
di Leonardo Capella
Poste Italiane si prepara a sbarcare in borsa nel 2015 come confermato dallo ministro dell’Economia Pier Carlo Padoan. Il debutto a Piazza Affari coinciderà con la privatizzazione della società con una quota del 40%. Privatizzazione che genererà un ricavo stimato fra i 4 e 5 miliardi di euro.
L’amministratore delegato di Poste Italiane Francesco Caio ha per l’occasione varato una proposta di piano riorganizzativo che taglierà dai 500 ai 600 sportelli e ridurrà le aperture a giorni alterni in molti altri.
Secondo l’amministratore delegato di Poste il 75% degli italiani non avrebbero alcun dubbio né fastidio riguardo all’ipotesi di vedersi recapitata la posta a giorni alterni o più. Oramai, sempre secondo Caio, le esigenze delle famiglie sarebbero altre, al punto di essere persino felici di pagare un extra rispetto alla normale tariffa per avere un servizio postale efficiente. E’ sulla base di questa tesi che il governo Renzi ha posto nella legge di stabilità la possibilità per le poste di procedere ad un recapito alternato per il 25% (¼) della popolazione italiana.
Un taglio quindi alla capillare presenza sul territorio, sono circa 13.000 ad oggi gli sportelli. Dovranno però essere rispettati i vincoli normativi che impongono all’azienda una presenza minima nella comunità rurali e montane e nei Comuni.
Il piano prevede che in Piemonte vengano chiusi 40 sportelli suddivisi fra Alba (8), Alessandria (5), Asti (2), Biella (7), Cuneo (2), Novara (1), Torino (12), Verbania (1) e Vercelli (2).
Mentre saranno circa 130 gli sportelli, in altrettanti comuni, che vedranno ridotto l’orario di apertura settimanale. Fra questi i più vicini al territorio della Val Susa sono: Claviere, Giaglione, Gravere, Mattie, Meana di Susa, Novalesa, Pragelato, Salbertrand, Sauze d’Oulx, Sestriere.
Insomma un altro taglio ai servizi in nome delle privatizzazioni.
L.C. 01.02.15