Processo Geovalsusa un mini-processone, 19 imputati

Processo Geovalsusa, due momenti dubbi, l'hacker No Tav identificata in una pensionata senza smartphon e l'eticchetta di mafiosi.

di Valsusa Report

Era il 24 aprile 2011 quando alcuni No Tav suonano al campanello della ditta Geovalsusa, a loro dire complice dei lavori al cantiere di Chiomonte, gli aprono salgono srotolano uno striscione dal balcone, accendono un fumogeno, due foto alcune parole con i lavoratori, arrivano le forze dell’ordine e finisce la giornata di lotta “che si inseriva nel pacchetto c’è lavoro e lavoro, la campagna di sensibilizzazione lanciata in quei tempi del movimento No Tav” così riporta nell’arringa della difesa dell’avvocato Novaro.

Un mini-processone, imputati 19 persone, ancora 5 e sarebbero la metà del processone chiuso in aulabunker lo scorso mese di gennaio. “Questa società, nata un mese dopo la chiusura del bando per i lavori alla Maddalena di Chiomonte (24 aprile 2011 data ufficiale di chiusura del bando, società costituita il 20 maggio 2011) fa parte dino-TAV-sede-Geovalsusa quella costellazione di nuove società guidate dai soliti faccendieri che hanno visto in Valsusa la possibilità di accaparrarsi un ricco bottino” questo si legge sul sito Notav.info.

Un’udienza che ha completamente occupato l’arco della giornata, la mattina un folto gruppo si dirigeva all’aula 44 ma poi veniva dirottato nella più ampia maxiaula 1, appunto un mini-processone con le modalità già incontrate nell’aulabunker, l’accusa portata dalla pm Pedrotta che ripercorre la giornata con un momento decisionale al campeggio di Chiomonte descritto nei minimi particolari di intenti delinquenziali e la discesa nella città “con il torpedone rosso stile stalinista anni 70”, come sghignazzato dalla difesa Novaro. Un’accusa smontata nei vari interventi dalla decina di difensori, “gli imputati sono venuti a conoscenza della manifestazione, chi dalla radio Blackout, chi per sms e chi con mezzi propri da Torino e non dalla Val di Susa, hanno raggiunto la Geovalsusa disgiunti”.

Ma l’aula si scalda dopo le accuse dirette al movimento No Tav dalla pm Pedrotta, l’arringa accusatoria porta la similitudine degli atteggiamenti mafiosi, con le intimidazioni e tutto il corollario di promesse danneggiatrici. Non ci stanno gli avvocati “come può l’imputata, che era sul balcone a srotolare uno striscione, rispondere delle dichiarazioni di un imbecille all’interno della ditta, non vi è il concorso al commettere il reato, è fantascienza accusatoria” dice l’avvocato Vitale. Ancora prima l’avv. Patrito si scaglia contro l’infelice frase ricordando che la mafia sta da un’altra parte e porta a conoscenza la corte dell’operazione San Michele dove nelle intercettazioni riportate nell’ordinanza di applicazione di misure cautelari si legge “domani mattina alle 8… siamo tutti dai i LUCCO… per lo Statuto del coso…(Consorzio Valle Susa ndr)… per fare le due gare…quella da 18…e quella da 36…(TAV ndr) fognature…ehhh riporto materiale.., spostamento materiale..” e ancora “ma infatti il Consorzio nasce per… nascondersi dietro il Consorzio no!.., voglio dire… vince…, vince la gara il Consorzio.., e chi cazzo , a me mi ha chiamato il Consorzio.., se arrivano i NOTAV…con l’escavatore.., ci giriamo ne becchiamo qualcuno”. Riportato anche in articoli del periodo il fatto quotidiano. Andando a leggere bene si scopriranno altri passaggi che danno le associazioni delinquenziali di stampo mafioso sempre presenti nel cantiere Tav di Chiomonte.

Danneggiamento informatico l’accusa alla pensionata Soldati. Il consulente della difesa smonta l’accusa, basata su congetture e ipotesi del tutto ipotetiche e da verificare. Viene attaccata la deposizione del perito della Procura, insomma la pensionata non sa nemmeno accenderlo un computer.

La sentenza sarà il 20 febbraio sempre al Tribunale di Torino

V.R. 11.2.15