Addio letargo per le talpe meccaniche, non legate alle ragionevoli stagioni della Terra ma soggette al volere prepotente di qualche umano. Per loro il giusto riposo invernale non esiste e proprio nei giorni della prima neve in Clarea anche “Gea”, un tempo “Robbins” (brutto tentativo questo per umanizzare ingranaggi di metallo) ha iniziato a mettersi in moto.
Sono stati riempiti i primi carrelli del trenino trasportatore e la prima roccia, accuratamente spezzettata e resa irriconoscibile nella sua morfologia, proprio come accadde a suo tempo ai vecchi castagni di età napoleonica che rendevano splendida questa piana, è stata messa nel deposito sotto la baita.
Pietra dal singolare colore, quasi si stesse scavando nel mondo dei puffi e certo questo qualche curiosità la sta suscitando.
Ma soprattutto molte considerazioni.
Dopo la moria di pesci nel Clarea e i liquidi accuratamente sotterrati a fianco delle trivelle ora le domande vanno a che cosa realmente viene estratto dal ventre tiepido della montagna. Chi controlla? Qui è noto come sia accertata la presenza di amianto e uranio, e questo nonostante le ricorrenti smentite da parte dei promotori dell’opera. A chi le notizie (vere) saranno date? I precedenti fatti non possono rassicurare nessuno.
E allora per gli abitanti di valle, e non solo, non resta che appuntare sul calendario questa data di inizio: quanto verrà in seguito in problemi all’ambiente e alla salute degli stessi non sarà certamente dato dal caso o da uno spirito malevolo nei loro confronti ma sarà chiaramente un tributo, una sorta di agnello sacrificale offerto all’idolo della grande opera…