Salvini, il “Lavoro Sporco” e i limiti del Cattivismo

Matteo Salvini nonostante le critiche politiche, riscontra il favore della maggior parte degli Italiani. Come mai? Una riflessione interessante di Giovanni Negri già segretario del Partito Radicale negli anni '80, ora imprenditore.

di Giovanni Negri (*) postato su Facebook.

Comunque lo si giudichi Salvini sta facendo un “lavoro sporco” che piace al 70% degli italiani, tanto a destra quanto a sinistra. Non solo: piace anche a molti stati maggiori politici, giornalistici, ecclesiastici che in pubblico si stracciano le vesti gridando al barbaro. E questo non perché necessariamente piacciano i suoi provvedimenti, dai porti chiusi alla denuncia di un traffico schiavista, ma perché ha fatto un “lavoro sporco” sino ad oggi sconosciuto: ricollocare le questioni Immigrazione e Unione Europea al centro della politica, togliendole di peso da un decennio di contraffazioni durante il quale si è preteso di risolvere questi nodi confinandoli nel mondo dei buoni sentimenti, dividendo la società italiana in democratici civili accoglientisti europeisti contro gretti egoisti razzisti nazionalisti.

Se oggi i sondaggi offrono lo spettacolo di una lista dei presidenti Boldrini-Grasso al 2% e una Lega al 30% non è perché gli italiani si sono una mattina trasformati in popolo razzista e fascista: è perché il limite delle sciocchezze, della superficialità supponente, del vuoto di politica aveva passato il segno. Lungo un decennio un sistema mediatico sempre più strabico, incapace di leggere la società italiana, ha impedito ogni decente confronto intellettuale. Non c’è stata tv, non c’è stato giornale sul quale – dalla Brexit allo Ius Soli, dalla Bce all’Euro, dal Fiscal Compact alle politiche di Austerità, dalla disoccupazione giovanile di massa all’emigrazione di giovani e non giovani italiani – potesse comparire un seppur timido confronto fra tesi e dati diversi.

Implacabile, il regime di un pensiero unico che ha preteso di eleggere Saviano a nuovo Sciascia e Fazio a nuovo Pasolini, che ha occupato reti e testate con la furia delle cavallette affamate, ha criminalizzato, marginalizzato, ridicolizzato ogni voce critica o semplicemente non omogenea. Finché il tappo è saltato, ed è saltato tutto insieme, ed è saltato in modo così sfacciato, plateale che ogni soggetto pensante – di centro, sinistra, destra poco importa – oggi si rende conto che restaurare quel decennio sarebbe semplicemente impossibile: e che con il “lavoro sporco” consistito nel riconsegnare alla politica vera alcune questioni centrali, ciascuno è chiamato a misurarsi, immergendosi in un bagno di umiltà e di verità.

Ciò significa che le ricette Salvini sull’immigrazione e la Ue siano buone, taumaturgiche, praticabili ? No, non lo penso affatto. Credo anzi che dopo un decennio di buonismo incapace di intelligenza (da intelligere: incapace di capire) la politica si incaricherà presto di mostrarci i limiti del “cattivismo”. Credo che i muri, i porti chiusi, le Ceuta e Melilla che muri e porti chiusi fanno impallidire, i lebbrosari di Ventimiglia e Bardonecchia dell’ottimo Macron altro non siano che espressioni puramente difensive , e perciò già arrese, sconfitte.

E credo, in questi giorni nei quali pure l’Icona Merkel rischia di andare in pezzi ufficializzando il fallimento dell’ultimo decennio di Unione Europea, che l’Europa possa ridare un senso a sé stessa e al proprio ruolo nel mondo solo guardando fuori di sé, solo progettando un proprio futuro anche in Africa, anche oltre le sponde del proprio Mediterraneo. Forse mai come adesso immigrazione, declino italiano, recessione europea, progetti di nuovo sviluppo e di nuove istituzioni europee rappresentano un tutt’uno che può essere risolto non chiudendo, ma aprendo i porti per far partire navi , non guardando al proprio ombelico diviso e litigioso ma andando oltre i confini dell’Europa sin qui conosciuta. E’ un’altra Europa quella che va pensata, un’Europa che sa andare in Africa . E che forse saprà essere Unione Europea solo se lo saprà fare con una forza commerciale, industriale, militare , istituzionale tutta da creare. Facile ? No. Ci sono altre strade? Nemmeno.

(*) Giovanni Negri (Torino16 maggio 1957) è un imprenditore italiano, ex politico. È stato, negli anni ottanta, segretario del Partito Radicale e successivamente parlamentare europeo.