Il Movimento no Tap non si è mai limitato a combattere l’inutile gasdotto solo perché arrivava in questa splendida terra. Combattiamo il Tap perché, sin da subito, abbiamo creduto nell’inutilità di quest’opera, ovunque venisse realizzata, e perché crediamo che ci sia qualcosa di sporco nella gestione della finanza. Per queste ragioni, ci siamo spinti a cercare di vedere anche gli impatti sociali che Tap ha in Grecia. Tap ha sempre affermato che il progetto procede spedito, ma non ha mai confermato le sue parole, autoreferenziali, con fotografie, video o articoli. Questo perché, come sua abitudine, Tap non accetta di interfacciarsi democraticamente con la popolazione che va a reprimere, bensì assume quel punto di vista privilegiato che ricorda il rapporto feudatario/servo della gleba.
La Grecia vive la nostra stessa crisi, se non peggiore da alcuni punti di vista. È stato naturale per Tap, quindi, pensare di trovare rassegnazione in quelle terre. È stato altresì facile per Tap credere di trovare terreno fertile per la sua compravendita di dignità e consenso. Chi in Grecia si è opposto a TAP ha avuto invece il coraggio di dissentire. L’opera passa da zone agricole importantissime per l’economia della Macedonia Occidentale, zone fertili che sono il sussidio per molte famiglie. Inoltre, il progetto attraversa anche zone di alto pregio archeologico, volano di un’economia basata in larga parte sul turismo culturale.
Tap e il governo, come succede anche nella nostra penisola, hanno da sempre parlato di trasparenza e confronto, hanno cercato di farsi “voler bene” invitando a diversi incontri contadini e comitati cittadini. Hanno promesso di ascoltarli, di essergli vicini, di sostenerli per poi, come succede da noi, TRADIRLI. Nessun incontro mai realizzato, solo soprusi su una popolazione affamata da un’ economia che guarda gli interessi delle multinazionali a scapito della vita delle persone.
In questo articolo si legge della situazione in Grecia, in particolare nella zona di Kavala, che abbiamo visitato ad ottobre 2016. Il sindaco si dice rammaricato del comportamento arrogante della multinazionale, si dice vicino ai cittadini che lo hanno eletto e non ai signori del tubo che stanno devastando i campi coltivati e che stanno prendono in giro la popolazione con false promesse.
Così si comportano le multinazionali. Nessuno potrà mai restituirci la devastazione che questi signori lasciano. Nessuna compensazione, nessun ristoro potrà mai ripagare la nostra terra, mai potranno ripagarci delle ingiustizie che subiamo.
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