Salone gremito ieri sera per l’incontro promosso dal sindaco di Bussoleno Anna Allasio per guardare con i cittadini al progetto dei cantieri che si potrebbero aprire con la nuova linea dell’alta velocità ferroviaria. Un incontro al quale hanno dato il loro prezioso contributo Sandro Plano, presidente della Comunità Montana, Luca Giunti, dello staff tecnico che si occupa della questione e l’ingegner Vela.
E incontro avvenuto in giorni significativi, che hanno visto domenica sera un chiaro servizio su Rai 3, redatto dai giornalisti della trasmissione “Report” dove si pongono tutta una serie di documentati interrogativi sull’utilità dell’opera e sulla sua condivisione a livello europeo. Questo mentre vi era già stata una precedente trasmissione, sulla stessa rete, in “Ambiente Italia”, che poneva le stesse domande. Domande che in ventiquattro anni di studi e ricerche molti nel popolo valsusino e no conoscono ormai molto bene.Chiaro l’intervento di Plano, giunto dall’incontro tenuto nel pomeriggio della prima conferenza dei sindaci, che ha visto la quasi totalità dei sindaci contrari a questi interventi sul territorio e che ha sottolineato, tra l’altro, il ruolo del commissario Virano, un tempo ruolo tecnico ed ora divenuto politico: “Dobbiamo essere amministratori lineari e compatti, la battaglia da vincere è sul piano legale, è un problema politico forte e lo stiamo costruendo…” – questo quanto sottolineato da Plano, ricordando come intanto tutti i sindaci siano stati convocati a Palazzo Chigi il prossimo 13 giugno.
Sulla stessa linea il sindaco Allasio, che a suo tempo dichiarò che si sarebbe incatenata se a Bussoleno avessero deciso di portare lo smarino nella regione Isola Bella. E questo potrebbe avvenire.
Interventi eclatanti e drastici potrebbero comunque essere organizzati dai cittadini alla luce di quanto detto da Giunti e Vela sul progetto di cantierizzazione, devastante dove sarà ubicato ma altrettanto impattante per tutta la valle, sia dove vi saranno gli interventi veri e propri che nel fondovalle limitrofo. Con gravi danni comunque anche per l’alta valle, danneggiata da una circolazione stradale difficoltosa a causa dell’unica statale rimasta in attività ed anche dalla presenza inevitabile delle polveri sottili e pericolose, che certo non saranno un bel richiamo turistico ma che sposteranno, è inevitabile, i flussi dei visitatori in luoghi più sereni e salubri.
Mentre una preoccupazione che si fa sempre più chiara è quella che i territori impegnati nei cantieri diverranno simili ai territori di guerra, come già sta avvenendo in Clarea (situazione della quale molte più persone dovrebbero rendersene conto di persona), con passaggi impediti o con obbligo di presentazione documenti ed entrata a discrezione di chi detiene il perimetro del cantiere. E questo per parecchi anni.
E allora che fare? Alcune proposte sono venute dal pubblico presente. Tenuto conto che quanto potrebbe avvenire è paragonabile per il territorio a una grave malattia, a un cancro, qualcuno ha avanzato l’ipotesi, come protesta, del blocco del gettito delle tasse, altri hanno chiesto che si organizzino, su tutto il territorio, consigli comunali aperti, anche nelle borgate, altri ancora hanno sottolineato l’importanza, con l’andare in Clarea, anche di aprire nuovi presidi sul territorio. Utilizzando, con la fantasia e la determinazione di sempre, la capacità di arrivare sul territorio prima dell’inizio degli espropri.
Strada dunque per i contrari all’opera ancora e sempre in salita. Ma estremamente positiva, come ha ricordato Luca Giunti parlando dell’incarico avuto dalla Comunità Montana, che per lui è stato preziosa possibilità di studio e di incontro. Proprio come sta avvenendo per tante persone del No Tav.
Gabriella Tittonel
29 maggio 2013