matteo Renzi, del commissario straordinario Vasco Errani e della Protezione civile Fabrizio Curcio i quali dichiaravano: “l’ obiettivo principale del Governo ricostruire tutto com’era prima”

Renzi concludeva: “È una prova di nobiltà per tutto il Paese”. Errani parlava di “riattivazione economica”. Prestito d’onore, un sostegno immediato alla imprese che non devono andare via ma ripartire…
Le cronache di questi giorni raccontano una situazione ben diversa, queste alcune dichiarazioni riportate dai quotidiani: “Dire che qui la gente è furiosa è un eufemismo. Che d’inverno nevichi da queste parti è normale”. Il commissario Errani, Curcio della protezione civile, “se ne accorgono oggi che nella zona mancano le turbine spazzaneve per pulire le strade”? Sono accusati di non aver fatto niente per affrontare un’emergenza con nevicate annunciate, dalle previsioni meteo, sin dai primi giorni di gennaio in questo territorio. A sentire quelli di Amatrice, la gestione del post terremoto è stato un disastro, “mancano i mezzi di soccorso”. Mancano i container, le casette promesse non arrivano, qualcuno addirittura di notte si è ridotto a dormire nella stalla con le bestie. (La Stampa R.Giovannini)

Il sindaco Rocco Micucci di Rapino (Chieti), racconta l’emergenza scattata dal 16, giorno in cui sono scesi un metro e mezzo di neve e la corrente è andata via. L’elettricità vuol dire riscaldamento, acqua che viene tirata su con le pompe. I numeri dati dalla Prefettura al Sindaco per mettersi in contatto con i dirigenti Enel sono sbagliati. Occorrerà aspettare sino al 21 gennaio, ben cinque giorni dopo la prima segnalazione, per vedere un intervento dell’Enel.  È terra di allevatori questa, le mucche sono fuori al gelo, molte stalle sono crollate ed è stato fatto divieto ai singoli di costruirne di nuove. Centinaia di capi di bestiame morti, migliaia sono a grave rischio per il freddo fuori dalle stalle che non ci sono più. L’economia trainante del territorio è l’allevamento di bestiame e la trasformazione alimentare. La Coldiretti denuncia: “cinque mesi di tempo perso, chi ha sbagliato adesso deve pagare”. Per i commercianti vendere la merce rimasta non si può: “se hai un reddito perdi il diritto agli aiuti pubblici”. Tutto ciò appartiene, secondo me, alle follie della burocrazia.Durante il percorso della mia esperienza professionale, amavo ricordare ai miei collaboratori che: “se i risultati sono buoni e l’immagine è cattiva, esiste un problema di comunicazione; se i risultati sono cattivi e l’immagine è cattiva, è un problema di management”. In questa triste vicenda dubbi non ve ne sono, è un problema di management e di burocrazia che come stava scritto su un cartello, uccide più del terremoto. Come diceva Reinhold Messner: “Ci vogliono azioni concrete. Non serve essere convinti di muoversi nella direzione giusta, né desiderare ciò che è giusto. Quel che conta è fare ciò che è giusto”.

 
 
Una cosa giusta è stata fatta dalla deputata Laura Castelli, la quale ha sollecitato in un question time a Montecitorio, che fine avessero fatto i 28 ml. raccolti per l’emergenza terremoto con le donazioni dei cittadini. La risposta della  Finocchiaro: “Vasco Errani, ha manifestato l’intendimento di finalizzare la raccolta fondi alla ricostruzione delle scuole”. La Castelli chiede che siano spesi per l’emergenza: “È necessario che siano immediatamente utilizzati sui territori”. È il problema vero dal 24 agosto ad oggi: decreti e annunci tanti, soldi veri pochi.
Non posso esimermi dal ricordare che trattandosi di soldi raccolti con la causale: “emergenza terremoto”, “aiuto alle zone terremotate”, utilizzarli con un ordine di priorità diverso rappresenta una incapacità a gestire l’urgenza. È indispensabile  garantire prima di tutto un riparo alle persone e agli animali, gli allevatori vedono le loro bestie morire al freddo, occorre consegnare gruppi elettrogeni e pompe di calore, gasolio e beni di prima necessità ecc…
L’indomani di ogni catastrofe, Friuli nel 1976, Irpinia 1980, Perugia e dintorni 1997, quello recente dell’Emilia, si sono uditi i medesimi discorsi improntati a buone intenzioni, a prescindere dal colore del Governo in carica, ci impegneremo, faremo ecc… affinché le prossime scosse non ci colgano impreparati. La verità è che le donazioni e le collette a un certo punto finiscono e queste persone si troveranno a fare i conti con la quotidianità e le spese di tutti i giorni, senza avere più un’attività o i risparmi di una vita. Emergono in questi giorni le polemiche dei sindacati dei Pompieri dimenticati dalle istituzioni.
 

“I vertici dello Stato si ricordano dei Vigili del fuoco soltanto durante le emergenze, a parole, nei fatti neppure quello …… sì scava a mani nude con temperature polari, perché lo Stato non ci dà guanti termici. I nostri mezzi si sono fermati, vecchi e distrutti”. In queste dichiarazioni emerge tutta la inadeguatezza di coloro che hanno compiti di gestione, organizzazione e pianificazione degli interventi nelle aree a rischio. Un doveroso ringraziamento va manifestato a tutti i volontari, del soccorso alpino, vigili del fuoco, carabinieri, polizia e protezione civile che tanta abnegazione hanno dimostrato nell’aiutare, in questi terribili giorni, le popolazioni colpite dal sisma. In alcune interviste è emerso l’amore dei cittadini, contadini, allevatori, per la propria terra e le proprie origini: “Qui abbiamo le nostre vite, i nostri ricordi, i nostri morti e dobbiamo venire a patti con questa terra”. Aggiungo io: “molto più facile ottenere questo che ottenere di essere ascoltati da una Stato che fa emergere tutta la sua inadeguatezza nell’affrontare una situazione di mal tempo e precipitazioni, denunciata da tempo…”

È illuminante l’intervista rilasciata dall’ex sottosegretario Valdo Spini: “Stiamo vivendo una situazione estrema e dolorosa, emerge la mancanza di un’organizzazione dello Stato… Occorre prendere atto dei pericoli in cui versa il nostro Paese è delle Grandi esigenze di difesa del territorio …… Agire di conseguenza con una classe dirigente che ne sia fino in fondo consapevole”. Quello che oggi serve, secondo me è l’inserimento in Costituzione di una norma a  difesa e tutela del territorio e ripristino dell’equilibrio ecologico come una sorta di valore e pregiudiziale della nostra società e cultura.

 
F.D.Roosevelt diceva: “La nazione che distrugge il suo suolo distrugge se stessa”. Se è vero che la distruzione è imputabile ad un terremoto a noi spetta il compito di tutela ambientale e di un serio piano idrogeologico e di tutela del patrimonio immobiliare per difendere la nostra meravigliosa Penisola, Isole comprese. Purtroppo quello che emerge e un territorio che trasuda storia e arte che viene ammazzato, giorno per giorno, da una burocrazia criminale, da una classe dirigente incapace, sprovveduta e avventuriera che di tutto ha dato prova fatta eccezione di quella nobiltà tanto declamata dal Governo.
 
F.T 26.1.17