Giornata grigia e pioggia. I celerini stanno rintanati nei blindati ma i No Tav non hanno chiamato alla mobilitazione per oggi: il momento è delicato e si vuole che l’udienza sia tranquilla per non turbare la corte. Dopo tre udienze preliminari, oggi si comincia a fare sul serio: le difese faranno le eccezioni sulle costituzioni di parte civile. Sono da attaccare e smontare soprattutto le costituzioni della Presidenza del Consiglio, dei Ministeri e dei sindacati di polizia. Prima di entratre in aula ci si raduna sotto la tettoia per scambiarsi informazioni e pareri. Ci sono osservatori valsusini, tre neoparlamentari Cinque Stelle (Airola, Castelli, Scibona) che ci aggiornano sulle complicazioni politiche ma che soprattutto mostrano di non abbandonare il territorio, buon segno. Ci sono due Digos-donna (esemplari in rapida moltiplicazione) che si fanno gli auguri per l’8 Marzo. In compenso, i controlli all’ingresso sono un po’ più stretti, ci perquisiscono tutti col detector, anche avvocati e giornalisti.
Dopo l’appello di prammatica, gli imputati chiedono di fare una dichiarazione ma il Presidente replica tout court con un reiterato e non meglio argomentato“Non è possibile”. Chissà perchè.
E’ Claudio Novaro che dà il via alle arringhe con un ampio excursus di argomenti e citazioni giuridiche per togliere validità alle parti civili. Queste alcune delle argomentazioni: la Presidenza del Consiglio non si è costituita nemmeno nel processo Minotauro alla ‘ndrangheta in Piemonte e qundo si è costituita come per i processi della Uno bianca o dei colpevoli della strage nazista di S. Anna di Stazzema, il “turbamento” provocato nell’opinione pubblica dai fatti giudicati era ben altro che quello provocato da reati come la resistenza o le lesioni a pubblico ufficiale nei due giorni di protesta sotto processo e inoltre la richiesta di costituzione non è firmata dal Presidente ma da un sottosegretario; i sindacati di polizia, se è lecito che tutelino gli operatori nelle loro sedi naturali di lavoro sull’infortunistica, non possono interferire nei compiti operativi, specie quando utilizzati in Ordine Pubblico; per non parlare degli organi di rappresentanza di GdF e Carabinieri, Coir e Cobar, che non sono neanche dei sindacati ed hanno solo funzioni consultive; non sembra lecito neanche che un Sap si costituisca per il danneggiamento di mezzi perché a loro compete tutelare solo le persone degli operatori nei loro diritti sindacali; i Carabinieri quando impiegati in OP passano di competenza delle Questure cioè del Ministero degli Interni e questo delegittimerebbe la costituzione del Ministero della Difesa.
Dura circa 45’ l’intervento di Novaro ed al suo si collegano e si associano tutti i successivi: Pellegrin, Vitale, Ghia. In particolare D’Amico solleva eccezioni sulla costituzione di Italcoge perché il fallimento ne inficerebbe la titolarità mentre a Bongiovanni tocca un minuzioso excursus giuridico sulla validità della costituzione dei sindacati di polizia. Un fuoco di fila che occupa tutta l’udienza e un osservatore esterno si chiede quanta attenzione possa dedicare un giudice a tanto parlato e quanto sensibili possa essere ad ogni argomentazione. Ma questo è sempre stato il processo. Presumibilmente le eccezioni prenderanno ancora parte della prossima udienza. (F.S. 9.3.2013)
Dichiarazione degli imputati No Tav per l’udienza dell’8 Marzo
La presentazione di costituzione di parte civile da parte della Presidenza del Consiglio dei ministri, del Ministero dell’Interno, del Ministero della Difesa e del Ministero di Economia e Finanze nei confronti di tutti gli imputati rappresenta una precisa scelta politica volta a colpire duramente ogni forma di lotta sociale e costituisce un gravissimo precedente nella repressione del dissenso.
Il governo non lamenta danni patrimoniali ma solo danni d’immagine, mentre i vari ministeri presentano il conto dei costi di personale, automezzi e materiali in dotazione. In pratica dovremmo pagare allo Stato la spesa dei manganelli che ci hanno spaccato la testa e del gas Cs che ci hanno fatto respirare. Probabilmente, se nel 2001 ci fosse stato Monti al governo, la famiglia Giuliani avrebbe dovuto rifondere allo Stato il costo del proiettile che i Carabinieri hanno sparato in faccia a Carlo.
E’ veramente ridicola l’affermazione che “i riflessi negativi nell’opinione pubblica europea” nei confronti “dell’Italia intesa come sistema-paese” siano dovuti all’esistenza e alla combattività di un irriducibile movimento popolare che lotta strenuamente contro la devastazione ambientale del progetto Tav, e non per gli scandali politici e finanziari, per gli sprechi a vantaggio di pochi del pubblico denaro, per la connivenza tra potere politico e potere mafioso.
E’ chiaro che ai nostri governanti (passati presenti e futuri) dell’opinione pubblica europea non gliene importi un accidente, quello che a loro interessa sono solo i potentissimi partner, governi banche imprese e investitori finanziari, a cui avevano gabellato una Valle pacificata e sottomessa dove avrebbero potuto devastare indisturbati e invece si ritrovano a scavare pochi metri di roccia assediati in un recinto di muri e filo spinato, sempre illuminato a giorno, presidiato da ingenti forze militari.
La richiesta di costituzione di parte civile da parte del governo, sebbene gravissima sulla deriva repressiva che potrebbe assumere, rende di fatto onore al movimento che è riuscito (e continua) a metterlo in difficoltà. Il Movimento No Tav è “la madre di tutte le preoccupazioni” come ha dichiarato il ministro dell’Interno Cancellieri.
L’accanimento della Presidenza del Consiglio e dei vari ministeri è quindi un sintomo evidente di quanto la Val Susa li spaventi, hanno paura della sua determinazione e dell’esempio pericoloso che il Movimento No Tav costituisce per tutte le situazioni di lotta e di difesa della salute e del territorio sparse nella penisola. Per questo vogliono colpire duro.
La Val Susa paura non ne ha!
I NO TAV SOTTO PROCESSO