TAV/M5S: DiMaio & Conte minchionano 11Mln di elettori

Davvero questi "vertici" del M5S pensano di fottere con queste banali giustificazioni quanti li hanno sostenuti, e votati, permettendo loro di sedere in Parlamento? Le mie scuse a chi ci ha dato fiducia.

No Tav Val Susa
di Davide Amerio.

M5S e Tav… un rapporto difficile e complicato, ma una delle poche certezze per quanti hanno creduto nel cambiamento che il M5S avrebbe dovuto imporre nell’agenda politica del paese. 

In questi giorni andava frullandomi in testa un articolo che avrei proprio voluto scrivere, sul M5S. Dopo aver ascoltato Di Maio a Torino, dopo il susseguirsi delle isteriche manifestazioni politiche italiane, avrei voluto ricordare il senso “sociale” dell’esperienza politica del Movimento (piaccia o meno).


Avrei voluto sottolineare gli errori “fatali” commessi, ripercorrendo argomenti che ho già trattato, per dimostrare che i mal di pancia di oggi sono figli di quegli errori. Ci sarebbe stato da spiegare che forse fu proprio Casaleggio (padre) a commettere quello più grave.


La sua posizione visionaria, per quanto nobile, non ha saputo rispettare i tempi necessari affinché il mondo sociale (reale) comprendesse il mutamento possibile, e lo sostenesse.


Nel campo dell’analisi (dei sistemi informatici), ci sono tre momenti cruciali (egualmente importanti): l’analisi del sistema esistente (componenti, funzioni, relazioni); quella del nuovo sistema che si vuole creare, e il percorso di transito tra il presente, e il futuro (tempi, modi, steps intermedi, crono-programma).


Se sbagli la progettazione anche solo di uno, di questi tre momenti, il tuo progetto, prima o poi, affonda miseramente, dentro un cumulo di macerie di costi aggiuntivi, correzioni continue, e prestazioni carenti del sistema.


Dal canto suo, Beppe Grillo, ha compiuto il miracolo di concedere la propria arte, che non è politica, a questo progetto, a questa “utopia” di cambiamento, con tutta la sua persona. È stato accusato (per i suoi toni, i suoi vaffa) di essere portatore di “violenza” sui social. Un’accusa grottesca.


Scorrere i canali televisivi con un telecomando è l’esperimento scientifico più idoneo per dimostrare la falsità di questa tesi. Non esiste quasi più un programma televisivo (da anni), che tratti intrattenimento o politica o dibattiti in genere, che non sia farcito di aggressioni verbali, insulti, sovrapposizioni verbose, manifesta arroganza; condotti da “giornalisti” il cui unico scopo è quello di “metter su caciara” per alzare gli ascolti.


Da questi “limiti”, sono nate quelle rappresentazioni mentali (sociali), di un movimento che ha tentato di trasformare la protesta, al sistema, in alternativa di governo. Ma le troppe semplificazioni utilizzate, in assenza di un soggetto politico interno, e di una elaborazione politica-sociale dell’esistente, di una governance adeguata alla crescita del consenso, ha condotto più ad azioni di “fede”, in alcuni slogan, che alla creazione di strategie politiche efficaci.


Davvero in troppi hanno creduto che, con l’arrivo del Movimento, quegli “altri” (i cattivi, i ladri, i furbi, i disonesti), sarebbero scappati con l’elicottero… che il Parlamento sarebbe stato aperto come una “scatola di tonno”… che tutto il problema sia riconducibile alla restituzione dello stipendio… al doppio mandato… etc etc


La fede nell’immaginario delle semplificazioni conduce all’assenza di strategie efficaci. Nega l’evidenza, per mantenere vive le proprie convinzioni, non avendo il coraggio di metterle in discussione, e si arma di pre-giudizi vincolanti e assoluti.


Invece della rivoluzione “culturale” da infondere nel paese (per andare oltre la stagnante politica auto-referenziale), si è sostenuta, e alimentata, la contrapposizione da tifo; l’assolutismo intransigente, e la scomunica dei non allineati al pensiero unico, favorendo invece la scalata degli Yes Man. Negarsi la ricchezza della pluralità delle posizioni è un errore fatale.


Avrei voluto parlare di tutto questo, in modo approfondito, indicando anche le correzioni necessarie, prima che fosse troppo tardi.


In Assemblea plenaria, a Torino, ho avuto solamente il tempo di ricordare a Di Maio poche cose (nei due soli minuti concessi per parlare… ma la democrazia, Giggino, è un’altra cosa):

1. Il Tav non è una questione che riguarda la sola Val Susa. L’argomento riguarda la necessità di rimettere ordine e razionalità nelle decisioni politiche: chiudendo i rubinetti alle furberie, alle organizzazioni criminali, alle complicità con le “imprese” che vincono gare al ribasso e fanno quintuplicare i costi finali. Se non si porta a casa questo risultato (dopo averne mancati molti altri), il governo del “cambiamento” non ha più alcun senso politico.


2. In Val Susa, alle ultime elezioni, non ha vinto la Lega (che non ha eguagliato in numeri del movimento), o il mondo Si Tav. Ha perso il M5S che non ha saputo (e voluto) mostrarsi (dai comodi scranni romani) agli elettori con una alternativa di lavoro e sviluppo per la Valle. Nessun “capo”, “ministro” o altro, ha mosso le chiappe per venire a parlare con la Valle. Mentre le passerelle degli altri non sono mancate, vomitando propaganda a buon mercato, e menzogne. In questo modo si è “perso” anche il Piemonte.


3. Ho domandato come mai il M5S mette in riga i propri parlamentari, sino all’espulsione, per mantenere fede al contratto, mentre l’alleato di governo può permettersi di infrangerlo quando e come vuole, dichiarando che se si vuole fermare il Tav, il M5S deve cercarsi una maggioranza in Parlamento. Lo sbilanciamento è evidente; assolutamente ingiustificato da parte di una forza politica che ha (aveva?) la maggioranza relativa (pure questo ho dovuto ricordare a Di Maio).

4. Assurdo il silenzio del M5S sull’immigrazione. L’aver lasciato campo libero a Salvini è stato un errore politico da dilettanti allo sbaraglio. Ho proposto anche una possibile soluzione politica, che Di Maio ha mostrato di apprezzare. Ma a questo punto…


E si arriva all’oggi. A quella dichiarazione di Conte, un’acrobazia degna di un funambolo politico, non certo del Presidente che avremmo voluto. Patetica la posizione del M5S: affidare un argomento così cruciale (come detto più volte) al voto parlamentare, senza alcun impegno da parte del socio di governo, è puro dilettantismo, o sudditanza politica, quanto mai inopportuna, e inaccettabile. Dopo aver già votato, e apprestandosi a votare, ulteriori porcate con il Decreto Sicurezza.


Diversamente dalla narrazione dei media, non esiste un Cinque Stelle di governo, e uno di Movimento. Esiste il parto prematuro di un soggetto politico che ha ignorato tutti i segnali e le critiche, da parte di chi questo progetto l’ha sostenuto, mettendoci faccia, tempo, e dedizione personale. E l’elenco è lungo.


Per quello che mi riguarda, stante queste condizioni, e conseguenti sviluppi, la mia esperienza politica con questo soggetto politico – questo aborto politico, – finisce qui. Non mi resta che fare le mie scuse a quanti, in Val Susa, hanno dato fiducia a questi vertici, magari grazie alle mie riflessioni, e oggi si sentono traditi, e presi in giro.


Chiudo citando una frase di Luigi Firpo sull’utopia:


“Alla radice dell’Utopia sta la volontà di riumanizzare la società, la sete di legalità, di ordinata convivenza, di sicurezza, contrastanti un mondo governato dalla forza e dalla frode”.


Ecco, noi – Grillini,- eravamo questo!

(D.A. 24.07.19)