Scoppia la bolla del Fracking

Economia contro lo shale e oil gas. Il fracking ha un nuovo nemico.

di Leonardo Capella

L’estrazione dello Shale e Oil gas (gas e petrolio di scisto) ottenuto per fratturazione idraulica della roccia (fracking), osteggiato sino ad ora solo dagli ambientalisti ora vede nell’economia il proprio nemico più acerrimo.

La preoccupazione delle popolazioni relative al legame stretto che pare esserci fra fratturazione e terremoti ha indotto la Gran Bretagna a votata una moratoria alla Camera dei Comuni per le attività di esplorazione, in attesa di studi più approfonditi sulle conseguenze al territorio.

Ma anche in Algeria, all’indomani della grande manifestazione degli abitanti dell’area in cui è stato scoperto uno sconfinato giacimento (200mila miliardi di metri cubi di gas, sfruttabile per il 10 per cento almeno), il Governo ha sospeso le attività.

Ora il nemico numero uno del fracking è il prezzo del barile di petrolio. Già verso la fine 2014 sono iniziati i primi fallimenti.

Il crollo del prezzo del petrolio, precipitato da 110 dollari al barile 48 dollari odierni, dava già il sentore del fallimento e le prime avvisaglie non si sono fatte attendere.

Gli Stati Uniti che hanno sfruttato appieno lo shale e oil gas per sostenere la ripresa economica, ricavando energia elettrica a basso costo, ora quest’esagerata espansione del settore sta provocando molti problemi al sistema finanziario. Fallimenti, licenziamenti, bancarotte e una montagna di crediti inesigibili sono all’ordine del giorno.

Gli innumerevoli giacimenti nati quando il barile costava 100 dollari, con i prezzi così bassi del petrolio, sono diventati non più remunerativi e i loro costi non più sostenibili. Se a questo aggiungiamo che la maggior parte di questi costi erano garantiti da prestiti che in alcuni casi raggiungeva il 90 percento del totale, la situazione che si profila non è discoste da quanto accaduto negli anni del boom immobiliare. Come allora vi è stata una erogazione di mutui senza garanzie forti.

L’aumento dei costi di estrazione sono dunque aumentati al punto che molti impianti si sono fermati, la mancata produzione ha come conseguenza diretta l’impossibilità di rientrare del debito.

Ora l’ombrello protettivo dato dal prezzo vantaggioso non coprirà più gli innegabili problemi ambientali legati a questa tecnica estremamente invasiva e si porrà fine a questo tipo di estrazione.

 L.C. 02.02.15