Tav nel basso Garda gli stessi disastri del Mugello (Firenze)?

I disastri della Tav costruita al Mugello hanno impartito qualche lezione? Da come continuano a muoversi le istituzioni sembrerebbe di no!

di Redazione NO Tav Brescia.

Pensiamo sia importante condividere questo resoconto sulla situazione del Mugello poco dopo la costruzione del TAV Firenze-Bologna; una storia che non parla di progresso ma al contrario racconta della distruzione dei territori.
Una storia comune a tanti altri posti, una storia che potrebbe essere la nostra se permettiamo la costruzione del TAV Brescia-Verona.

Ad aprile del 2012, a più di due anni dal passaggio del primo treno alta velocità sulla tratta Firenze-Bologna il Mugello è una terra devastata:a essere sconvolto è stato l’intero equilibrio idrogeologico del territorio.

La diminuzione dell’acqua ha comportato ricadute pesanti sull’ecosistema montano, influendo negativamente sia sulla flora che sulla fauna e costringendo aziende agro-zootecniche a chiudere i battenti.

Le tre gallerie principali del Tav, Vaglia (18,561 km), Firenzuola (15,060 km) e Raticosa (10,450 km), hanno svuotato come cannucce la montagna: la loro azione drenante ha fatto scomparire sorgenti,pozzi e torrenti.

Poco importa, al teatrino della politica, se dei corsi d’acqua sono stati dichiarati biologicamente morti, a causa della perdita totale del deflusso estivo, dovuta all’azione drenante delle gallerie.
Al Tav i lustrini dell’inaugurazione non potevano mancare: fu così che il 5 dicembre 2009, per celebrare la fine dei lavori e il passaggio del primo treno Frecciarossa, il sindaco di Bologna Flavio Delbono, e il collega fiorentino Matteo Renzi si abbracciarono sul primo binario della stazione di Bologna. Intesero simboleggiare l’unione delle loro città divise dall’Appennino e inaugurarono così la linea ad alta velocità da Salerno a Milano.

La maxi-opera, se si aggiunge anche la tratta Torino-Milano, è costata la cifra faraonica di 32 miliardi di euro. Circa 5,5 miliardi si sono spesi per i soli 78,5 km della Firenze-Bologna, vale a dire 70 milioni di euro al chilometro. Cifra ragguardevole per guadagnare solo 22 minuti, rispetto alla precedente linea.

Tra i torrenti prosciugati del Mugello vi è l’Erci (o Cannaticce), che scorreva nell’omonima località del Comune di Borgo San Lorenzo. In questa stagione, prima dei lavori del Tav, era un rio di montagna rigoglioso, habitat di trote e gamberi di fiume. Dopo 2 anni dal passaggio del primo treno ne rimane una pietraia desolante. Dai tavolini da picnic, costruiti per i visitatori che non ci sono più, si osserva l’alveo completamente secco. È solo un tratto dei 57 km d’acqua persi a causa dei lavori di scavo.
In generale non possiamo dire che l’acqua sia sparita, ma la falda si è abbassata di almeno 200 metri.

L’intera comunità mugellana ha sopportato i disagi della costruzione del Tav per 13 lunghi anni, dall’apertura del primo cantiere nel 1996. Tutto ciò senza nessun vantaggio, visto che da queste montagne, per prendere il treno AV, è necessario raggiungere Bologna o Firenze. Nessuna fermata “Mugello” è stata costruita, come si sostenne in un primo tempo e ai Comuni sono rimasti solo i danari delle onerose contropartite, stanziati a titolo di indennizzo.

Una grande opera non è mai a impatto zero, ma in questo caso, come in tanti altri purtroppo, non resta che constatare amaramente che il bilancio tra i costi e i benefici risulta quanto mai sfavorevole al territorio. 

Per questo e altri danni lo Stato e Tav, nel luglio del 2002, sottoscrissero un addendum all’accordo procedimentale del 1995. Furono stanziati 53 milioni di euro, ma non tutte le opere di ripristino ambientale progettate sono state realizzate in tempo, poiché a due anni dal passaggio del primo treno mancavano ancora 13 milioni. Nel frattempo, il Mugello leccandosi le sue ferite e in attesa di altri finanziamenti, si trovò a portare l’acqua con dei rilanci in zone a monte, dove prima pervenivano per caduta. Ciò ovviamente ha comportato il dispendio di molta energia elettrica e le stesse acque poi presentavano un decadimento delle loro qualità rendendo necessari costosi interventi di potabilizzazione.

Gli abitanti della comunità montana del Mugello che hanno criticato con vigore il Tav non hanno mai inteso portare avanti una crociata contro il progresso. Nel sostenere comunque la loro contrarietà all’opera hanno evidenziando come in ogni caso i lavori sarebbero dovuti essere preceduti da una seria valutazione di impatto ambientale, più approfondita e che tenesse nella dovuta considerazione la distribuzione dei tipi di terreni da attraversare. Si sarebbe così evitato, ad esempio, di dover ricostruire alcune gallerie minori che avevano fatto registrare deformazioni importanti, sotto la spinta di terreni argillosi.

Inoltre nell’iter processuale è stato cancellato il maxi-risarcimento da150 milioni di euro deciso in prima istanza, il 3 marzo 2009, a favore degli enti di Emilia e Toscana e alle persone che abitano le valli del Mugello. Hanno tolto loro l’acqua, aperto crepe nelle case, li hanno costretti a convivere per anni, dalla mattina alla sera, con polveri che si depositano ovunque, rumori assordanti delle esplosioni e bip dei camion in retromarcia.

Le opere di ripristino che si sono realizzate consentono di migliorarein parte la situazione, ma per gli abitanti del Mugello i loro fiumi non canteranno mai più come prima.