
di Claudio Giorno
“Non è possibile escludere” un collegamento tra le attività estrattive e i terremoti che nel maggio del 2012 colpirono Emilia Romagna, Lombardia e Veneto”. Alla fine di quell’anno orribilis una commissione internazionale venne incaricata dalla protezione Civile di indagare sulla possibilità che l’aumento di attività sismica nel territorio dell’Emilia Romagna (e in particolare i disastrosi terremoti che provocarono ventisette vittime con due scosse di magnitudo 5.9 e 5.7 il 20 e 29 maggio di quell’anno) potesse essere messa in relazione con l’aumento di attività di esplorazione per la ricerca di idrocarburi. E magari anche con quelle tecniche spregiudicate volte a utilizzare il sottosuolo per stoccavi il gas…(Non per un suo immediato riutilizzo, ma per speculare sulle fluttuazioni delle quotazioni – i famigerati futures)…
L’affermazione – per nulla rassicurante – è stata pubblicata sulla prestigiosa rivista Scienze che sostiene di aver potuto leggere il rapporto della Commissione. Un rapporto che il presidente della giunta regionale Vasco Errani tiene nel cassetto da mesi ma a cui ha dovuto far riferimento negli ultimi giorni perché sulla sua scrivania giacciono innumerevoli richieste di nuove prospezioni, trivellazioni, stoccaggi! E a fronte di un mostruoso incremento di attività potenzialmente pericolose la regione sembra voler prender tempo sostenendo che fin tanto che non ci sarà l’esclusione categorica di un rapporto causa-effetto tra buchi e terremoti non verrà rilasciata nessuna nuova autorizzazione. Ma sappiamo che nel nostro paese i pareri tecnico-scientifici piacciono soprattutto quando rappresentano un alibi per farla franca rispetto ai più efferati “delitti politici” (e a prescindere dal colore del governo di riferimento, anzi: i governi “tecnici”, quelli dei “professori” si sono spesso dimostrati i peggiori come controparte di qualunque vertenza scientifica che avesse il torto di essere “indipendente e disinteressata”). Per cui il rischio che il rapporto possa venire piegato alle esigenze dell’economia è dietro l’angolo.
Del resto tutto viene ormai subordinato alla dittatura monetaria: è di questi giorni la sconvolgente intervista a Jérome Kerviel (uno dei trader dello scandalo sui derivati del 2008) che ha messo a nudo non solo le proprie “gesta”, ma i rapporti inconfessati e inconfessabili tra governi e banche, le leggi promulgate apposta per favorire le più ignobili speculazioni: Lavorava per la Société Générale, che ha cercato di scaricare addosso a lui la responsabilità di una perdita di quasi 5 miliardi di euro. “I magistrati francesi hanno considerato che i miei capi non sapevano nulla delle mie operazioni. Ma io oggi vi dico che: sapevano tutto. Ho le prove, ho le mail, tra me e i vertici dove tutto è scritto, nero su bianco”. E aggiunge: “Non è cambiato nulla da allora – (Lo scatenarsi della crisi del 2008 n.d.r.). Ora ci sono prodotti finanziari ancora più complessi. Allora si speculava sulla paura legata al dopo attentati e alla crisi del petrolio, adesso si specula sui derivati climatici, sui cambiamenti di temperatura tra 10 anni“. Insomma: siamo nelle mani di questi squali (con tutto il rispetto per i mostri marini). Gente che sarebbe capace di ordinare ai propri agenti di borsa di scommettere su un terremoto, un attimo dopo aver ottenuto il permesso di trivellare! Del resto che ci fosse qualcuno capace di brigare per ottenere gli appalti mentre dei ragazzi morivano sotto le macerie della casa dello studente a L’Aquila è una verità conclamata che le intercettazioni telefoniche hanno certificato in tutta la loro ferocia. Vedremo prossimamente quali decisioni prenderanno a Bologna. Ma intanto quelle di Londra, Parigi, Francoforte, Tokio, Shanghai e New York (le maggiori piazze finanziarie) le conosciamo già e le viviamo sulla nostra pelle.
Borgone Susa, 14 aprile 2014 – Claudio Giorno