Si infrangono le onde del Mare Nostrum sulla spiaggia libica

Noi non possiamo però fare a meno di pensare ad una “Lettera dall’Himalaya” pubblicata da Tiziano Terzani il 17 gennaio del 2002, quando già stava affrontando il suo ultimo viaggio

di Daniela Giuffrida

“La guerra non rompe solo le ossa della gente, rompe i rapporti umani”, mi diceva a Kabul quel vulcanico personaggio che è Gino Strada. Per riparare quei rapporti, nell’ospedale di Emergency, dove ripara ogni altro squarcio del corpo. Strada ha una corsia in cui dei giovani soldati talebani stanno a due passi dai loro “nemici”, soldati dell’Alleanza del Nord. Gli uni sono prigionieri, gli altri no; ma Strada spera che le simili mutilazioni, le simili ferite li riavvicineranno.
Il dialogo aiuta enormemente a risolvere i conflitti. L’odio crea solo altro odio. Un cecchino palestinese uccide una donna israeliana in una macchina, gli israeliani reagiscono ammazzando due palestinesi, un palestinese si imbottisce di tritolo e va a farsi saltare in aria assieme a una decina di giovani israeliani in una pizzeria; gli israeliani mandano un elicottero a bombardare un pulmino carico di palestinesi, i palestinesi… e avanti di questo passo. Fin quando? Finché son finiti tutti i palestinesi? Tutti gli israeliani? Tutte lecaliffato2 bombe?
Certo: ogni conflitto ha le sue cause, e queste vanno affrontate. Ma tutto sarà inutile finché gli uni non accetteranno l’esistenza degli altri ed il loro essere eguali, finché noi non accetteremo che la violenza conduce solo ad altra violenza.
Si infrangono le onde del Mare Nostrum sulla spiaggia libica, in fila, una tuta arancione ed un “boia” mascherato di nero: i colori sono quelli squallidi e ormai abusati dallo Stato Islamico, tristemente noto come ISIS, quel califfato vestito di nero che sta seminando il terrore in Medio Oriente e sul continente africano e che, dalle coste libiche, minaccia la “Nazione della Croce”, l’Italia.
Ormai da mesi, i video si susseguono con una frequenza preoccupante, prima tre camionisti cristiani giustiziati dopo essere stati fermati lungo una strada deserta, poi esecuzioni di massa, militari, cristiani, giornalisti, ostaggi assassinati senza pietà, semplici islamici scaraventati giù da tetti solo per essersi distratti dalla stretta osservanza del Corano, decine di libici “giustiziati” in Libia e 21 egiziani copti, dice Rita Katz, direttrice del Site, sequestrati in Libia tra dicembre e gennaio e trucidati, senza pietà. Infine quel messaggio, poche ore fa, su quella spiaggia libica così come mostra il video che imperversa sul Web. Ma l’islam non è questo: Allah non chiede tanta crudeltà e Maometto nemmeno. A chiederla soltanto “fanatici”, terroristi ben addestrati. Addestrati dove, da chi, perché?
“L’Italia è minacciata dalla situazione in Libia, a 200 miglia marine di distanza”, ha detto a SkyTg24, il ministro degli Esteri Paolo Gentiloni, commentando la presenza dell’Isis a Sirte. “Se non si trova una mediazione” in Libia, l’Italia è “pronta a combattere in un quadro di legalità internazionale”, ha aggiunto il ministro e mentre Alfano suggerisce la forza, Salvini afferma di dover lasciare “al largo” tutti i migranti che da giorni fuggono dalle coste libiche, Renzi è pronto a inviare 5000 militari in Libia, Berlusconi dice di sì all’azione militare, ma Prodi dice: ”No, trattiamo!” e i Cinque Stelle dicono: “No, la violenza chiama violenza e questo servirà ad aizzare ancora di più gli animi dei “boia” dell’Isis contro i cittadini della Nazione della Croce.” La confusione regna sovrana in attesa che le Nazioni Unite decidano cosa fare.
“Prima ci avete visti su una collina della Siria. Oggi siamo a sud di Roma… in Libia”, è l’annuncio, secondo quanto riferisce sempre Rita Katz. Si spostano in Cirenaica, i jihadisti, che hanno già istituito il “Califfato di Derna” e che, dopo aver preso anche Sirte, si trovano già a 400 km dalla capitale Tripoli. L’ambasciata italiana a Tripoli sospende le sue attività, il personale viene rimpatriato via mare, così califfato1come una parte di italiani residenti in Libia. L’avanzata jihadista sembra inarrestabile verso l’ovest del Paese, nonostante i bombardamenti dei caccia egiziani.
“In particolare, è in corso un’operazione di rimpatrio a bordo di una nave degli italiani residenti in Libia che hanno deciso di lasciare il Paese – dicono i media – La nave è salpata sotto la scorta della Marina Militare e la sorveglianza aerea di un Predator dell’Aeronautica.”
Un Predator dell’aeronautica…. Predator, Global Hawks … sono droni, quegli aerei senza pilota di stanza anche a Sigonella che verranno teleguidati più facilmente grazie alle onde elettromagnetiche delle tre parabole del Muos di Niscemi. E la fantasia vola senza freni!
“Il peggioramento della situazione (in Libia) richiede ora un impegno straordinario e una maggiore assunzione di responsabilità, secondo linee che il governo discuterà in Parlamento a partire dal prossimo giovedì 19 febbraio”, annuncia il ministro degli Affari Esteri.
Vuoi vedere che adesso “la maggiore assunzione di responsabilità” riguarderà proprio i cittadini di Niscemi che dovranno prestarsi a “tollerare” di essere presi di mira dai “miliziani” dell’ISIS? Vuoi vedere che tutto ciò che il Movimento e i Comitati No Muos ripetono da anni a squarciagola e cioè di non voler assolutamente diventare “OBIETTIVO STRATEGICO DA ELIMINARE” per chiunque voglia entrare in Europa dal Mediterraneo, diventa assolutamente vero?
E mi viene in mente quel 19 giugno 2013, quel “Media Day”, ribattezzato come il “giorno dei balconi fioriti”, il giorno in cui i “media” ebbero libero accesso alla base americana NRTF-8 di Niscemi, ospiti dello Stato Maggiore della Difesa, del Consolato e dell’Ambasciata americana. Quel giorno l’ingegnere Paul Quintal dell’Ufficio Cooperazione della Difesa dell’Ambasciata americana, ci spiegò “perché l’Italia e perché Niscemi”.
“L’Italia ha una posizione geostrategica nel Mediterraneo – ci raccontò – perché è una sorta di crocevia della civiltà occidentale, perché dall’Italia è possibile focalizzare l’attenzione sull’area sud e l’area est del nostro emisfero. Perché l’Italia ospita le forzemuos statunitensi da più di 50 anni – cercò di rassicurarci, senza riuscirci – perché l’Italia ha capacità politiche, sociali, economiche e militari (sic!) e perché ha preso impegni e stretto accordi bilaterali con l’ONU e la NATO”. “Abbiamo spostato forze dalla Germania diminuendo le nostre presenze lì, perché sono più utili in Italia”.
“Perché Niscemi? Perché la base di Niscemi copre tutta l’area dall’Oceano Atlantico all’Oceano Indiano. La copertura ad alta e bassa frequenza permetterà l’intervento in situazioni di crisi per missioni ONU e NATO così com’è avvenuto in quelle “antipirateria” in Libia (la Libia… ) e in Libano, permetterà di organizzare operazioni di aiuti umanitari ed è da Niscemi…. che sarà possibile il controllo e l’intervento in emergenza nel corso di operazioni in aree remote”.
L’ing. Quintal fece orecchie da mercante quando gli domandammo: “Ma Niscemi e la Sicilia saranno obiettivi militari per chiunque voglia liberarsi del vostro “controllo”, avete pensato a questo?”
Quattro giorni fa la sentenza del TAR: IL MUOS DEVE ESSERE SMANTELLATO, L’ITALIA RIPUDIA LA GUERRA E LA SICILIA E’ PIATTAFORMA DI PACE, NON PORTAREI, NON BASE MILITARE. I Comitati si sono impegnati a controllare che la sentenza venga rispettata ed il Movimento No Muos Sicilia ha invitato i cittadini di Niscemi a denunciare a chi di dovere, qualsiasi segnale di attività arrivi dalla Stazione satellitare del MUOS.
“Bei discorsi. Ma che fare?” mi sento dire, anche qui nel silenzio.
Ognuno di noi può fare qualcosa. Tutti assieme possiamo fare migliaia di cose.
La guerra al terrorismo viene oggi usata per la militarizzazione delle nostre società, per produrre nuove armi, per spendere più soldi per la difesa. Opponiamoci, non votiamo per chi appoggia questa politica, controlliamo dove abbiamo messo i nostri risparmi e togliamoli da qualsiasi società che abbia anche lontanamente a che fare con l’industria bellica. Diciamo quello che pensiamo, quello che sentiamo essere vero: ammazzare è in ogni circostanza un assassinio.
Parliamo di pace, introduciamo una cultura di pace nell’educazione dei giovani. Perché la storia deve essere insegnata soltanto come un’infinita sequenza di guerre e di massacri?

[…] Ancor più che fuori, le cause della guerra sono dentro di noi. Sono in passioni come il desiderio, la paura, l’insicurezza, l’ingordigia, l’orgoglio, la vanità. Lentamente bisogna liberarcene. Dobbiamo cambiare atteggiamento. Cominciamo a prendere le decisioni che ci riguardano e che riguardano gli altri sulla base di più moralità e meno interesse. Facciamo più quello che è giusto, invece di quel che ci conviene. Educhiamo i figli ad essere onesti, non furbi.
NoMuos3Riprendiamo certe tradizioni di correttezza, reimpossessiamoci della lingua, in cui la parola ” dio ” è oggi diventata una sorta di oscenità, e torniamo a dire ” fare l’amore ” e non ” fare sesso”. Alla lunga, anche questo fa una grossa differenza.
È il momento di uscire allo scoperto, è il momento d’impegnarsi per i valori in cui si crede. Una civiltà si rafforza con la sua determinazione morale molto più che con nuove armi.
Soprattutto dobbiamo fermarci, prenderci tempo per riflettere, per stare in silenzio. Spesso ci sentiamo angosciati dalla vita che facciamo, come l’uomo che scappa impaurito dalla sua ombra e dal rimbombare dei suoi passi. Più corre, più vede la sua ombra stargli dietro; più corre, più il rumore dei suoi passi si fa forte e lo turba, finché non si ferma e si siede all’ombra di un albero. Facciamo lo stesso.
Visti dal punto di vista del futuro, questi sono ancora i giorni in cui è possibile fare qualcosa. Facciamolo. A volte ognuno per conto suo, a volte tutti assieme. Questa è una buona occasione.
Il cammino è lungo e spesso ancora tutto da inventare. Ma preferiamo quello dell’abbrutimento che ci sta dinanzi? O quello, più breve, della nostra estinzione ?

Allora: Buon Viaggio! Sia fuori che dentro.”