
Rottura e asportazione del sigillo di sequestro preventivo. Il giudice Elena Rocci non accetta l’impianto politico della procura, si giudica sui fatti. E le condanne non sono proprio quelle richieste dai Pm.
In una giornata fredda e uggiosa piovono ingiunzioni. Vanno dai 4 mesi e 10 giorni ai 9 mesi di carcerazione, tutti assolti al capo D. Dei 21 imputati, assolti i cinque indicati dai Pm a cui se ne aggiungeranno oggi altri cinque, per non aver commesso il fatto. Solo il Pm Rinaudo, sfoggiante un’impeccabile toga “delle feste”, dopo la sentenza stizzito abbandona l’aula. Le condanne ci sono, perché questo comportamento?
Partiamo dall’arringa dei Pm riportata qui in I processi più veloci del mondo. Baita abusiva!: la baita diviene un simbolo politico di resistenza; il sigillo, vincolo apposto dallo Stato; l’averlo strappato, o ancorché integro ma oltrepassato, si fa spregio allo Stato. Quindi, con l’art 349 c.p.p. vi è la reiterata violazione, e data la presenza di altri procedimenti in corso, la repressione deve essere esemplare.
Oggi è andata così: il giudice Rocci non concede l’impianto politico accusatorio dell’ala sperimentale della magistratura di Torino, come disse Erri De Luca, e riduce le pene di molto quasi dimezzandole, da 6 mesi a un anno e mezzo proposte, si riducono a pene che vanno da 4 a 9 mesi di carcere. Un altro duro colpo sulla non menzione delle pene sui ruolini nominativi dei condannati.
Poteva andare meglio, il giudice Rocci non risparmia la donna che accompagna il figlio disabile al bagno della baita; così come condanna l’ignaro piastrellista, condannati anche quelli per il pre-sigillo. Si accanisce con pene più pesanti nei confronti dei più anziani del movimento, e concede le attenuanti generiche a tutti, escludendo le recidive più gravi. In un bilancio a stima, le assoluzioni sono rilevanti, stante l’aria pesante che il movimento No Tav respira, come viene ampiamente e tecnicamente delineata nell’articolo Tav e stampa: uno studio conferma quello che pensavamo.
A nulla è valso sottolineare il valore morale e sociale di quelle giornate. La sentenza arriva alle 11e30 passate, il giudice chiede che tutti si alzino in piedi ed espone. Terminata la seduta si alzano i cori della numerosissima platea No Tav accorsa anche con un presidio esterno al Tribunale Bruno Caccia di Torino. Per gli avvocati ci sono ampi spazi per ricorrere in appello. Beppe Grillo non era presente alla sentenza.