Renzi a Brescia: crisi energetica? Trivelliamo Basilicata e Sicilia

"Perderò qualche voto ma la vinco la sfida energetica". Il petrolio c’è, basta bucare.

di Massimo Bonato

“Siamo in una forte crisi energetica e non estraiamo il petrolio che c’e’ in Basilicata e Sicilia?” Una frase retorica che fa presagire la decisione già presa da Matteo Renzi che la pronuncia. E infatti: “Io la norma per tirar su il petrolio l’ho fatta. Allora, potrò perdere qualche voto, – quello dei comitati ambientalisti – ma lo tireremo fuori e creeremo nuovi posti di lavoro“.

È per parlare di lavoro che Renzi si trova sabato 6 settembre a Gussago (Brescia), all’inaugurazione delle “Rubinetterie bresciane”, presenti Giorgio Squinzi, presidente della Confindustria, e Giuliano Poletti, ministro del Lavoro. Il decreto Sblocca Italia è il tema del momento, un provvedimento in via di pubblicazione sulla Gazzetta Ufficiale che “non serve tanto a mettere nuovi soldi ma a dire che i soldi già ci sono e li dobbiamo spendere”. E parla quindi di crisi energetica.

Petrolio che aveva stretto attorno a Greenpeace 50 sindaci siciliani, con sostegno del Governo Regionale e delle Associazioni Ambientaliste che insieme avevano raccolto nel 2012 oltre 57 mila fime, dando vita alla campagna “U mari nun si spirtusa” contro la petrolizzazione del Canale di Sicilia.

In realtà le piattaforme petrolifere dovrebbero raddoppiare, dal momento che una, la Vega A della Edison già si trova al largo di Pozzallo (Ragusa). Per la Vega B, alla quale ora si guarda, esiste un progetto di trent’anni fa. Spiega però Legambiente: “L’area dove dovrà essere ubicata rientra all’interno della fascia di rispetto delle 12 miglia imposta, per i nuovi impianti. Quindi, se la piattaforma Vega B fosse considerata un nuovo progetto non potrebbe essere realizzata. Per la Edison, invece, la Vega B non deve essere considerata un nuovo progetto, perchè fa parte di un programma approvato dal Ministero oltre trent’anni fa. Praticamente, dopo aver realizzato Vega A, hanno per così dire dimenticato di realizzare la seconda piattaforma e dopo trent’anni se la sono ricordata”. “L’ambiente ibleo, – scrive Legambiente – non ha certo bisogno di questa spada di Damocle, né l’economia potrà avere positive ripercussioni da un comparto che, grazie ad una politica collusa e corrotta, paga le royalties più basse al mondo e non paga imposte allo Stato per le prime 50.000 tonnellate estratte. Alla luce di questi fatti è logico mettere a rischio il mare, il turismo e la pesca per estrarre una quantità di petrolio che servirà a fare girare i nostri camion per neanche due mesi?”

M.B. 06.09.14