
di Franco Trivero
Sono trascorsi pochi mesi dal terremoto che ha colpito il centro Italia il 24 agosto e dalle dichiarazioni del Presidente del Consiglio Matteo Renzi, del commissario straordinario Vasco Errani e della Protezione civile Fabrizio Curcio i quali dichiaravano: “l’ obiettivo principale del Governo ricostruire tutto com’era prima”.
Il sindaco Rocco Micucci di Rapino (Chieti), racconta l’emergenza scattata dal 16, giorno in cui sono scesi un metro e mezzo di neve e la corrente è andata via. L’elettricità vuol dire riscaldamento, acqua che viene tirata su con le pompe. I numeri dati dalla Prefettura al Sindaco per mettersi in contatto con i dirigenti Enel sono sbagliati. Occorrerà aspettare sino al 21 gennaio, ben cinque giorni dopo la prima segnalazione, per vedere un intervento dell’Enel. È terra di allevatori questa, le mucche sono fuori al gelo, molte stalle sono crollate ed è stato fatto divieto ai singoli di costruirne di nuove. Centinaia di capi di bestiame morti, migliaia sono a grave rischio per il freddo fuori dalle stalle che non ci sono più. L’economia trainante del territorio è l’allevamento di bestiame e la trasformazione alimentare. La Coldiretti denuncia: “cinque mesi di tempo perso, chi ha sbagliato adesso deve pagare”. Per i commercianti vendere la merce rimasta non si può: “se hai un reddito perdi il diritto agli aiuti pubblici”. Tutto ciò appartiene, secondo me, alle follie della burocrazia.Durante il percorso della mia esperienza professionale, amavo ricordare ai miei collaboratori che: “se i risultati sono buoni e l’immagine è cattiva, esiste un problema di comunicazione; se i risultati sono cattivi e l’immagine è cattiva, è un problema di management”. In questa triste vicenda dubbi non ve ne sono, è un problema di management e di burocrazia che come stava scritto su un cartello, uccide più del terremoto. Come diceva Reinhold Messner: “Ci vogliono azioni concrete. Non serve essere convinti di muoversi nella direzione giusta, né desiderare ciò che è giusto. Quel che conta è fare ciò che è giusto”.

“I vertici dello Stato si ricordano dei Vigili del fuoco soltanto durante le emergenze, a parole, nei fatti neppure quello …… sì scava a mani nude con temperature polari, perché lo Stato non ci dà guanti termici. I nostri mezzi si sono fermati, vecchi e distrutti”. In queste dichiarazioni emerge tutta la inadeguatezza di coloro che hanno compiti di gestione, organizzazione e pianificazione degli interventi nelle aree a rischio. Un doveroso ringraziamento va manifestato a tutti i volontari, del soccorso alpino, vigili del fuoco, carabinieri, polizia e protezione civile che tanta abnegazione hanno dimostrato nell’aiutare, in questi terribili giorni, le popolazioni colpite dal sisma. In alcune interviste è emerso l’amore dei cittadini, contadini, allevatori, per la propria terra e le proprie origini: “Qui abbiamo le nostre vite, i nostri ricordi, i nostri morti e dobbiamo venire a patti con questa terra”. Aggiungo io: “molto più facile ottenere questo che ottenere di essere ascoltati da una Stato che fa emergere tutta la sua inadeguatezza nell’affrontare una situazione di mal tempo e precipitazioni, denunciata da tempo…”
È illuminante l’intervista rilasciata dall’ex sottosegretario Valdo Spini: “Stiamo vivendo una situazione estrema e dolorosa, emerge la mancanza di un’organizzazione dello Stato… Occorre prendere atto dei pericoli in cui versa il nostro Paese è delle Grandi esigenze di difesa del territorio …… Agire di conseguenza con una classe dirigente che ne sia fino in fondo consapevole”. Quello che oggi serve, secondo me è l’inserimento in Costituzione di una norma a difesa e tutela del territorio e ripristino dell’equilibrio ecologico come una sorta di valore e pregiudiziale della nostra società e cultura.