Quale il futuro della sanità e dell’assistenza in Valle di Susa?

Incontro a porte chiuse a Sant’Antonino con l’Assessore regionale Saitta

di Gabriella Tittonel

I parti a Susa? Non si faranno più. Non c’è più possibilità di mediazione. Parola di Saitta, assessore regionale alla Sanità intervenuto con il Direttore dell’AslTo3 Gaetano Cosenza e il consigliere regionale Boeti all’incontro promosso a Sant’Antonino ieri sera dal consigliere regionale Antonio Ferrentino. Un incontro a porte chiuse, a inviti, voluto per parlare dell’ospedale di Susa e più in S.Antonino ospedale Susa 6 2 2015 021generale di sanità e dell’assistenza in Valle di Susa e che ha visto, fuori della palestrina dove si è tenuto, un nutrito gruppo di manifestanti, muniti di cartelli, che per tutto il tempo dell’incontro non hanno mancato di farsi sentire per manifestare il dissenso di una popolazione verso questa nuova scelta di ridimensionamento e depauperamento di servizi essenziali. Il tutto con l’immancabile presenza delle Forze dell’Ordine, divenute improponibile presenza, volute per sedare i possibili dissensi. Verso scelte fatte altrove. Chiaro segno questo di come stia sempre più in bilico la democrazia.

Ma quali le ragioni della chiusura del punto nascite a Susa? Essenzialmente di carattere economico. La sanità in Piemonte costa 8 miliardi l’anno, ha ricordato l’assessore Saitta, e già nel 2014 la Regione aveva ripianato il disavanzo del fondo con 150 milioni di euro stornati dall’edilizia sanitaria. Ma quest’anno non è più possibile ripetere l’operazione e l’imperativo è quello di risparmiare, di accorpare i servizi, di ottimizzare il “sistema”.

Per far tornare i conti. Che necessariamente non viaggiano di pari passo con quelli che sono i bisogni essenziali delle persone. Bisogni ribaditi negli interventi che hanno seguito l’esposizione della situazione e i possibili progetti futuri, dove per Susa rimarranno Medicina, ortopedia, il Pronto soccorso e dove si vorrebbero creare servizi sul territorio, per l’assistenza domiciliare e territoriale. Tra gli interventi da sottolineare quello di Nazareno Maiolo, del Comitato di Susa per la difesa del punto nascite, che ha chiesto di fare chiarezza sul perché nell’ultimo anno e mezzo i parti in Susa siano drasticamente diminuiti, sul perché si voglia chiudere con la scusa della minore professionalità ( a causa della minore esperienza, così si afferma, ma il personale è lo stesso che opera anche nell’ospedale di Rivoli…). E che ha ricordato come, proprio a motivo della conformazione del nostro territorio, i tempi per raggiungere altri ospedali, soprattutto in caso di maltempo, si dilatino a scapito di chi ha necessità di un pronto intervento.

S.Antonino ospedale Susa 6 2 2015 015“Non tutti in consiglio regionale sono d’accordo con questa decisione”- questo quanto ribadito dal consigliere regionale Batzella, intervenuta con decisione e fatta oggetto di battute non proprio gentili da parte del moderatore Ferrentino. Tra le richieste è sapere con esattezza quanti posti letto sono previsti a Susa, ospedale declassato e non ospedale di territorio. “In questi anni ho sempre difeso il punto nascite di Susa.. i conti non tornano…” così ha sottolineato il Sindaco di Ulzio De Marchis, preoccupato perché, dato il numero degli abitanti dell’alta valle e tenendo conto unicamente di questo, molti servizi potrebbero sparire, non venire più erogati. Mentre il vice sindaco di Chianocco Mauro Russo ha chiesto di pensare ad un possibile centro, fra Susa ed Avigliana, per le terapie attualmente svolte a Candiolo, che vedono molti valsusini impegnati in faticosi trasferimenti. Un no dunque al mantenimento del punto nascite a Susa, un forse per possibili altri centri da aprire sul territorio. Questo quanto emerso a fine incontro. Con un passo indietro presentato da Antonino Boeti, che ha ricordato le migliorie create a Susa, ad Avigliana, negli anni scorsi, oggi sfumate e che vedono i cittadini fare i conti con attese non sostenibili. E con molti, soprattutto nell’alta valle, che si rivolgono a Briançon. Più snella, veloce ed economica…..

Insomma, tirando le somme, vien da dire che, soprattutto per S.Antonino ospedale Susa 6 2 2015 009quanto riguarda le nascite, l’ignoranza, da parte dei politici, delle difficoltà dei momenti che precedono il parto, è notevole. E che in questo caso, giunti finalmente al più lontano ospedale, i bambini non prendono il biglietto di attesa. In questo mondo alla rovescia, dove quel che conta, mi si perdoni il bisticcio, sono i conti da pareggiare, perché non si cambiano le priorità? Che sono quelle della persona, dei suoi bisogni? Di questo passo la sanità a pagamento è già patrimonio di molti. Mentre altri non si curano più. Le proteste al di fuori di una palestra ieri sera sono ben poca cosa se viste alla luce di quanto potrà accadere domani.

G.T. 6.2.15