Tav: Si farà! Ma anche no

camera In molti si domandano da tempo come è possibile, a fronte della crisi che attanaglia l’Italia, dedicare le risorse finanziarie necessarie per continuare la costruzione del Tav. A sentire le roboanti dichiarazioni di ministri e Presidenti del Consiglio l’opera sarà sicuramente realizzata in quanto “assolutamente strategica e irrinunciabile”. Un ritornello che viene ripetuto quasi ogni giorno dai vari organi di informazione con la stessa pervicacia di un mantra buddista.
I fatti però raccontano una storia diversa. Il confronto con la dura realtà dei conti costringe il governo, con il nuovo “decreto del fare”, a stornare pesantemente risorse finanziare da quelle destinate alle grandi opere previste nella legge finanziaria a fine 2012.
Il Fatto Quotidiano, in un articolo di Stefano Feltri pubblicato il 15 giugno specifica che nella legge di stabilità (la Finanziaria) approvata a fine 2012 al comma 208 si leggeva:

Per il finanziamento di studi, progetti, attivita’ e lavori preliminari nonche’ lavori definitivi della nuova linea ferroviaria Torino-Lione e’ autorizzata la spesa di 60 milioni di euro per l’anno 2013, di 100 milioni di euro per l’anno 2014, di 680 milioni di euro per l’anno 2015 e 150 milioni per ciascuno degli anni dal 2016 al 2029.
Ed ecco la parte del decreto di oggi in cui si indicano le coperture per finanziare una serie di interventi: quanto a euro 96 milioni per l’anno 2014, a euro 143 milioni per ciascuno degli anni 2015 e 2016 e a euro 142 milioni per l’anno 2017 mediante corrispondente riduzione dell’autorizzazione di spesa di cui all’articolo 1, comma 208, della legge 24 dicembre 2012, n. 228.

“Se fate i conti, restano 4 milioni per il 2014, 537 milioni per il 2015, 7 milioni per il 2016. Tutta la parte di autorizzazioni di spesa dal 2017 al 2029 resta intonsa. Ma c’è da scommettere che con la scarsità di risorse di questi tempi molto presto il governo attingerà anche lì”, conclude Feltri. Ma il Tav non è l’unica opera discutibile e controversa che viene colpita dai necessari risparmi: identica sorte tocca al Terzo Valico in Liguria.

A tal proposito Il Sole24ore.com specifica in relazione al decreto del governo che “il Dl definanzia parzialmente la Tav Torino-Lione e il Terzo valico Milano-Genova, oltre al Ponte sullo Stretto di Messina. Due miliardi complessivi che andranno a opere già cantierate o cantierabili. Il credito d’imposta sulle opere in project financing scende da 500 a 200 milioni”.

soldiDi tono diverso l’articolo di Repubblica che pone in evidenza le rassicurazioni di Lupi e Virano sulle intenzioni del governo: “Nessun disimpegno perché la Torino-Lione è un’opera strategica. Il governo, per voce del ministro dei trasporti, Maurizio Lupi mette subito le mani avanti. Ma di fatto il decreto Fare, approvato ieri a Palazzo Chigi, ha preso 524 milioni per la Torino-Lione nei prossimi tre anni e li ha dirottati sul fondo ‘sblocca cantieri’: 2 miliardi di euro destinati a opere immediatamente cantierabili. A farne le spese non c’è solo la Tav valsusina, ma anche il Terzo Valico, tra Piemonte e Liguria, che ha ‘ceduto’ oltre 770 milioni di euro. Il ministro comunque rassicura: ‘In merito ad alcune allarmistiche anticipazioni stampa sul fondo destinato a far partire immediatamente i cantieri, preciso che con c’è nessun definanziamento nè blocco di grandi opere. C’è un utilizzo temporaneo di risorse già previste, ma che non verrebbero utilizzate nel breve periodo, in quanto l’avanzamento dei lavori non lo ritiene necessario. Queste risorse – precisa il ministro – verranno prontamente ricollocate’. Quando? Per il Terzo valico a strettissimo giro, assicura Lupi: ‘Il 21 giugno con un provvedimento all’esame dal Parlamento e già approvato in Senato’”.

“Per la Torino-Lione, invece, i tempi sono più lunghi, ma nel fronte pro Tav non c’è allarmismo perché, assicurano, quei soldi per ora non servono. ‘E’ una decisione condivisa – spiega il commissario Mario Virano – frutto di una ricognizione sulle risorse che effettivamente serviranno nei prossimi tre anni. Ne è emerso che le due opere da finanziare sono la galleria di Chiomonte, che ha già le sue risorse, e il tunnel da 9 chilometri a Saint Martin la Porte, in Francia, che l’Italia pagherà con fondi delle Ferrovie. Quindi i soldi accantonati per la Torino-Lione non servono fino al 2016. E’ solo una questione di cassa – assicura Virano – e non si può cercare attribuire a Lupi o a Letta un disimpegno su questo tema”. Gli fa eco anche Stefano Esposito, senatore del Pd, che tenta di spegnere sul nascere quella che definisce “la solita propaganda strumentale No Tav’. ‘Condivido la decisione del governo – precisa – e mi aspetto che, quando sarà approvato il progetto definitivo dell’opera e sarà cantierabile, le risorse siano subito ripristinate’”.
Nei prossimi mesi vedremo se siamo di fronte alla solita propaganda No Tav o se la ragione dei conti prevarrà su quella delle promesse e delle illusioni governative.

Davide Amerio 16.06.13