San Didero, le forze in divisa mettono il braccialetto a Luca

Senza la ligia segnalazione, il No Tav avrebbe già finito il periodo delle misure cautelari, come i suoi coinputati, e sarebbe a piede libero in attesa del processo

di Valsusa Report

Questa mattina, il primo cosiddetto “braccialetto” compare in Val di Susa, il controllo metro per metro della propria vita è toccato a Luca Germano. Ricordiamo che nella fase iniziale di un’indagine su fatti successi distanti 2 km dal cantiere geognostico della Maddalena di Chiomonte in data 28 giugno 2014, la Procura di Torino aveva emanato provvedimenti cautelari in attesa di un vero processo, Luca vi era caduto in mezzo con un arresto domiciliare.

La vicenda si evolve fino ad arrivare a San Didero il 31 dicembre 2016, quando la Questura di Torino, per esecuzione di 4 agenti del servizio digos lo prelevano dall’abitazione e lo traducono al carcere delle Vallette. Luca, aveva da pochi giorni finito di scontare la condanna per evasione, ma era ancora sottoposto alla misura preventiva del carcere domiciliare per i fatti del 28 giugno, misure cautelari.

La detenzione in carcere per tutto il periodo natalizio vede il No Tav confrontarsi con la motivazione dell’aggravamento delle misure cautelari. In un controllo avvenuto il 26 novembre 2016, durante il quale al trillare del campanello nessuno aveva risposto, (venne spiegato che il meccanismo del citofono era difettoso), lasciare il numero di telefono per sopperire non servì. L’aggravamento verbalizzato fu confermato dal Gip.

Si esprimeva il giorno 9 febbraio 2016, sul sito di riferimento, il movimento No Tav “E’ con estrema rabbia che comunichiamo come, nonostante l’ordine di scarcerazione di Luca risalga a due giorni fa, egli è ancora in carcere. I motivi vanno individuati nell’ordnanza del giudice che, oltre a disporre gli arresti domiciliari, ha aggiunto l’utilizzo del “braccialetto elettronico“, dispositivo destinato al controllo delle persone sottoposte agli arresti domiciliari o alla detenzione domiciliare che si applica alla caviglia e permette all’Autorità giudiziaria di verificare a distanza e costantemente i movimenti del soggetto che lo indossa. Nel caso di alterazione o manomissione del braccialetto, è previsto il ritorno in carcere e una pena aggiuntiva. Una misura quindi prevista dal codice, che però appare all’oggi del tutto sproporzionata rispetto all’entità dei reati contestati a Luca”.

Nell’ultima settimana i tecnici accompagnati dai Carabinieri si sono presentati nell’abitazione del detenuto No Tav per effettuare il rito dei confini oltre i quali scatterebbere automaticamente la conduzione in carcere per scontare un’ulteriore pena. Il braccialetto elettronico è un prodotto di Telecom Italia costosissimo che viene utilizzato in situazioni particolari, nel caso in questione ci sarebbero i termini data la segnalazione dei controllori.

Oggi senza la ligia segnalazione, il No Tav avrebbe già finito il periodo delle misure cautelari, come i suoi coinputati, e sarebbe a piede libero in attesa del processo, invece aspetterà con il braccialetto la data della prima udienza non ancora fissata. Si parla di migliaia di euro per la detenzione con braccialetto.

V.R. 23.2.17