Porte girevoli: la visita di Imposimato con gli occhi di Claudio Giorno

Breve storia di Ferdinando Imposimato le emozioni per la sua visita raccontate da Claudio Giorno

Ferdinando Imposimato nasce il 9 aprile 1936 a Maddaloni, in provincia di Caserta. Nel 1959 si laurea in Giurisprudenza all’Università di Napoli e tre anni dopo è vice-commissario di polizia, a Brescia e a Forlì prima di arrivare a Roma ma come funzionario di Ministero del Tesoro, per un anno, per poi diventare – nel 1964 –magistrato, e che tale – nella sua lunga carriera – avrà modo di istruire processi “storici”, tra cui quelli relativi al delitto-Moro all’attentato a Wojtyila, all’assassinio di Vittorio Bachelet (vice-presidente del CSM) fino alla strage di Piazza Nicosia.

Arriva nel piazzale antistante la Borgata 8 dicembre di Venaus su una Ford Focus blu, più o meno la vettura con cui è solito spostarsi Papa Bergoglio nel suo pontificato singolare. Gli va incontro Alberto Perino che gli offre il braccio come si fa con un caro amico, perché il Presidente non ne ha bisogno; porta splendidamente i suoi anni: la scorsa settimana era a New York, sta mattina al Liceo des Ambrois di Olulx – alta valle – sta sera sarà al salone Mons. Rosaz di Susa, domani è invitato a Settimo T.se, prima di rientrare a Roma (dove tuttavia non si fermerà di certo).

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Due anni dopo aver istruito – nel 1981 – il processo alla Banda della Magliana,  gli viene assassinato, ad opera della camorra – il fratello Franco, sindacalista. Nel 1984 la prestigiosa rivista francese “Le Point” lo nomina “Uomo dell’Anno – Giudice Coraggio”; poi gli viene assegnato il premio dedicato a Carlo Alberto Dalla Chiesa, riconoscendoli il coraggio di aver proseguito la coraggiosa lotta al crimine organizzato a dispetto delle tante minacce subite e dell’omicidio del fratello. Coraggio che gli verrà nuovamente riconosciuto fuori dai confini nazionali, per esempio, nel 1985, quando il “Times” lo definirà “scudisciatore della mafia”, dedicandogli una intera pagina; (e un servizio analogo comparirà anche sul “Reader’s Digest”).

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C’è un film, di qualche tempo fa, che è diventato di culto, non per il particolare valore della pellicola, ma perché solletica un innato dubbio esistenziale (se così lo si può chiamare): “sliding doors”, le porte girevoli che a secondo di come vengono imboccate determinano due destini completamente diversi per Helen, la protagonista (anche se il finale lascia intendere una ricongiunzione in un unico destino). Il Presidente Imposimato non me ne vorrà se ho usato questa sceneggiatura suggestiva ma un po’ scontata come espediente. Ma fin da che lessi il suo libro “Corruzione ad alta velocità”; ben prima di rendermi compiutamente conto della grandezza dell’autore ebbi la sensazione che le porte girevoli lui le avesse imboccate ma non per caso, bensì per una scelta precisa, consapevole e coraggiosa, nell’unica direzione in cui il suo profilo etico lo induceva ad andare. Del resto anche  il mondo del cinema si è interessato alla sua storia non comune:

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nel 1986, lasciata la magistratura diventa consulente delle Nazioni Unite per la lotta alla droga: si reca spesso in sud e centro America, per mettere  a disposizione dei giudici boliviani, colombiani, ecuadoregni e peruviani la sua esperienza pluriennale di contrasto al crimine organizzato che nel frattempo ha monopolizzato il narco-traffico intercontinentale. E in quello stesso anno collabora alla scrittura di diversi soggetti cinematografici co-prodotti dalla Rai con le reti televisive di Spagna, Austria, Germania e Francia, che danno vita alla serie di successo “Il giudice istruttore” diretta da Florestano Vancini, con Erland Josephson nella parte di Ferdinando Imposimato!

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E’ questo l’uomo che – attraversata l’antica strada della Val Cenischia che da Venaus conduce a Novalesa, luogo di Abbazia millenaria e di pellegrini ieri e migranti oggi, stringe tutte le mani che cercano la sua, sapendo che tra di esse ci sono quelle di chi è stato ritenuto dai suoi “colleghi” di oggi, un antagonista attempato, una persona da sottoporre ad arresti domiciliari preventivi o all’ obbligo di firma, per impedirgli di partecipare attivamente ad azioni di protesta ritenute come minimo violente, e in un paio di circostanze veri e propri atti di terrorismo; (applicando, in questi casi  misure promulgate dal parlamento dopo l’11 settembre 2001 e i successivi sanguinosi attentati di Madrid e Londra rispetto ai quali – come ha reiteratamente stabilito al Cassazione – le differenze sono evidenti anche per chi avesse dedicato la sua vita all’allevamento  del baco da seta in alternativa allo studio della giurisprudenza…).

Lo snodo tra magistratura e  politica, croce e delizia del Presidente:

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nel 1987, viene eletto una prima volta al Senato della Repubblica come indipendente di sinistra; nel ‘92 viene eletto deputato per il PDS, e – infine  – nel ‘94, torna a Palazzo Madama. In tutte e tre le legislature fa parte della Commissione Antimafia; presenta numerosi disegni di legge su sequestri di persona, pentitismo, dissociazione e… appalti pubblici! Nella seconda legislatura, è anche vice-presidente della Commissione governativa per la riforma del nuovo codice di procedura penale.

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La prima volta che venne In Valle di Susa – ad Avigliana nel 2007 – ci raccontò rivelando la sua straordinaria vena auto-ironica del suo stupore per l’accoglienza che gli riservò l’allora presidente del consiglio Romanoprodi allorché andò ad esporgli le sue gravi preoccupazioni circa le infiltrazioni mafiose cui erano soggetti i primi cantieri-TAV, quelli della Roma-Napoli. Preoccupazioni che non derivavano certo da impressioni personali, ma dai rapporti circostanziati del ROS dei carabinieri e del GICO della Guardia di Finanza. Memore del suo passato di giudice-istruttore di processi di quella caratura aveva “semplicemente” lavorato su quei rapporti per estrarne una relazione da discutere in sede di Commissione Antimafia su cui chiedere, successivamente, il voto dell’aula e – ovviamente – accendere i riflettori su una grande opera che se il buon giorno si vede dal mattino rischiava di rivelarsi utile più per gli obiettivi malavitosi, con la sperimentata collusione tra politica e crimine organizzato, che per quelli roboantemente dichiarati. Ma al termine della esposizione il premier era scivolato via via sulla poltrona fino a emergere dalla scrivania all’altezza dei suoi occhiali dalla montatura massiccia. Richiesto di commentare, aveva farfugliato solo qualche incomprensibile monosillaba… E di li a qualche settimana lo scioglimento delle camere (sulla cui casualità ancora oggi Imposimato dubita) pose fine ad ogni possibilità che il rapporto potesse venire discusso. Lo ha ricordato anche nella serata a Susa nel suo appassionato intervento in difesa della nostra Costituzione, legando esplicitamente – lui, uomo di legge – la stessa alla legittimità della disubbidienza civile del “popolo No Tav” alla “illegittimità” delle decisioni governative che offendono i cittadini e la Carta! 

Uomo di legge. Fino al punto di aver accettato di “portarla in televisione”:

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nel 2001 accetta infatti di entrare nel team di giuristi della trasmissione delle reti Mediaset  “Forum” al fianco di due “colleghi” di grande prestigio e umanità: Santi Licheri e Tina Lagostena Bassi: Vi rimane fino al 2008, cosa che – oltre che portare un tema ostico come la Giustizia nelle case degli italiani, gli consente di essere conosciuto dal grande pubblico.

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E di una forse insospettabile capacità di “tenere la scena” se ne accorgono tutti coloro (e sono davvero tanti) che la sera affollano il Salone intitolato a Monsignor Rosaz, in Susa: destreggiandosi tra i soliti radio-microfoni che fanno le bizze e nonostante sia al termine di una giornata faticosa  non si risparmia nella appassionata difesa dellaCarta.Cita Aldo Moro, Alcide De Gasperi, Mariano Rumor, ne sottolinea l’appartenenza alla Democrazia Cristiana (lui che pur da indipendente ha accettato le candidature di sinistra), il tentativo di tenere il paese su posizioni di difficile equilibrio tra i blocchi negli scenari diversamente drammatici in cui si trovarono a far Politica e pagando con l’emarginazione o la morte la loro coerenza.Poi l’affondo finale, coinvolgente, la lunga citazione mandata a memoria dell’invito di Piero Calamandrei  a dove cercare chi ha scritto la Costituzione repubblicana:

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“Ma ci sono anche umili nomi, voci recenti! Quanto sangue, quanto dolore per arrivare a questa costituzione! Dietro ogni articolo di questa Costituzione, o giovani, voi dovete vedere giovani come voi caduti combattendo, fucilati, impiccati, torturati, morti di fame nei campi di concentramento, morti in Russia, morti in Africa, morti per le strade di Milano, per le strade di Firenze, che hanno dato la vita perché libertà e la giustizia potessero essere scritte su questa carta. Quindi, quando vi ho detto che questa è una carta morta, no, non è una carta morta, è un testamento, è un testamento di centomila morti. Se voi volete andare in pellegrinaggio nel luogo dove è nata la nostra Costituzione, andate nelle montagne dove caddero i partigiani, nelle carceri dove furono imprigionati, nei campi dove furono impiccati. Dovunque è morto un italiano per riscattare la libertà e la dignità, andate lì o giovani, col pensiero, perché li è nata la nostra Costituzione”.

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Standing ovation! Come si vede in fotografia siamo tutti in piedi a battere le mani per cinque lunghi minuti a quest’uomo che ha scelto da che parte svoltare dopo aver attraversato (più volte) le porte girevoli che la vita ci mette di tanto in tanto di fronte.  Copio ancora dalla sua biografia ampiamente sintetizzata:

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nominato nel 1999 Grande Ufficiale dell’Ordine al Merito della Repubblica, nel 2013, il nome di Ferdinando Imposimato fa parte della lista dei papabili all’elezione del nuovo Presidente della Repubblica:

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nell’occasione viene proposto dai neoparlamentari del movimento cinque stelle arrivati contro tutto e tutti nel palazzo (a proposito, chi dice che loro e i loro simpatizzanti non hanno cultura politica avrebbe dovuto esserci mentre il presidente declamava Calamandrei!): si sa sin dall’inizio che non verrà mai votato dalla maggioranza. Quella maggioranza di cui averbbe potuto “tranquillamente” far parte se non fosse stato così intransigente, così critico verso quel che fa felici politici, palazzinari e ‘ndranghetisti (come il Tav ma non solo il Tav). Se non dicesse e scrivesse (senza “prudenza” e senza scorta) di certi ambienti “Neocon” che lavorano alacremente per il “partito della Nazione”(lo è andato a dire anche a New York una settimana fa!). Se in Val di Susa invece che a trovare i No Tav fosse venuto a “incontrare le maestranze” indossando l’elmetto giallo per le foto di gruppo, (quello che si mette solo dopo e con photoshop sulla testa degli operai vittime degli infortuni). Ma l’uomo, il Grande Uomo che ha accettato ancora una volta la nostro ospitalità povera ma bella, il cibo genuino,valsusino cucinato dalle nostre brave cuoche, sapeva perfettamente da che parte svoltare per stare nel giusto. E noi siamo sempre più consapevoli che ne è valsa, ne vale e ne varrà la pena di lottare contro il Tav e soprattutto contro tutto quello che rappresenta. Grazie Presidente Imposimato!

Venaus/Susa, 15 settembre 2016 – Claudio Giorno

(le foto sono di Diego Fulcheri)