Antisemitismo e antisionismo la storia in breve

La questione medio orientale tra Israele e il resto del mondo arabo è una ferita aperta. Qui una considerazione storica da parte di un giornalista i origini ebraiche

di Gian Giacomo William Faillace per dailyworker.it

Pochi giorni ci separano dal Giorno della Memoria, molti si cimenteranno in discorsi che rammenteranno la Shoah, l’orrore del Nazismo, dei campi di sterminio, delle deportazioni, e si dichiareranno contrari all’odio, all’anti-semitismo, per poi dimenticarsene a fine giornata.

In molti casi, i soloni del Giorno della Memoria, non saranno anti-semiti, ma solo anti-sionisti: mai così tanta ipocrisia si palesa in un’unica frase.

Cerchiamo quindi di gettare una luce sul Sionismo.

Il concetto di sionismo è fondamentalmente semplice, chiaro, facile da definire e da comprendere anche se volutamente negli ultimi decenni si è fatto di tutto per renderlo confuso, complesso, nonché dargli una valenza negativa. Se l’estrema destra lo utilizza per “addolcire” le posizioni di alcuni nostalgici, la sinistra, asservita prima al PCUS ed ora a coloro che dell’ anti-semitismo  e  dell’anti-sionismo ne fanno una ragion di vita, vede nel Sionismo un’entità che va neutralizzata, soprattutto in ambienti avversi allo Stato di Israele, ed agli ebrei, assumendo posizioni faziose che attraverso organi di propaganda tendono manovrare l’opinione pubblica dirottandola verso il pensiero che per risolvere i problemi del Medio Oriente, l’unica soluzione, sia la cancellazione dell’entità sionista, utilizzando, non a caso,  le stesse espressioni dispregiative usate da Hamas o da Hezbollah.

Ma che cos’è il Sionismo? Questo concetto, come già accennato, è assai semplice da spiegare. Il Sionismo è un movimento che ha sostenuto la creazione dello Stato ebraico in terra di Israele, ossia una terra che da sempre è stata abitata da ebrei nonostante la diaspora. In quella terra che un tempo di chiamava Regno di Israele e di Giuda, con capitale Gerusalemme e che venne assoggettata da vari popoli tra cui i Romani che, dopo la fallimentare rivolta di Kohkba tentata dagli ebrei contro l’occupazione romana, cambiarono il nome della provincia di Giudea in “Syria Palaestina” con l’intento punitivo di cancellare il nome di “Giudea”.

Solo nel VII secolo i territori ebraici, fino a quell’epoca governati da Bisanzio, grazie all’imperialismo della neonata religione islamica, li conquistarono e li occuparono per poi passare di mano all’Impero Ottomano che li occupò fino alla Prima Guerra Mondiale. Nell’immediato primo dopoguerra su volere della Società delle Nazioni fu creato in quelle che erano le terre degli ebrei il Mandato Britannico della Palestina che comprendeva anche la Transgiordania.

Intanto, già dal XIX secolo, stava prendendo piede l’idea della rinascita di uno Stato ebraico, ossia un movimento che potremmo definire “risorgimentale” non diverso da quelli attuati nella penisola italica che miravano ad unificare il popolo italiano sotto un unico Stato ed un’unica bandiera. Quindi se il Sionismo è un’entità negativa, anche le idee simili al Sionismo lo sono, pertanto dovremmo affermare che il Risorgimento sia stato un elemento negativo, che Cavour, Garibaldi, Livio Zambeccari, Pietro Micca e a tanti altri, siano personaggi negativi. Da ciò si potrebbe allora giustificare se un austriaco facesse saltare in aria un supermercato a Milano poiché considererebbe gli italiani un popolo occupante di un territorio da essi precedentemente occupato ed in cui hanno imposto le loro leggi. Persino la conquista di Trento e Trieste si dovrebbe condannare.

Nel 1947, quando in sede O.N.U. si discuteva della nascita dello Stato di Israele, si propose, a più riprese, di dividere la Palestina in due stati, uno ebraico e uno arabo, opzione accettata dai primi e costantemente rifiutata dai secondi, ed è ancora oggi motivo di conflitto anche attraverso tesi interpretative che nulla hanno a vedere con la realtà storica. Nel 1948 Israele nasce con uno statuto democratico, i cui cittadini senza distinzioni avrebbero goduto degli stessi diritti, i paesi arabi circostanti, retti da governi autoritari e teocratici, gli dichiararono subito guerra, fino ad arrivare all’epoca attuale con l’obiettivo di distruggere lo Stato degli ebrei.

Ma mentre Egitto e Giordania alla fine si convinsero a firmare accordi di pace con Israele, gli altri paesi circostanti hanno e stanno continuando una guerra atta solo a compiere una nuova Shoah.

L’Occidente che avrebbe dovuto impegnarsi per favorire la pace in Medio Oriente, al contrario cercano di costringere Israele a soluzioni che ne renderebbero impossibile la sopravvivenza e a tal fine si inventa l’anti-sionismo, che in realtà è un nuovo strumento, un nuovo termine per mantenere vivo l’anti-semitismo: dai partiti politici, alle organizzazioni internazionali, dalla chiesa cattolica al mondo sindacale, tutti si dicono anti-sionisti pensando erroneamente di mettersi al riparo dall’accusa di essere anti-semiti ma non sapendo che essere anti-sionisti vuole semplicemente dire “sono contrario all’esistenza del popolo ebraico e miro alla distruzione della sua terra”.