Ospedale Susa: presidio di 48 ore dei segusini

Presidio di 48 ore all'Ospedale di Susa da parte dei Segusini che contestano lo smantellamento della struttura da parte del governo piemontese.

di Redazione.

Continua il “pressing” dei Segusini in difesa dell’ospedale di Susa contro la chiusura progressiva del punto nascite e il progressivo smantellamento dei servizi. Un folto gruppo di cittadini ha deciso di iniziare a presidiare la struttura ospedaliera e si è data appuntamento martedì sera davanti all’ingresso.

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Sono state montati due tendoni dentro i giardini dell’ospedale, manifesti e striscioni. Numerose le mamme con i loro figli al seguito e la pioggia non ha fermato la manifestazione. Nemmeno di notte. alcuni hanno dormito nell’androne dell’ospedale per non abbandonare il presidio che ha vissuto nella serata momenti di convivialità tra i presenti con una bella grigliata.

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Il presidio si è rianimato il giorno successivo con le mamme che sono tornate promuovendo il gesto simbolico di allattare i propri bambini sotto i tendoni. Ora il presidio è finito ma solo fino al prossimo appuntamento. Presente alla manifestazione la consigliera regionale del M5S Stefania Batzella. Negli ultimi giorni una lettera-appello in favore della struttura ospedaliere firmata da alcuni cittadini è stata pubblicata su questo Blog e su diverse testate giornalistiche.

I Segusini non mollano facilmente.

LA LETTERA DELLE DONNE PER L’OSPEDALE DI SUSA A SAITTA, DIFFUSA MERCOLEDI’ 14

Egregio signor Saitta,
siamo un gruppo di mamme, nonne, zie, semplici cittadine di Susa e non solo e abbiamo letto la sua risposta al signor Pasquale Pellegrini che affermava che a Susa le donne sono “autorizzate a morire dallo Stato”; bene, le sue parole ci hanno lasciato l’amaro in bocca. Noi la geografia valsusina la conosciamo benissimo perché la viviamo ogni giorno sulla nostra pelle e lei è sicuro di conoscerla?
A noi poco ci interessano i patti stretti tra un’asl con i conti in rosso, per gli sprechi di chi negli anni l’ha gestita e tra i sindaci, che scelgono il benessere del turista piuttosto che la salute dei propri cittadini, preferendo il potenziamento del polo ortopedico e traumatologico necessario al compresorio turistico piuttosto che il punto nascite.
A noi interessa invece che i nostri figli possano trovare un pediatra ad attenderli in pronto soccorso, in caso di bisogno, ci interessa avere un ginecologo pronto a farci partorire, ma non solo e non vogliamo farci 70 chilometri, magari nella neve, per trovare una di queste figure professionali.
Una volta si diceva: prima le donne e i bambini, adesso prima i turisti?
Siamo contente che vengano potenziati alcuni servizi (sperando poi che sia davvero così), ma tutto questo non può essere fatto a discapito dei bambini e delle donne valsusine.
Leggiamo che non verremo abbandonate grazie all’attivazione di un day service (che però ad oggi non ha un progetto strutturato e formale, dal comunicato inviato dal dottor Flavio Boraso alla consigliera S. Batzella), ma perché non ci spiegata cos’è?
Forse perché non conviene dire che è una servizio ambulatoriale diurno, dal lunedì al venerdì, e che il pediatra e il ginecologo non saranno presenti per l’emergenza del pronto soccorso come invece avviene adesso? E che nel week end sarà chiuso?
Ma durante la settimana non abbiamo già i pediatri di base e i consultori territoriali? E poi ci dica ancora una cosa, lei ha mai parlato con le donne valsusine? E’ proprio sicuro che “scelgano” di partorire altrove? Bene, le vogliamo aprire gli occhi su questa cosa: le donne valsusine vengono, ormai da qualche anno, dirottate sistematicamente verso il presidio ospedaliero di Rivoli.
Il tutto tramite personale medico istruito ad arte che con mille scuse (pance troppo piccole, troppo grandi…) creano dalla normalità un’emergenza e spingono, o meglio obbligano le donne in un momento così delicato a recarsi a Rivoli, per di più alcune di loro sono state trasportate in pieno travaglio in ambulanza; altre ancora al bilancio di salute vengono caldamente invitate a recarsi per il loro bene e quello del nascituro via da Susa.
Ecco spiegato grazie a questi protocolli restrittivi il calo delle nascite nel nostro presidio sanitario.
Allora ci spieghi, se il punto nascita è davvero pericolo come mai ci è stato permesso fino ad oggi di partorire a Susa?
Dovremmo denunciare la Regione per tentato omicidio? Oppure si aspetta la tragedia? Intanto le mamme dirottate, per adesso, si accontentano di una piazzola in autostrada per partorire.
Si è voluto potenziare l’ospedale di Rivoli, seppur vicino a Torino, in cui sono presenti più punti nascite a discapito di quello di Susa, ultimo presidio ospedaliero prima del confine (chissà poi perché…), ma noi, le donne valsusine, non ci stiamo e finchè avremo la forza di lottare saremo lì davanti al nostro ospedale a dire no alla chiusura del nostro punto nascite!

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