Processo ai No Tav. “Il futuro entra in noi prima che accada”

Udienza con poche attrattive. I difensori argomentano bene sui singoli aspetti dei fatti ma gli esiti sono sempre in bilico.

di Fabrizio Salmoni

Com’è, come non è, stamattina in aula bunker non funzionavano i proiettori e il tecnico addetto all’impianto generale era assente. Tanto dovevano parlare dei difensori…i quali non hanno potuto avvalersi dei riferimenti filmati per la loro discussione. Nessun complotto, ma se fosse capitato per le arringhe dei pm? Non ci è dato sapere, quindi tiriamo avanti…

La parte del leone oggi tocca all’avv. Cristina Patrito che, come già la collega Valentina Colletta,  ha appena ricevuto la Tshirt di Bianca Guidetti Serra in riconoscimento della sua combattività.

avvocato patrito1
VIDEO – AVV. CRISTINA PATRITO

Si era già messa in evidenza nel processo per la Baita con un’arringa ferma nel dipingere i contenuti dei gesti compiuti dai valsusini e nel rivendicare per loro legittimità. Oggi si ripete in favore del suo difeso Mario Nucera, il barbiere di Bussoleno che quando fu arrestato trovò la solidarietà collettiva per la gestione della sua bottega. “Cittadino di una valle violentata” lo definisce e parla del sapere collettivo che guida da vent’anni e più il popolo No Tav, un sapere che porta a condividere informazioni e elementari comportamenti in piazza come l’atto di proteggersi con un fazzoletto o un limone contro i gas. E’ sempre il contesto che manca – dice la Patrito – nel quadro che l’accusa ha dipinto, e chiama in causa i testimoni, i dirigenti Digos Petronzi e Ferrara e il vicequestore Di Gaetano, responsabile della truppa alla centrale elettrica, quella truppa che, a differenza di questo e altri imputati, è filmata nell’atto di tirare pietre ai dimostranti. “Hanno detto cose non vere, contraddette da altri testi e testimoniate dai video in maniera differente”.

I partecipanti al corteo da Exilles confermano che il corteo fu aggredito violentemente con i gas a fronte di un’azione dimostrativa (tentativo di rimuovere le barriere di cemento): non ci fu nessun tiro di pietre prima del lancio dei gas che “crearono una vera nube tossica, causarono panico, feriti, strozzarono il corteo, impedirono il defluire, ma di questo, Di Gaetano non si preoccupa minimamente, lui nemmeno sapeva se c’erano vie d’uscita…il

AVV. RASULO
AVV. MARIA TERESA RASULO

problema nemmeno se l’era posto”. Dà l’ordine di attaccare disattendendo le direttive del Questore, peraltro farcite di errori e inesattezze che richiamano una limitata conoscenza delle ragioni dell’azione armata (come il prefetto Di Pace che, ricordiamo, non si era documentato e aveva concesso totale fiducia a Virano e soci).

Direttive disattese, ignoranza della situazione: si può chiedere responsabilità a quei personaggi? Non una norma fu rispettata dalla truppa – reclama la Patrito –  furono usate armi da guerra contro una popolazione inerme e si compirono violenze non giustificabili con la concitazione del momento. Si sono inventati persino la presenza di un trattore che avrebbe dovuto scardinare il cancello ma del trattore non c’è traccia.

Poi passa all’attacco della Procura: ha usato aggettivi esagerati, suggestivi, “un linguaggio violento proprio laddove vengono a mancare i concetti quando mancano i fatti ed allora ai fatti concreti si sostituiscono termini militari: “guerra”, “strategia”, “organizzazione militare”, terminologia che non dovrebbe essere propria di un pubblico ministero…”. Sembra fragile ma sa essere dura la Patrito che sullo slancio affonda: “la pm Pedrotta ha dichiarato il falso quando ha detto che i gas sono stati usati “dopo ore di trattative”(!). Ma la sostanza è che in Clarea quel 3 Lugllo furono violati diritti costituzionali elementari. E malgrado le affermazioni del digos Sorrentino, che non era presente, Nucera non era alla centrale nell’orario indicato: non c’è neanche nei filmati. E comunque, il suo agire precedente, come quello di tutti sarebbe stato una reazione legittima a una violazione di diritti costituzionali. Necessaria l’assoluzione.

E’ l’avv. Emanuele D’Amico che si fa avanti con un’arringa di dura denuncia ancora

AVV. EMANUELE D'AMICO
AVV. EMANUELE D’AMICO

della Procura che ha sempre voluto evitare che entrassero nel processo elementi tali da ampliare il campo cognitivo. “C’è stato evidente fastidio, disprezzo, intimidazione nei confronti dei testi a difesa…definiti irrilevanti o inattendibili; si è dipinta una falsa realtà (la Maddalena covo di delinquenti) e si sono cercati riscontri per comprovare tale teorema…la pm Pedrotta ha usato espressioni come ‘professionisti della violenza’ o  addirittura di ‘ atti di guerriglia spesati dal Movimento No Tav’ suggerendo un qualche servizio mercenario…Quella della Procura è stata una battaglia ideologica.”

Poi si focalizza sul bersaglio successivo, la documentazione medica (quasi totalmente assente) delle presunte lesioni, e la commenta nel dettaglio mettendone in risalto i paradossi: “Risultano incongruenze e inattendibilità” anche nelle richieste di danni.

L’avv. Giuseppe Romano difende il veneziano Gianluca Ferrari arrestato sulla base di una descrizione di abbigliamento, peraltro molto comune, dal digos Scarpello

AVV. GIUSEPPE ROMANO
AVV. GIUSEPPE ROMANO

a una distanza di 30 metri, con fumo e concitazione ma non ci sono prove di fatto di reato mentre la sua “resistenza” è consistita nel “dimenarsi” causando la caduta propria e dell’agente che lo tratteneva. Il suo volto tumefatto dopo l’arresto – secondo i poliziotti – fu causato da quella caduta. Ci crediamo tutti.

Nell’affrontare i temi generali, Romano fa riferimento al processo per la resistenza al Mose durante il quale Luca Casarin disse che Galan era un ladro e fu perseguito ma quella è la dimostrazione – dice Romano con una frase a effetto – che “il futuro entra in noi prima che accada”. Brillante.

L’avv. Alfonso Aliprandi è un altro avvocato d’ufficio catapultato, come dice egli stesso, in una situazione fino ad allora estranea ma che svolge bene il suo

AVV. ALFONSO ALIPRANDI
AVV. ALFONSO ALIPRANDI

compito. Difende Maurizio Ferrari e paragona il suo vissuto da ex carabiniere mandato a sedare tumulti di tifosi a quello degli agenti impiegati a Chiomonte per sottolinearne le incongruità in particolare nel denunciare lesioni: traumi acustici per lo sparo di lacrimogeni, contusioni impossibili al piede calzato da anfibio, distorsioni per la corsa su terreno accidentato. Contesta i riconoscimeti e porta una certa freschezza da outsider nell’eloquio. Un personaggio.

La Corte è attenta, prende appunti ma il parere di alcuni difensori è che il processo sia appeso al filo degli umori e della sensibilità dei giudici. “Se avranno coraggio non potranno negare diverse assoluzioni e forse un ridimensionamento delle imputazioni e dei danni ma non c’è molta fiducia”. Già, il coraggio di andare contro l’ala estremista della Procura non lo si compra. Molto dipenderà dal fluttuare delle pressioni mediatiche, dal dibattito vergognoso sui costi del Tav e dall’aria che tira proprio in Procura. Anche i giudici fanno i loro conti…

(F.S. 18.11.2014)