Cronaca della “visita” dei neoparlamentari al cantiere Tav tra emozioni contrastanti, anfitrioni imbarazzati e truppa di pessimo umore.
Basterebbe confrontare l’insolenza con cui un mese fa Virano si rivolgeva per iscritto al Sindaco di S. Ambrogio con il balbettio imbarazzato mostrato ieri davanti ai microfoni dei giornalisti per capire che qualcosa di sostanziale è cambiato nella questione Tav e che lui lo sa. Anche l’ evidente entusiasmo dei valsusini che hanno accompagnato i parlamentari Sel e 5Stelle al cantiere di Chiomonte era un indizio della nuova fase che si è aperta con le elezioni. Fin dal ritrovo a Bussoleno per imbarcarsi sui bus l’atmosfera è rilassata. I parlamentari arrivano alla spicciolata e si incontrano con gli “accompagnatori” anche quelli “indesiderati”: Abbà, Perino, Rizzo che vogliono sfidare Ltf a respingerli. C’è una pattuglia del legal team che ha il compito di fare un rapido ripasso della complicata materia Tav per i non piemontesi; ci sono diversi tecnici della Comunità Montana che si preparano a “mordere” di domande i rappresentanti di Ltf. A pochi importa se per questa volta non si tratterà di ispezione ma di semplice “visita”, il parere collettivo è che questa di oggi sarà solo la prima, molte altre ne seguiranno con altre modalità; l’importante ora è rimettere piede alla Maddalena, calpestare di nuovo quel terreno che ci si è impegnati a restituire alla natura, riprendersi quella valle devastata, per qualche ora senza dover respirare i Cs. Niente di quella tensione che il solito articolo “terrorista” de La Stampa aveva puntualmente sollevato secondo consuetudine ventilando assalti di anarchici, divisioni nel movimento e augurandosi sangue e arresti.
Mattinata di ritrovo
Alla centrale elettrica c’è un manipolo di valsusini che accolgono i due bus con applausi e c’è l’impeccabile capitano Mazzanti che sale per il controllo dei nomi; poi si parte.
E’ difficile spiegare il contrasto di emozioni che si provano ad affacciarsi sulla Val Clarea dall’ultima curva, la gioia e la botta allo stomaco nel trovarsi in piena devastazione, in piena zona militare: sono alpini della Taurinense infatti ad aprire un cancello che isola ulteriormente il piazzale trasformato in parcheggio di blindati. Si scende dai bus in mezzo a digos e agenti che guardano torvi e immediatamente i programmi di Ltf per la “visita guidata” saltano: prima che chiunque pensi di disciplinarli, i visitatori si spargono per tutta l’area, incontrollabili, niente calzature da cantiere né caschi (qualcuno si è portato i propri), niente anfitrioni.
La prima tappa è all’area archeologica, distrutta il 3 Luglio 2011 dagli idranti e dai bulldozer, trasformata anch’essa in parcheggio fangoso di mezzi: non resta più niente, solo pantano. L’atmosfera non è delle più cordiali e le procedure per scendere al cantiere rivelano l’umore cupo degli occupanti: davanti ai minibus si forma un cordone di finanzieri a sbarrare il passo perché non si può procedere a piedi. Un’antenna tv spunta fra i rami spogli di un alberello superstite e si interra poco pù in là verso dei container che evidentemente ospitano la truppa. Tutti i castagni e le betulle sono stati tagliati e la sterrata è stata allargata con le ruspe che hanno formato muri di terra malamente sbancata. Finalmente si sciama a piedi verso il tunnel a misurarne l’effettiva profondità con il laser: non sono 50 i metri scavati ma 25 scarsi, la presa d’aria è nuova di pacca e qualcuno ci informa che è stata montata solo il giorno prima, per l’occasione (l’attività nel cantiere è sempre monitorata dall’esterno…).
Nel cantiere 1
Ci aspetta Rettinghieri, il responsabile tecnico di Ltf, e viene investito da una raffica di domande al quale risponde con un filo di voce; un altro che parla con accento francese alla Clouseau resiste pochi attimi alle domande poi approfittando della calca si eclissa; c’è Zucchetti che con un geiger mostra ai giornalisti il livello di radioattività di alcuni sassolini raccolti poco lontano; arriva Crimi, portavoce al Senato dei 5 Stelle, che sconcertato dal panorama che lo circonda parla di “devastazione” e preannuncia una commissione di inchiesta parlamentare; c’è una piccola folla di No Tav che assiste dall’alto da fuori le reti e accolgono i visitatori con canti e slogan finchè anche da sotto viene srotolata una bandiera No Tav e ci si applaude a vicenda. Insomma si fa quel che si vuole sul territorio occupato e le facce dei poliziotti la dicono tutta su come vivono questa intrusione di gente che fino al giorno prima avrebbero cordialmente malmenato. Gli indesiderabili infatti circolano tra loro, tengono banco con i media, fanno fotografie o semplicemente si godono questo ritorno alla terra.
Nel cantiere 2
Riconosco a fatica un Esposito travisato da cantierista: da sotto il casco emergono solo naso e occhiali. Ma è il contorno di digos che lo fa notare. C’è già Sortino che lo intervista e mi unisco per fargli le mie domande sulla spaccatura nel Pd che si sta manifestando proprio in mattinata con la partecipazione di Puppato e Emiliano al convegno di Sandro Plano (sono risposte sprezzanti sull’incoerenza dei colleghi); sostiene che in caso di rinuncia al Tav uscirebbe dal partito e lo incalziamo chiedendo se allora è più importante il Tav che il partito (risponde che sono più importanti i suoi principi piuttosto che un partito che rinunci a Tav, inceneritore e grandi opere. Curiosamente i suoi principi corrispondono alle opere che richiedono grandi investimenti di soldi pubblici)…Insomma, un uomo ossessionato e apparentemente sempre più solo: aveva fatto un appello ai colleghi parlamentari perché lo accompagnassero in cantiere a fronteggiare i nemici ma non ne ha trovati. La mia sfera di cristallo dice che finirà probabilmente al Pdl o più a destra visto che le sue compagnie preferite in politica sono sempre stati i Ghiglia e i Napoli. Si vedrà…
Ma ecco che spunta Virano che gira al largo e sembra essere lì per caso. Qualche giornalista lo interpella, lui balbetta imbarazzato. Qualcuno passando gli grida che sta per arrivare una legge sulla responsabilità civile dei funzionari dello stato che gestiscono fondi pubblici; un altro gli fa il segno delle manette. Lui, livido, ignora.
E’ ora di tornare ma i minibus “obbligatori” non ci sono più e allora si torna a piedi risalendo la sterrata che portava alla Stalingrado e poi al piazzale. C’è Salvo, il folletto telematico di Beppe Grillo, che segue e intervista in streaming Perino; a tratti lo interrompe e dice “Ecco, adesso ci seguono in 600…adesso in 2000…adesso in 3000…” . Un plotone di finanzieri quasi sbarra la strada, guardano truci. Sulla divisa, il badge con la scritta Antiterrorismo Unità Speciale: sono qui per i black block che tirano pietre e fuochi d’artificio? Bello spreco, evidentemente non sanno cosa fargli fare. Lo tengano presente i parlamentari per chiedere un bel taglio di spese per la Finanza e li trasferiscano in Afghanistan.
Ci sentiamo poco amati anche mentre saliamo sui bus che ci riportano a Susa. E’ comprensibile, oggi hanno ingoiato un bel rospo ed è presumibilmente solo il primo di tanti. (F.S. 24.3.2013)