
di Fabrizio Salmoni
Avrei potuto usare per titolo un’espressione più popolare ma la sostanza è quella. Tra Tv, giornali e simili è un bombardamento che ricorda il pre-guerra in Iraq quando l’opinione pubblica americana leggeva e ascoltava un’unica espressione reiterata al paradossale, “weapons of mass destruction”, armi di distruzione di massa. In Italia era più o meno la stessa cosa. Sappiamo ora quanto quel bombardamento mediatico era veritiero e questo per buona pace di tutti quelli che continuano a sostenere l’obiettività dei giornalisti e dei loro media. “Sdraiati” li definisce Travaglio ma è ancora troppo buono.
Con l’inizio dell’era Renzi, più ancora che con Monti e Letta, si sono scatenati tutti. Era come fossero tutti in attesa dell’Uomo del Destino e finalmente potevano averlo, celebrarlo, incensarlo. La buona ragione alla base dell’adorazione mediatica collettiva, satura del Puttaniere malgrado qualche rimpianto, era ed è l’indimostrato ritornello che “dopo di Lui, solo il disastro” (ma era già cosi con Monti). Il problema era un Pd bloccato sulle cifre di Bersani, una situazione politica altrettanto bloccata per l’affermazione del terzo polo a 5 Stelle, una classe dirigente che non aveva più sbocchi se non un patto sottobanco con il Presidente uscente per gabbare Parlamento e italiani. Se non un golpe, un grave vulnus per la democrazia, qualcosa che gli si avvicinava molto. Questo abbiamo subito.
Abbiamo assistito all’irresistibile ascesa del bimbominchia, già pompato dai media per le primarie e già individuato come soluzione prima ancora che Letta avesse carburato e prima che maturassero le premesse per il cambio (sempre extraparlamentare). Sappiamo com’è andata.
Se ne sono ormai dette di tutte sull’Uomo del Destino che ha intrapreso un viaggio senza ostacoli con il sostegno di tutti, compresi quegli elettori storici del Pd che, atrofizzati dall’abitudine, alle europee gli hanno attribuito quella percentuale che a tutt’oggi sembra destinata a restare invariata nelle parole di Lui e nei media sdraiati senza che nessuno, ma proprio nessuno a mia memoria facesse notare che il 40,8% del 66% di votanti fa più o meno il 25% di Bersani. Siamo sempre li. Ciononostante, quel 40,8, che a seconda delle comodità diventa anche 41%, è stato festeggiato come l’inizio di una nuova Era ed è stato l’input per un ulteriore slancio: il patto con il Condannato e il sogno di un Partito Nazionale, quasi Unico come il Pensiero che deve dominare.
Il capitalismo transnazionale ringrazia perchè il programma del PU è lo stesso che deve calzare dappertutto: trasformazione del mercato del lavoro secondo i voleri degli industriali, liberismo anche ideologico, attacco ai diritti, riduzione della democrazia, folle di disoccupati e precari, riduzione del ceto medio. Non ingannino le polemiche sulle nozze gay: quelle sono leggi o riforme che non costano niente e sono fatte apposta per scompaginare l’opinione pubblica e deviare l’attenzione su temi che danno parvenza di progressismo, una pennellata di demagogia.
Ora, impadronitosi del campo, l’Uomo Unico si appresta alla resa dei conti con la vecchia guardia in un crescendo di provocazioni verbali. Una vecchia guardia che gli fa da petulante ostacolo ma che sta proprio tirando gli ultimi di fronte alla nuova, rapace, arrogante classe dirigente che incalza.
Non crederete ancora alla storia della “sinistra”, spero. Una sinistra che si chiama, a casaccio, Fassina, Cuperlo, Civati, Bindi, Bersani e Dalema? Quella “sinistra” è un gruppo di potere che conosciamo da più di 20 anni, responsabile del disastro del Paese, dei patti innominabili con il Condannato e con la mafia, della corruzione, delle Grandi Opere, dello spreco di risorse pubbliche, della spartizione del bottino tra Coop e Compagnia delle Opere, della devastazione del territorio in nome di un finanziamento sottobanco per la loro sopravvivenza. Sinistra, destra?
Il problema è che con Renzi vince l’Europa dei banchieri, il capitalismo selvaggio di Bilderberg e Trilateral, quello che non vuole barriere o impedimenti al profitto, quella che vuole il Ttip, che investe in armi e guerre prefabbricate per far muovere i soldi. Non è destra quella, è il Potere economico e finanziario globale. Lui, in piccolo, è un burattino affascinato dal gran gioco del Potere e recita la sua parte nella sua piccola Italia. Lui deve mettere ordine qui da noi. Il resto non è affar suo, lasciaci lavorare, ragazzo!
Il progetto per questa Italia recalcitrante è una democrazia autoritaria che tenga a bada tutte le spinte centrifughe o alternative. Niente più opposizione, con ogni metodo. Il futuro prossimo è quello sperimentato con la lista unica Pd-Forza Italia alla Città Metropolitana di Torino. Il Condannato era d’accordo: anche per lui la sicurezza per il futuro si chiama Renzi e lo sta dicendo.
Ha ancora senso parlare di sinistra? E’ di sinistra un sindacato-monstre che fa la voce grossa quando vede maluccio il proprio futuro con un premier che della Cgil e soci se ne frega e spera di emulare la Thatcher per passare alla storia? E’ di sinistra un apparato che vive di soldi pubblici, di iscritti pensionati ma che riesce a mobilitare folle solo quando (ma è indicativo) promette lotte, scioperi generali e occupazioni di fabbriche? E’ di sinistra Sel che gioca le sue doppie partite su più tavoli, tanto per sopravvivere e mantenere qualche poltrona? E’ di sinistra la classe operaia o quello che ne resta?
In realtà il Paese ha bisogno di quell’enorme tessuto di società civile consapevole che fa opposizione sul terreno, articolata sui mille bisogni quotidiani, che sa dove è necessario fare pulizia e sa cosa vuole. Ha bisogno di un’opposizione parlamentare che dia voce a tutto quanto si muove sul territorio, metropolitano o meno, che riesca a spazzare il malaffare e a puntare sulle necessità reali in modo produttivo. e razionale; che costruisca canali di informazione alternativi e tolga risorse a chi si è sdraiato per interesse o conformismo. Sul breve periodo, ci sarebbe da fare il tifo per una scissione del Pd che tolga buona parte di quel 40-25% a Renzi, tanto per dargli una ridimensionata e far saltare il tavolo (e le coronarie al Presidente), ma è difficile pensare che quella vecchia guardia faccia mosse suicide. Vecchi si ma non cosi stupidi da buttare all’aria una vita di privilegi. E allora bisogna guardare più avanti.
Se sinistra vuol dire cambiamento ci si dia da fare. Basta non continuare a pensare che il cambiamento si possa fare con la gentaglia che ci ritroviamo nei telegiornali. Poi chiamiamolo come vi pare.(F.S. 27.10.2014)