
di Girolamo Dell’Olio (*).
La vicenda dell’annunciato possibile abbandono del progetto di sotto attraversamento TAV di Firenze (alla buon’ora!) spinge a ribadire un’antica quanto avversata considerazione di buon senso, poco popolare nella cultura della classe politica che da decenni ci governa. In democrazia, quando si progetta un intervento pubblico, è doveroso raccogliere dalla cittadinanza tutte le opzioni, e far esprimere pubblicamente tutti i pareri tecnici. Gli esperti che noi conosciamo ci dicono ad esempio che con piccoli interventi puntuali su singoli segmenti della rete di superficie del nodo ferroviario di Firenze (che è dotato di ben sette stazioni!) si otterrebbe un effetto moltiplicatore, e non solo direttamente proporzionale, della capacità di trasporto, purché si adottino i necessari adeguati accorgimenti tecnici. Ma, evidentemente, si tratta di soluzioni troppo economiche, dalle quali il general contractor di turno, la cui presenza è poi la madre di tutti i problemi, ricaverebbe poco profitto…
Un concorso pubblico di idee e di proposte sul nodo ferroviario non è mai stato fatto a Firenze. Persino la costosissima stazione disegnata per due binari (uno da nord, l’altro da sud) dall’illustre architetto Norman Foster, il ‘segno del futuro’ nella città del Rinascimento, progettata nelle segrete stanze, non è mai stata presentata ai cittadini perché potessero produrre osservazioni, men che mai è stata valutata per l’impatto ambientale. E tutto è avvenuto col consenso (o nel migliore dei casi senza alcuna efficace opposizione) delle amministrazioni che si sono via via succedute a Palazzo Vecchio e in Regione Toscana. Nonostante le numerose segnalazioni formalmente indirizzate a Matteo Renzi e a Enrico Rossi, nessuna contestazione è arrivata dai Palazzi all’architettura contrattuale che presiede alla realizzazione del progetto. Al sindaco Renzi appena eletto, del resto, fu consegnato da Idra già a ottobre 2009 un modello di inversione di rotta per la TAV, sia trasportistico che contrattuale, validato dall’ing. Ivan Cicconi, direttore dell’Associazione Nazionale ITACA (Istituto per la Trasparenza degli Appalti e la Compatibilità Ambientale), e dal prof. Marco Ponti, ordinario di Economia Applicata al Politecnico di Milano e membro della Società Italiana degli Economisti dei Trasporti (SIET). “Ambedue – scrisse l’associazione ecologista toscana al primo cittadino – ci hanno cortesemente comunicato di essere a disposizione dell’Amministrazione comunale di Firenze – ciascuno nell’ambito delle proprie competenze – per ogni necessario approfondimento e integrazione”. Ma Renzi, come sempre del resto, non si degnò di rispondere.
Oggi, se davvero le Ferrovie – dopo le inutili quanto gigantesche opere ‘propedeutiche’ fin qui realizzate – hanno in mente un progetto alternativo al faraonico sotto attraversamento contro-falda, se davvero la partita si riapre, allora appaiono esserci tutti i presupposti perché finalmente si faccia pagare il danno erariale del mal-fatto a chi ne è co-responsabile (e ce n’è una fitta e solidale schiera!). E’ indispensabile a nostro avviso che si istruisca dunque quanto prima un procedimento contabile, perché non finiscano ancora una volta in prescrizione le responsabilità di dirigenti e politici. Come dimenticare il caso di Claudio Martini e Vannino Chiti (nominato-eletto dal PD proprio in Piemonte, se non andiamo errati), oggi senatori! Il procedimento per danno erariale (circa 14 milioni di euro) a carico loro e di altri assessori e dirigenti coinvolti nell’approvazione del progetto di tratta TAV Bologna-Firenze, in cui l’associazione Idra è intervenuta ad adiuvandum, si è concluso il 31 maggio 2012 con una sentenza di prescrizione. Ma non senza l’attestazione di una “condotta gravemente colposa”. “Dall’esame degli atti – si legge nella sentenza- e dalle risultanze dibattimentali, è emerso, in modo inequivocabile, che il comportamento, da cui è derivato il danno erariale contestato dalla procura (correttamente definito patrimoniale in quanto relativo all’accertata dispersione delle ingenti risorse idriche), è quello tenuto, per la parte di rispettiva competenza, dai convenuti che, come dettagliatamente indicato nell’atto di citazione, agendo con censurabile superficialità, insolita pervicacia ed in violazione ad elementari norme di diligenza, – pur avendo un’adeguata conoscenza dell’opera e delle conseguenze che avrebbe causato alle risorse idriche, in virtù della consistente mole dì informazioni pervenute nella fase istruttoria e volutamente trascurate o non adeguatamente veicolate, – procedettero all’approvazione dei progetti. La loro condotta, dunque, non può che qualificarsi come gravemente colposa e, come tale, definirsi, ai fini evidenziati, quale originatrice del fatto illecito da cui è promanato il danno il cui verificarsi, secondo la prospettazione accusatoria, va fatto risalire al periodo in cui essi rivestivano i rispettivi incarichi istituzionali”.
Si faccia dunque alla svelta, questa volta: si dia da Firenze una lezione, un segnale, all’Italia, che possa avere efficacia di monito e prevenire i tanti ulteriori analoghi scempi erariali in preparazione o in atto nel Paese, a cominciare dall’operazione TAV in Val di Susa. Si sappia dappertutto, per effetto di quella che auspichiamo possa essere una futura equa sentenza della Corte dei Conti di Firenze, che quando gli amministratori locali e centrali del bene pubblico si incaponiscono a scommettere con i soldi del popolo, e quel popolo non si degnano neppure lontanamente di ascoltare, ebbene, così non può andare. E, last but not least, non si trascuri il pendant economico di questa paradossale vicenda: venga abolito una volta per tutte l’istituto del cosiddetto contraente generale, come Ivan Cicconi è tornato a sollecitare in chiusura della memoria depositata lo scorso 27 ottobre 2014 quando, insieme al giudice Ferdinando Imposimato e a Idra, è stato audito dall’Autorità Nazionale Anticorruzione: “Registriamo con profondo stupore – vergò in quella relazione – che ad oltre dodici anni dalla introduzione nel nostro ordinamento di un istituto contrattuale palesemente criminogeno, l’Autorità di Vigilanza sui Lavori Pubblici prima e l’Autorità per Vigilanza sui Contratti Pubblici dopo non si siano mai espresse in merito ai profili di conformità con l’ordinamento europeo e non sia stato così possibile prevenire l’insorgere delle circostante che hanno provocato enormi danni erariali, ambientali e sociali. Auspichiamo quindi che ANAC provveda quanto prima a sollecitare la cancellazione dal nostro ordinamento della vigente disciplina”.
Girolamo Dell’Olio
(*) Presidente Associazione IDRA – Firenze