Processo ai No Tav. Il giorno dei babbioni

scontriI celerini del 5° Reparto Mobile Torino citati a testimoniare confermano candidamente i loro verbali di servizio tutti perfettamente uguali. Il Pm si agita, gli avvocati infieriscono. Udienza positiva per gli imputati.

Che sarebbe stata un’udienza “diversa”sembrava preannunciarlo l’avvistamento in aula di un nuovo Digos pericolosamente simile o, se possibile, peggiore nell’aspetto del mitico Monnezza di Tomas Milian. Pubblico in ingresso e imputati non hanno potuto fare a meno di notarlo e di commentare che non avrebbe speranza di mimetizzarsi tra i No Tav. “Forse tra i tossici…” qualcuno azzarda. Ma ormai se ne sono viste tante…e si metabolizza anche il Monnezza.

Il programma della giornata prevedeva di esaurire i celerini dell’8° RM di Firenze mobilitati il 27 Giugno e avviare gli interrogatori di quelli del 5° RM di Torino in servizio alla Maddalena il 3 Luglio per avere le conferme delle lesioni refertate. Cosi i testi Scippa, DeCarolis e Corrente sono sfilati ricordando le loro prognosi, rispettivamente di 3, 10 e 3 giorni, opportunamente aumentate di qualcosina in più in sede di medico di reparto, secondo lo schema ormai collaudato per incassare un indennizzo e aggravare la posizione degli imputati.

Il bello è arrivato dopo con gli agenti del RM torinese, tutti schierati dalle 4.40 del mattino in area museale e neolitica adiacente per fare fronte ai dimostranti che scendevano dal sentiero di Ramat. I quali si presentavano a partire approssimativamente dalle 11 con un volume di “fuoco” tale da causare ematomi in quantità e piccole fratture agli agenti malgrado le protezioni in dotazione. Il più grave di questi sarebbe risultato il Michele Ceccarelli con una microfrattura a un dito della mano destra (25 giorni di prognosi). Una certa ilarità ha suscitato l’ex caposquadra (ora congedato) Andrea Apice, che non riusciva a contenere l’eloquio burocratico-poliziesco incorniciato da pesanti inflessioni dialettali e sciorinava dati e nomi non richiesti di dirigenti e di reparti come se facesse rapporto al sergente di Full Metal Jacket. Bisognava contenerlo. Poi ecco il teste Galbiati che risulta aver presentato un referto datato 2 Luglio, un giorno prima degli scontri…Ma il meglio doveva venire con le testimonianze di altri agenti (Calefati, Guarnaccia, Giardina, Conti, Amato, Foglini, Sanna, Blefari, Riozzo) che senza sapere dell’incongruenza rappresentata dai loro rapporti identici al dettaglio, confermavano convintamente che li avevano redatti con le loro parole, senza aiuto di alcuno, separatamente. “Questo l’ha scritto lei come opera del suo ingegno?” incalzava i testi l’avv. Vitale. “Si“, “C’erano altri colleghi insieme a lei mentre scriveva? “No”“Nè si è confrontato con Antonelli, Califati, Guarnaccia?”  “No”, “C’era un modulo già preparato?” “No”. “E come mai lei usa le stesse identiche parole e addirittura la stessa punteggiatura degli altri colleghi?” Panico, agitazione sullo scranno.  Il Pm Padalino, visibilmente nervoso, cercava di intervenire per fermare, precisare, correggere (“C’erano delle parti comuni sulle quali ciascuno aggiungeva le parti soggettive.. quella relazione ha delle parti che possono essere anche state preparate prima…” ) aggiungendo cosi perplessità alla frittata. Si vedrà quanto le testimonianze potranno essere considerate valide o se potrebbe addirittura configurarsi il reato di falsa testimonianza per gli agenti. Tutto in ogni caso dovrebbe risolversi a vantaggio degli imputati.  C’era ancora il tempo di rinnovare il battibecco con il Pm sulla sede processuale ma il Presidente Bosio dichiarava chiusa l’udienza e confermava la data del 30 Gennaio per la ripresa.