
di Davide Amerio.
Possiamo confessarcelo: attendiamo con ansia il 5 dicembre prossimo per conoscere il risultato del Referendum. Non se ne può più di questo referendum, vada come vada. Nelle ultime settimane l’offensiva renziana si è scatenata offrendo il meglio (o il peggio secondo i punti di vista) di sé e dei valori che compongono lo strato culturale del governo che guida il paese.
Renzi ovunque, in ogni salsa e a ogni ora del giorno. Dai televisori delle stazioni di Trenitalia un continuo ripetersi dei messaggi pro SI con la firma Sky. Ogni giorno una nuova marchetta di qualche personaggio pubblico (televisivo, sportivo, attore, scrittore, filosofo, etc etc) da cui si evince, tranne rari casi, che della riforma hanno letto a mala pena il titolo.
L’informazione televisiva occupata militarmente, ogni notizia è buona per uno spot di Renzi. Probabilmente quest’anno guadagneremo direttamente l’80° posto nelle classifiche sulla libertà d’informazione. Il fronte del NO è stato dipinto e definito nei modi più pittoricamente tragici possibili.
Grande risalto per minacce e spauracchi. Dal governo di “Grillo”, alle minacce internazionali dei padroni della finanza globale attraverso dichiarazioni o articoli su testate “qualificate” e “accreditate”. Qualche riferimento terrorizzante allo Spread sui titoli di Stato non lo si nega a nessuno.
Noi che dell’informazione siamo solo piccoli proletari, ci limitiamo a osservare questa fenomenologia con sgomento e la riflessione ci conduce a un’unica conclusione.
Il 5 dicembre prossimo sapremo se in questo paese è rimasta traccia sufficiente dell’antifascismo. Se, non ostante l’aggressiva invasione mediatica nelle nostre vite, siamo ancora consapevoli della differenza tra l’essere cittadini e l’essere sudditi. Se comprendiamo la differenza tra democrazia e autoritarismo; tra libertà apparente e reale; tra l’essere partecipi di un sistema economico e l’esserne pedine calpestate.
Conosceremo la nostra capacità di distinguere il vero dal falso, comunque ci vengano raccontati gli eventi. Se siamo in grado di distinguere le persone per bene dai millantatori e dai bugiardi impenitenti e matricolati.
Prenderemo coscienza se quelli che definiamo “altri” da noi, immaginano lo stesso concetto di democrazia e di libertà. Se siamo in numero sufficiente per riformare (sul serio) questo paese e riconquistare, a livello internazionale, la dignità che ci spetta.
L’Europa burocratica di questo ha paura. I governi finanziari che giocano con le nostre esistenze hanno il terrore di questa presa di coscienza. I nostri politici oramai chiusi in comitati d’affari con la criminalità organizzata sono consapevoli che sarebbe per loro una vera tragedia.
Su ciascuno di noi pesa una domanda che determinerà il futuro delle nostre vite: vuoi tu essere un cittadino o un suddito?
Per quello che ci riguarda #IOVOTONO.
(D.A.28.11.16)