Rivoli quando le donne la danno gratis…

La banalità della pubblicità continua a sconfinare nella volgarità e nella proposta di modelli sociali offensivi nei confronti della donne.

di Davide Amerio.

Affermare che siamo sommersi di pubblicità non è più sufficiente. Siamo “immersi”, o meglio, affogati dentro una melma di messaggi pubblicitari che cercano di catturare la nostra attenzione e sopratutto stimolare il desiderio di cose molte delle quali non avremmo bisogno.

Pubblicità, l’anima del commercio, si diceva una volta; ciò è vero, se si produce un prodotto o si fornisce un servizio e nessuno lo conosce non si vende e non si guadagna. Talvolta le pubblicità sono allegoriche, altre simpatiche, grottesche. Alcune volte maliziosamente allusorie. Qui i “creativi” scivolano sovente nel ridicolo, nel volgare e nel banale. Specialmente quando si tratta di sesso, o di “genere” sessuale, la pubblicità con i suoi messaggi veicola e configura dei modelli che offendono e possono generare vere e proprie distorsioni sociali.

La donna, il suo corpo, la sua bellezza, la femminilità, sono da sempre la compagnia preferita delle campagne pubblicitarie. L’ammiccante presenza femminile mette apparentemente in secondo piano il prodotto mentre in realtà genera un’associazione mentale tra questo e il desiderio sessuale provocato in chi guarda. Ecco allora che la modella e l’attrice richiameranno alla mente il tal prodotto ogni volta che le incontriamo. Un oggetto che evoca un altro oggetto. Che parliamo di un dentifricio, un’auto, un’aspirapolvere, poco importa. Il giochino è sempre identico. Lei è gnocca, poco vestita, provocante il giusto.

Decenni di battaglie femministe per combattere questo mercimonio del corpo femminile non sono ancora state sufficienti per arginare il fenomeno, per lo meno nelle sue forme più becere. Recentemente a Rivoli è comparsa una pubblicità di una nota catena commerciale nella quale compare il messaggio “oggi ve la diamo gratis”, dove l’oggetto ‘patatine fritte’ viene riportato in caratteri ridotti e poco leggibili, associata all’immagine di una donna ritratta mentre morde una patatina con l’esortazione “mordi la patata”, è chiaramente allusiva e maliziosa.

Fenomeno non nuovo. In rete si trovano esempi analoghi dove l’asfittica fantasia dei creativi scende in cantina a rimestare nei bassi istinti e nell’equivoco da bar dello sport associando la vagina femminile a un prodotto commerciale, nello specifico alla – non casuale – patata.
A Napoli nel 2014 un messaggio analogo per la promozione di patatine (“Mordi la patata” “Oggi ve la diamo gratis”).
Sempre a Napoli nel 2010 la vendita di caffè veniva promozionata con l’offerta di una giovane ragazza che porgeva la macchinetta per fare il caffè con la scritta “Te la diamo gratis”. I prodotti per la depilazione raggiunsero l’apice con una donna nuda e lo slogan “La Passera liscia”.

Quanto è avvenuto a Rivoli non è passato inosservato al gruppo del M5S in Regione e in consiglio Comunale a Rivoli che, in un comunicato hanno sottolineato

E‘ lo specchio di una mancanza di argomentazioni commerciali più solide, nonché il riflesso di una mentalità imprenditoriale di scarsa moralità. Riteniamo sconcertante che un’azienda faccia leva su un immaginario abbietto per aumentare le proprie vendite. In questo modo si sviliscono le donne per dar credito ai propri prodotti, senza tener conto dei negativi risvolti sociali che la campagna di marketing può avere.
Fomentare un immaginario che vede la donna come oggetto di scambio della propria intimità è segno di mancanza di sensibilità e rispetto. E’ inaccettabile che un cartoccio di patate fritte valga quanto lo svilimento della figura femminile. Sarebbe necessario, al contrario, promuovere una coscienza di rispetto nei confronti della figura femminile, con l’intento di soppiantare una cultura che la vede in minoranza e spesso oggetto di discriminazione fino ad arrivare ad estremismi di violenza. Non chiediamo così tanto all’azienda, ma quantomeno di interrompere questa campagna di cattivo gusto, puntando piuttosto sulla qualità dei prodotti.

 Il gruppo con l’appoggio del deputato Sivia Chimenti (M5S) ricorda che già il 28 luglio scorso il Consiglio regionale del Piemonte ha approvato una mozione (prima firma Francesca Frediani) che invitava i Comuni a negare l’affissione di messaggi pubblicitari lesivi della dignità delle persone in impianti di proprietà del Comune in coerenza con quanto previsto dalla risoluzione n. 2038 del Parlamento europeo sull’impatto del marketing e della pubblicità sulla parità fra donne e uomini.

(D.A.16.09.15)