Nel gioco delle parti con Letta, Renzi ha il ruolo di rigenerare un partito agli sgoccioli per salvarne il sistema di potere. Per l’ elettorato dem stremato è un sollievo ma per il Paese è l’ennesimo bluff.
Nel giorno in cui riceviamo ulteriore conferma dalle parole di Achille Ochetto (Venerdi Repubblica, 3.1.2014) che con la Bicamerale si era fatto un accordo D’Alema-Berlusconi “che si proponevano come nuovi padri della patria” e che quindi il nostro Paese è stato governato dal Partito Unico almeno fin da allora (ma la realtà e la natura dell’ex Pds ci dicono che quell’accordo non poteva che essere uno sbocco naturale alla voglia di condivisione del potere della vecchia dirigenza), ci ritroviamo a subire quotidianamente, senza pietà, l’incensamento del Renzi da parte di quasi tutta la comunità mediatica. E’ una campagna che va avanti da settembre scorso, da quando il Pd ha deciso le sue primarie. Chi aveva qualche dubbio che potesse vincere Renzi alzi la mano. Che abbia vinto per “i contenuti” che esprimeva è altrettanto dubbio semplicemente perchè il sindaco non ne esprimeva, indaffarato com’era nella battaglia politica interna, nel propagandare quella rottamazione che poi non c’è nemmeno stata visto che i “ruderi”sono stati inglobati nell’ufficio di presidenza. La vittoria alle primarie non è stata altro che la conferma che la solita Italia, quella che anche divisa in parrocchie snuffia l’aria e salta sul carro del vincitore, è dura a morire. Quindi niente di nuovo e niente di nuovo anche sul proseguo dell’avventura renziana. Evito di usare l’avverbio “finora” perchè le cronache ci dicono che quello che fa Renzi è tutta fuffa o meglio è l’ultima furbata di un partito che ha pescato il jolly per non dissolversi, come parecchi commentatori paventavano. Perchè è fuffa? Perchè le proposte che il Renzi avanza sono inconsistenti per il paese mentre sono magnificamente funzionali a perpetuare lo status quo dell’occupazione del potere al canto della “stabilità”: la legge elettorale? Chi lo dice che non si può andare a votare con quella attuale solo opportunamente ritoccata nelle funzionalità? E comunque rimaniamo nella palude delle discussioni mai risolte tra le forze politiche residuali, senza contare – come sostengono i 5S – che l’attuale Parlamento, con 150 membri eletti con il porcellum e del resto mai ratificati, è alquanto delegittimato a scegliere. Unioni civili e Bossi-Fini? Sono riforme a costo zero che non incidono sulla situazione economica o sulla risoluzione dei problemi strutturali del Paese. Sono discorsi di facciata che non impegnano e danno una pennellata di rosso progressista a chi li formula il quale ben sa che su quegli argomenti con questo governo non c’è possibilità di soluzione, solo di ristagno nelle pieghe delle infinite discussioni. E’ strategia dell’annuncio, è tutto parte di quell’ “ambiguità berlusconiana” che Giovanni Orsina su La Stampa attribuisce generosamente al Renzi ossia la sua “capacità di essere al contempo politico e antipolitico“, quella capacità che gli ha fatto scegliere la strada più facile quella di presentarsi ai suoi e agli eventuali elettori come l’ennesimo nuovo che avanza “al fine di cavalcare l’antipolitica, appropriandosene e rivolgendola contro gli avversari”. Il giochetto del rottamatore gli è riuscito con quei poveracci del popolo delle primarie che credono ancora alle favole e continuano a sperare nel “rinnovamento della sinistra” senza accorgersi che la sinistra non c’è più. Gli è riuscito per l’appoggio massiccio dell’apparato mediatico del e contiguo al partito.
Non mi sembra invece che il giochetto gli stia riuscendo bene sullo scacchiere della politica at large. L’avete mai sentito parlare di modello di sviluppo, del tipo di “crescita” che intende perseguire, di euro e di Europa, di politica e spese della difesa, di rottamazione degli apparati dello Stato che non funzionano, ecc.? Quanto ci sia di critica alla classe politica nelle sue attuali proposte lo possono vedere tutti: niente. Qualche battuta sulla “riunionite“, sul disinteresse per i rimpasti, qualche frase a effetto (“Io non sono come Letta e Alfano!”) molto evidenziata ma che lascia il tempo che trova. E intanto appoggia la legge di stabilità, si inchina all’anomalia Napolitano, “offre” l’abolizione del finanziamento pubblico ai partiti (facendosi anticipare da Letta), la riduzione dei costi della politica ma non fa l’unica cosa che potrebbe fare in merito come segretario: rinunciare ai rimborsi (i 5S sono i soliti esagerati perchè gli chiedono anche di rimborsare il maltolto pregresso). Fa il grandioso con le sue proposte di legge elettorale in una situazione complicata dall’aumento delle voci in capitolo: prima dovevano mettersi daccordo solo con Berlusconi, oggi anche con Alfano. Sempre più difficile.
La realtà è che Renzi si è impegnato nel proprio gioco di carriera nell’unico modo che oggi gli è permesso, quello di fare il poliziotto buono che ti persuade con argomenti e offerte “che prospettano una via d’uscita” e ti regala la sigaretta, in finto contrasto con il poliziotto cattivo Letta, quello che fa il gioco sporco e ti mena. I suoi obiettivi sono ovviamente personali, quelli politici sono incalzare e lentamente erodere Letta per poterlo silurare al momento opportuno e sperare di vincere le elezioni pescando nei serbatoi stremati della protesta inconcludente, dei 5S spremuti da una logorante opposizione e di un centro-destra deberlusconizzato. E salvando il Pd e il suo sistema di potere in grazia dei suoi attuali accordi con i rottamati.
In questo attuale scenario, l’opposizione 5S sembra non riuscire a sparare tutti i suoi colpi. Se la risposta alle profferte renziane ha il suo senso e la sua coerenza (“Con voi che avete rovinato l’Italia non parliamo. Dovete solo andarvene“) ci si chiede se non potrebbero fare di più per stanarlo: vuoi parlare di legge elettorale? Allora prima dichiara di rinunciare ai rimborsi elettorali e al Tav, poi si vedrà. La volpe si stana con i cani. Siamo tutti in attesa. (F.S. 4.1.2014)