
di Redazione.
La Fondazione Intercultura (per il dialogo tra le culture e gli scambi giovanili internazionali) ha presentato questa mattina al ministero dell’Istruzione il settimo rapporto dell’Osservatorio nazionale sull’internazionalizzazione delle scuole (Fatto Quotidiano).
Dal rapporto si evince che gli insegnati bocciano se stessi quanto alla preparazione interculturale e la lingua inglese, conosciuta da pochi docenti.
Lo scenario che emerge dalla ricerca è quello di un Paese dove la scuola non può ancora definirsi internazionale: secondo gli stessi docenti, il nostro sistema d’istruzione non merita la sufficienza piena su nessuno degli aspetti analizzati, dall’accoglienza degli studenti stranieri, alla collaborazione con scuole estere, al sostegno di programmi di mobilità studentesca.
Scenario sconsolante, non c’è che dire, ma sul sito della Fondazione, alla voce “chi siamo”, si scopre che nel direttivo partecipano, con loro rappresentanti, anche il Ministero degli Affari Esteri e il Ministero dell’Istruzione, Università e Ricerca. Qualche dubbio viene in questo periodo in cui la scuola è sotto l’attacco di una “normalizzazione” governativa.
Che gli insegnanti conoscano poco l’Inglese è un po’ la scoperta dell’acqua calda. L’italiano medio non conosce una lingua estera e se l’ha conosciuta l’ha abbandonata dopo il periodo scolastico come una vecchia fidanzatina. La visione dell’estero nei nostri media (televisivi e di carta) si esaurisce principalmente nelle guerre, calamità, incontri di politica di cui si ignorano i veri contenuti, etc etc.
Se gli Italiani fossero abituati – educati ,- alle lingue straniere e a guardare il mondo fuori dai confini capirebbero subito di essersi affidati per decenni a politici non solo mediocri, ma decisamente incapaci. Conoscerebbero le “alternative” tecnologiche esistenti a quanto viene quotidianamente proposto da questa politica corrotta.
In un paese in cui i soffitti cadono sulle teste degli studenti, gli insegnati devono comprarsi la carta per fare le fotocopie, i genitori devono pagare le eventuali “gite” scolastiche e preoccuparsi che i figli abbiano la carta igienica nello zaino che pesa 40 chili perché si usano ancora metodi didattici preistorici superati da 20 anni dalla tecnologia… per non parlare dei Pc che non funzionano o delle famose lavagne digitali che in pochi sanno usare… ecco, parlare di incapacità dei docenti di rapportarsi con l’estero sembra davvero surreale. Ma la nostra politica è così, viaggia nell’iperspazio di grandiosi progetti mentre affoga nelle banalità del quotidiano.