
di Davide Amerio.
Flash Mob ieri sera a Susa davanti all’ospedale. Si torna a parlare – e fortemente a contestare – la decisione della giunta regionale del Piemonte, capeggiata dal PD e che vede Antonio Saitta Assessore alla Sanità, di chiudere il reparto nascite a Susa.
Presente la consigliera Stefania Batzella in rappresentanza del gruppo M5S in Regione che, insiema a Davide Bono, hanno combattuto questa decisione. La Batzella aveva presentato una mozione in commissione Sanità per il M5S per compensare la chiusura dei punti nascite – che non soddisfano il numero totale annuo previsto di parti per rimanere aperto, – con centri specializzati per il parto naturale.
La questione dibattuta da tempo è se sia logico lasciare scoperto un servizio così importante e delicato per i cittadini in un ospedale solo perché questo viene definito di “area disagiata” (e per inciso: se un’area è “disagiata” non dovrebbe essere meglio tutelata in quanto tale?). Da circa due anni è stata evidente la sollecitazione alle neo mamme per andare a partorire a Rivoli. In questo modo il punto nascite di Susa, eccellenza nella specializzazione delle natalità, ha visto diminuire il numero dei parti. Un proposta di alcuni Parlamentari suggeriva di rivedere la quota definita per il numero dei parti nelle aree disagiate. Il sottosegretario alla sanità era possibilista su questa ipotesi ma la Regione Piemonte ha completamente ignorato la proposta.
Quando non ci sarà più il punto nascite a Susa se malauguratamente una partoriente avesse problemi durante il lungo trasporto verso Rivoli, chi si assumerà la responsabilità di quanto potrebbe accadere? La Batzella afferma perentoriamente che se mai qualcosa dovesse succedere si rivolgerà personalmente alla Procura della Repubblica presentando un esposto perché siano messe in chiaro le responsabilità.
Ma un “equivoco” di fondo è chiaro per i Valsusini che sono stanchi di essere presi in giro: se l’assessore Saitta, come sottolinea la Batzella, afferma che la decisione è stata presa e il punto nascite verrà chiuso nel dicembre 2016 perché “non è sicuro”, per quale motivo il punto nascite rimane aperto se “non è sicuro”? Non è forse un atto di irresponsabilità lasciare un reparto aperto posticipando di un anno la chiusura se rappresenta un rischio per i cittadini? O forse non siamo solo di fronte a chiacchere per trovare una banale scusa in difesa di decisioni che hanno altri scopi?
Ma quali sono questi parametri su cui si valuta la “sicurezza”? Non è forse vero che tutto l’ospedale di Susa è soggetto da tempo ad un processo di smantellamento silenzioso e progressivo di cui i Segusini hanno consapevolezza non appena mettono piede nel pronto soccorso?
Quando a Susa tutto sarà smantellato di chi sarà la responsabilità quando i tempi di percorrenza per l’ospedale più vicino (Rivoli) metteranno a serio rischio la salute e la vita dei cittadini della Val Susa?
La Batzella afferma di essersi sentita rinfacciare che i cinquestelle vogliono sempre sopperire alle “chiusure” di qualche cosa con l’apertura di un’alternativa. “Sono orgogliosa di questo” afferma la Batzella, “noi ci preoccupiamo del benessere dei cittadini“.
Come darle torto? Probabilmente la maggioranza in Regione preferisce, come sono abituati a fare questi politici, a costruire castelli per poi abbandonarli al degrado quando non servono più per la propaganda. Una sorte che tocca anche all’ospedale di Susa per il quale sono stati spesi diversi milioni di euro per le ristrutturazioni e ora viene declassato. Ma tanto sono i soldi dei contribuenti quelli che si sprecano.
La distanza tra la “politica” e i cittadini non può essere più distante qui a Susa.
(D.A. 17.09.15)