Shitstorm non si ferma. Froda gruppi su Facebook ma nessuno fa niente

Superato il tetto del milione e seicentomila utenti e dei 120 gruppi, vittime degli hacker di Shitstorm e della sua ormai certa propaggine, Nameless.

di Daniela Giuffrida

Superato il tetto del milione e seicentomila utenti e dei 120 gruppi, vittime degli hacker di Shitstorm e della sua ormai certa propaggine, Nameless.

Fra le ultime “acquisizioni” gruppi religiosi, islamici, cattolici e, giusto per non farsi mancare nulla, anche gruppi “satanisti” e così han messo d’accordo tutti.

Chi sono lo abbiamo già detto ampiamente qui ( in Shitstorm. Tempesta di merda. Decine di gruppi di Facebook scompaginati e gettati nel caos). Sono maniaci del web, dissacratori, diffamatori volgari, che apparentemente perseguono come unico scopo quello di creare disordine e fastidio a quanti, prima di loro, condividevano progetti di confronto e di crescita. Questo in apparenza ma, cosa c’è dietro? Chi c’è dietro?

10308145_781409955235706_7637983004720088723_nCosa spinge una “gang” di hacker, troll o comunque fake, che afferma essere suo preciso scopo quello di ripulire Facebook da tutti quei gruppi che ritengono inutili e dannosi, perché pieni di post sciocchi e “commenti imbecilli”, ad infiltrarsi in gruppi di tifosi “napolecani” (così come li definiscono sulle loro stesse pagine) fomentando astio e scontri verbali fra questi e tifoserie di squadre avversarie? O ad insinuarsi in pacifici gruppi islamici ed istigare gli iscritti con foto e insulti dedicati al loro Dio e al loro Profeta, innescando “processi mentali” che non sappiamo quali percorsi potrebbero seguire?

Vogliono solo “divertirsi” insozzando il noto social network con post volgari, ingiuriosi, diffamatori e razzisti, oppure c’è sotto dell’altro?

La foto, frutto di uno scadente fotomontaggio, comparsa come immagine del loro profilo qualche settimana fa e rimasta pubblica per diversi giorni, la dice lunga. In questa foto, il “boia” dell’ISIS (il gruppo integralista islamico che sta seminando il terrore in Iraq e che lancia video e minacce via web a tutto il mondo occidentale) è palesemente vicino ad un ignaro e sorridente Zuckerberg.

La “minaccia”, sicuramente non fisica, lascia immaginare come ci sia da parte di questi signori, l’idea di destabilizzare e colpire l’apparente quiescenza e serenità di un sistema di comunicazione come quello di Facebook.

Ciò che francamente non riusciamo a capire è come mai, nonostante gli appelli degli ex amministratori, il contenuto di molti post che circolano all’interno degli stessi gruppi e nei profili degli “operatori” di ShitStorm, decisamente provocatori, privi di qualsiasi forma di decenza e ai limiti del reato penale, i responsabili di Facebook non facciano qualcosa di determinante come una possibile nuova regolamentazione, ad esempio, ma si limitino soltanto a chiudere qualche gruppo o qualche profilo e solo su segnalazione degli utenti.

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Inutile dire che gruppi e profili vengono prontamente sostituiti da altri “nuovi” dagli stessi hacker.

“Questi signori sono probabilmente convinti di poterla far franca – ci dice l’ex amministratore di uno dei gruppi trafugati – non si rendono conto di essere riconoscibilissimi, cambiano profili ma usano le stesse foto, con gli stessi tatuaggi, quello che non riusciamo a capire è come sia possibile che noi siamo riusciti a trovarli senza alcuno sforzo, mentre la Polizia postale continua a non dar riscontro alle nostre denunce”.

Ma abbiamo voluto sentire anche altri due ex amministratori di gruppi carpiti, il primo seguiva e amministrava uno degli ultimi trafugati, il “Cammino di Santiago di Compostela – via Francigena”

“Il mio punto di vista – ci ha detto l’ex amministratore – è lo stesso di tutti gli altri. Io penso che queste persone dovrebbero fermarsi a riflettere sul fatto che è su se stessi che spargono il fango o la merda che pensano di  spargere su altri. Violare la privacy altrui solo per il gusto di fare del male non lo capisco, per cui ben vengano queste vostre iniziative che, sotto forma di denuncia, ci fanno unire in una battaglia che non è solo rivendicazione di diritti ma molto di più, portare un sogno, una luce nuova di consapevolezza di cui il mondo ha bisogno, cominciando da questo per poi continuare nella vita”.

Infine, uno degli ex amministratori del guppo “Nell’alveo del torrente” (oltre 63.300 iscritti al momento del “furto”).

Questi  è stato contattato, attraverso un post fissato sulla bacheca del suo ex gruppo, da uno degli “operatori” di  Shitstorm, il quale afferma di volerglielo “restituire”.

L’ex amministratore risponde a ShitStorm: “Apprezziamo, supponendovi la buona fede, l’intento manifestato da Shitstorm, di restituire il gruppo a chi, prima dell’avvenuto trafugamento, lo amministrava legittimamente. Tuttavia noi non potremmo accettare alcun particolare trattamento di favore, comunque eventualmente motivato. Giacché una proposta del genere, semmai, si sarebbe dovuta indifferentemente rivolgere alle centinaia di amministratori che hanno subito negli scorsi mesi e ultime settimane, il medesimo abusivo e clandestino esautoramento”.

“Ognuno dei gruppi carpiti – prosegue l’ex amministratore – è necessariamente in questo frattempo cambiato (qual più, qual meno): nuovi membri vi si sono iscritti mentre altri se ne sono allontanati; si sono evoluti il contenuto e il tenore delle comunicazioni lì scambiate, come si sono naturalmente rideterminati tanto l’equilibrio degli elementi tanto la coesione dei soggetti all’interno della singola compagine. E anche se in astratto ogni gruppo, invece che depauperarsi, potrebbe nell’avvicendamento essersi addirittura arricchito, ciò sarebbe comunque avvenuto per via d’un impulso dispotico e generale, che espressamente collide con la reciproca libertà personale su cui soltanto, ogni altra di natura collettiva, può fondarsi”.

D.G. 07.10.14