
di Claudio Giorno
“Mai celia popolare è stata più attuale e veridica: il territorio frana, si allaga, degrada e le politiche pubbliche latitano – o, se intervengono, generano ancor più guasti quando, con perfida sistematicità, sconfinano nell’illegale”, scrive Paola Bonora, ordinaria di geografia alla prestigiosa università di Bologna, nell’articolo che l’autorevole rivista “il Mulino” ha scelto per aprire il numero presente in edicole e librerie in questi giorni, e dedicato all’abuso di territorio. Lungi da me coinvolgere la professoressa nella lotta No Tav, anche se un altro brano della sua coraggiosa denuncia autorizzerebbe ad invitarla nel nostro “Grande Cortile” perché ci aiuti (come hanno fatto in dieci anni tanti suoi autorevoli colleghi) a distinguere il grano dall’oglio, la difesa del bene comune dall’atteggiamento nimby: “Ma l’euforia dell’investimento immobiliare aveva contagiato a tal punto la società italiana, per mentalità già orientata al «mattone», che solo la stasi del mercato – ma siamo agli anni più recenti – ha fermato la corsa alle edificazioni, ora dirottata sulle Grandi Opere, nuovo vessillo della crescita ed ennesimo capitolo dello sfruttamento del territorio. Opere intese unicamente come sbocco per capitali finanziari in cerca di remunerazione e non come momento per attrezzarsi e aumentare l’efficienza; opere, le cui localizzazioni il più delle volte sono frutto di pressioni, corruzioni, cordate sotterranee incalzanti, in barba a qualsivoglia pianificazione. Non a caso lo Sblocca Italia (decreto legge 12 settembre 2014, n. 133) si regge sul principio della deroga, che a sua volta, per aggirare la normativa vigente, poggia su un’interpretazione lasca e contorta del concetto di «interesse pubblico», talmente dilatata da coprire ogni possibile opzione purché costruttivista. Dispositivi la cui ambiguità sembra fatta apposta per incentivare pratiche scorrette”.
Affermazioni forti, una condanna senza appello di tutti i governi sin qui succedutisi, di tutti i ministri del calcestruzzo, fino all’ultimo, il mediopadano dal volto umano, che è salito sul Tav nella cattedrale edificata dall’Archistarcalatrava nel deserto della “sua” Reggioemilia, per venire in Val di Susa a intimare uno stonato “basta con i falsi dibattiti” che non si era ancora sentito neanche in bocca al Corregionalelunardi… Una affermazione che voleva essere insolente ma è risuonata meschina, balbettata tra fili spinati, lince e droni schierati a difesa di un campo paramilitare allestito con lo scopo dichiarato di consentire la grandeopera che più di ogni altra – e attraverso vere offerte di confronto sempre rifiutate – è stato dimostrato essere “unicamente sbocco di capitali finanziari da remunerare” a dispetto non solo della tutela del territorio, ma di un elementare criterio che separi gli investimenti dalla fabbrica permanente di debito pubblico: come dicono persino alcuni bocconiani – che per dignità professionale e senso etico – hanno sempre rifiutato di arruolarsi nella ricca abbuffata.
Ma il cantiere (lo spettacolo) deve andare avanti. Le rappresentazioni della lobby proseguono quotidianamente con grande dispiego di mezzi, bruciando denaro pubblico e dignità privata, avvelenando di polveri sottili e di fumo denso e propagandistico i cittadini vicini e lontani…E in questa fine estate che sembra volersi riprendere un po’ per giorno tua l’afa di luglio e agosto, agli abitanti del “corridoio di transito” e ai loro amici non va non solo di essere ma neanche di apparire rassegnati spettatori del palinsesto. Così con grande sorpresa di quegli altri arruolati senza decoro che sono i “caschi gialli” delle televisioni e di quel che resta della carta stampata, riprendono le azioni “da commando” contro l’area di interesse strategico del Clarea…E pazienza se gli arrestati di turno sono giovinastri e arrivano da Milano, Bergamo o Piacenza…”servono” a dimostrare agli occhi della frastornata opinionepubblica nazionale il teorema per cui gli appartenenti a tutti i centrisociali o alla nebulosa anarchica della penisola vengono a divertirsi nel lunapark dell’Architettovirano; (quello famoso per la più ricca collezione di cappelli da controllore/controllato visibile a pressi popolari presso il museo dell’Osservatorio)…Ma se entra in scena “un commando over 60” come scrive oggi 12 settembre – una sconcertata Erica Di Blasi sul giornale della famiglia Debenedetti, (e per giunta valsusini docg.) cosa raccontiamo agli italiani per distrarli dal fatto che – “lo vuole l’europa” – dovranno accollarsi anche l’onere dei fallimenti prossimi e imminenti delle banche dove tengono incautamente i residui risparmi? Ma il caporedattore incalza, il clima di allarme va alimentato come si sta facendo brillantemente con l’invasione dei migranti, al pericolo va dato un nome; nasce probabilmente così, “pantere grige all’assalto del cantiere Tav di Chiomonte. (…)Le forze dell’ordine hanno fermato nove persone che sono state poi denunciate a piede libero. E qui c’è stata la sorpresa: non erano giovani esuberanti ma anziani della valle, tutti over 60 e qualcuno che sfiora addirittura gli 80 anni”. Peccato non si fosse fermato anche Bruno Maritano, che nel pomeriggio di anni ne aveva festeggiati 88 in Clarea, presso il Campo della Memoria allestito sui terreni acquisiti “dai No Tav” con le campagne “compra un posto in prima fila”.
Una presenza fissa del venerdì con il gruppo di S.Ambrogio che non avava impedito ai solerti agenti dalla digos di chiedergli per ben due volte i documenti, come ha commentato Maria allegando le foto di un pericoloso bottiglionemolotov con cui Bruno stava armeggiando con la chiara intenzione di liberarne tue le bollicine… E sempre ieri – nella tarda mattinata – il corteo dei giovani No Tav ospiti del campeggio di Borgata 8 dicembre di Venaus aveva attraversato Susa chiedendo che venga posto fine alla presenza delle “truppe di occupazione”. Quelle truppe che è stato possibile mobilitare solo grazie a “un’interpretazione lasca e contorta – (questa si over-legge) – del concetto di «interesse pubblico”