Padrone felice, gatto felice. Padrone indifferente, gatto scontento

Il gatto, il felino di compagnia per eccellenza, venerato nell'antichità, occupa lo spazio delle nostre case con una presenza regale. Le differenze il cane.

E’ convinzione comune che i cani si affezionino al proprio proprietario molto più dei gatti che tradizionalmente vengono giudicati più legati alla casa e all’ambiente in cui vivono. Questa tradizione popolare è vera solo in parte e la differenza di comportamento tra le due specie deriva principalmente da come queste sono state addomesticate, oltre che a notevoli differenze di comportamento etologiche e sociali.

Se nel cane infatti si può parlare di una domesticazione fortemente legata alla volontà umana (il cane seguiva l’uomo e lo aiutava nella caccia oltre a proteggerlo dai pericoli) per il gatto il rapporto con l’umano, e quindi la perdita delle reazioni di elusione e fuga, sono state volute dall’animale stesso.

Questo processo, relativamente recente e avvenuto intorno ai 5.000 anni fa, sembra legato al passaggio da un’economia di caccia\raccolta ad una agricola, con conseguente sedentarismo e necessità-vantaggio di poter conservare le derrate alimentari nel tempo. E’ questo il motivo per cui, probabilmente attratti dalla quantità di roditori che si radunavano intorno ai magazzini di cibo, i gatti si unirono agli umani per combattere un nemico comune.

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Da qui in avanti il gatto è divenuto un diffusissimo compagno anche se non tutti i periodi storici gli sono stati favorevoli, come dimostrano le grandi persecuzioni medioevali. Attualmente questo piccolo felino è in competizione diretta con il cane per il primo posto tra i pets da compagnia. Per arrivare a ciò ha dovuto rinunciare a parte dei suoi istinti e fabbisogni conservandone però altri, come la forte indipendenza e l’individualità, che lo rendono così unico e affascinante.

Chi vive con un gatto sa che esiste un fine gioco di equilibrio nel rapporto reciproco che non si può raggiungere con l’imposizione (mai un gatto si assoggetterà passivamente ai nostri comandi !!) ma solo con oculato rispetto e conoscenza di un’indole che prevede solo un tipo di dialogo paritario.

In qualsiasi caso però si può dire con estrema sicurezza che l’affetto in questo rapporto non è assolutamente secondario, anzi possiamo paragonarlo alla relazione che può intercorrere tra due vecchi e cari amici: intenso, fraterno, non di dipendenza ma con vantaggi per entrambe le parti. Il fatto che poi per alcuni gatti questo rapporto si possa tradurre in una ciotola sempre piena non ne riduce o sminuisce per nulla la qualità.

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La nostra interazione con il gatto va ben oltre la mera materialità (prima di essere addomesticato era addirittura idolatrato), portandoci a vederlo come un riflesso di noi stessi per le mille sfaccettature del suo carattere. Quando siamo tristi, stressati o persi nei nostri pensieri ci accorgiamo che lui è lì, senza nessuna o quasi pretesa, a tenerci compagnia e a scrutarci con sguardo profondo e misterioso sprigionando in silenzio un amore unico e vero.

Dott.ssa Frida Thedy
Clinica Veterinaria ADLER Salute Animale srl