
di Valsusa Report
Una condanna pesante per un Senatore della Repubblica, diffamazione a cui farà ricorso spiega in un twitt il piddino torinese “lo sarò se l’appello lo confermerà” risponde ad un internuta legato al mondo del clicc e del twitt. Ricordiamolo, l’estremo difensore della ancor oggi contestatissima linea Torino-Lione, è stato condannato in seguito a delle dichiarazioni apparse sul suo blog personale l’8 dicembre 2011. In un twitt a commento degli scontri avvenuti quel giorno in Valle di Susa, il parlamentare era stato chiamato a risponderne il 6 febbraio 2015 in aula davanti al tribunale di Torino. Processo iniziato nell’aprile del 2014 ha avuto non pochi blocchi e rinvii, l’ultimo il 10 marzo 2015. La condanna avvenne a novembre 2015. [QUI L’ARTICOLO]
Diffamazione 600€ di multa, il pagamento delle spese legali e processuali e il pagamento delle provvisionali di 20.000€ in totale, ovvero 5000€ a testa per i quattro notav, Dana Lauriola, Luca Abbà, Luigi Casel e Lele Rizzo. Nell’articolo apparso sul blog del senatore si leggeva:“Anche oggi il circo dei violenti e dei teppisti capitanati da Askatasuna si è radunato per fare l’unica cosa che conoscono, attaccare la polizia”. Nell’articolo venivano anche indicati per nome e cognome le persone che secondo Esposito erano coinvolte.
Non è l’unica condanna per diffamazione, la sentenza del tribunale civile di Torino del 2 Febbraio 2016 lo rende dinuovo colpevole di diffamazione ma nei confronti di Livio Pepino, magistrato in pensione, oggi presidente del Controsservatorio Valsusa, autore con Marco Revelli del libro “Non solo un treno… La democrazia alla prova della Valsusa”. Un’abitudine diffamatoria si potrebbe dire alla luce delle due sentenze così vicine, contro chi non la pensa come lui, viene da pensare, le persone colpite sono tutti dichiaratamente No Tav.
Era l’estate del 2012 Stefano Esposito, all’uscita del libro, si lasciò andare a dichiarazioni diffamanti, attraverso un attacco al figlio di Livio Pepino basato su affermazioni totalmente infondate “con l’effetto, evidente e certamente prevedibile da parte dell’autore, – recita la sentenza – di suscitare nel lettore la percezione di una sorta di alleanza familistica che accomuna il primo al figlio su un terreno latamente trasgressivo, e riconduce ad un unico filtro ‒ di pretesa illiceità ‒ le opinioni avverse di entrambi in ordine alla realizzazione della TAV“. Nel testo delle motivazioni vengono sottolineate “la stupefacente disinvoltura” e “l’untuosità” con cui si esplicita la diffamazione. Esposito deve pagare a forma di risarcimento 17.500 euro.
Ci chiediamo ora a quale delle due condanne farà appello se non a tutte e due.
V.R. 9.3.16