Ora e sempre No Tav, ora e sempre resistenza, la lotta vi schiaccerà

Sentenza al “processone” contro i 53 attivisti No Tav per i fatti del 27 giugno e del 3 luglio 2011. Confermate le pene richieste dell’accusa per molti degli attivisti, mentre per alcuni di loro la condanna emessa è stata addirittura superiore alla pena richiesta dalla stessa Procura.

di Daniela Giuffrida

Ore 14.50, aula bunker del tribunale le Vallette di Torino, il giudice Bosio, sciorina l’elenco dei nomi dei 53 attivisti che, nell’estate del 2011, durante due manifestazioni che videro coinvolte oltre 80.000 persone, si resero protagonisti di episodi di resistenza e lesioni ad alcuni poliziotti. Le accuse per i reati di lesioni, danneggiamento e violenza con minaccia a pubblico ufficiale vengono tutte riconosciute e così anche le aggravanti (utilizzo di armi, “travisamento”, lancio di pietre, bombe carta e raggi di segnalazione).

La lettura della sentenza dura a lungo, nome per nome vengono lette le accuse, le pene inflitte, le sanzioni pecuniarie ecc. Il silenzio è totale, nonostante la presenza in aula di un gran numero di attivisti. Man mano che l’elenco si aggiorna di nuovi nomi e nuove pene, l’atmosfera si scalda, ci si rende conto che nessuno è stato “risparmiato”: ad esclusione di 6 attivisti assolti per non aver commesso il fatto (fra questi troviamo Nicola Arboscelli, noto attivista No Muos), gli altri 47 dovranno spartirsi oltre 140 anni di  galera e pene pecuniarie che superano il centinaio di migliaia di euro.

Dopo oltre un’ora il giudice Bosio conclude la lettura della sentenza e mentre alcuni dei “condannati” cercano di leggere un comunicato del Movimento, la Corte, senza prestare loro la minima attenzione, si ritira. Ma gli attivisti continuano lo stesso la lettura del loro comunicato: “Oggi cercate di elevarvi fino alla pretesa si stendere una condanna fra le tante, per voi, per lo stato delle guerre saccheggiatrici, dello sfruttamento, della devastazione ambientale compiuta in nome del Tav.”, “Nei due anni del “processone” – prosegue il comunicato – abbiamo approfondito i rapporti fra noi, ci sentiamo uniti alla continuità della lotta assieme a Chiara, Claudio, Mattia, Nico, Graziano, Lucio e Francesco che avreste voluto seppellire con condanne esemplari mirate a sconfiggere il movimento. Non ci siete riusciti perché come sempre, così oggi, la vostra condanna conferma invece la giustezza della lotta, unita alla determinazione a proseguirla.”

Poi il grido di tutti i presenti, un coro unico “ORA E SEMPRE NO TAV, ORA E SEMPRE RESISTENZA, LA LOTTA VI SCHIACCERÀ”.  Quindi tutti i presenti in aula si spostano all’esterno e improvvisano un corteo. Si dispongono di traverso sulle due corsie della tangenziale che da Torino conduce a Collegno e intonano slogans No Tav. Le forze dell’ordine si muovono anch’esse e armate di scudi, manganelli e lacrimogeni, si frappongono fra gli attivisti e le automobili che vengono bloccate. Non accade nulla, solo un po’ di adrenalina nelle forze dell’ordine che allacciano bene, sotto il mento, il loro casco blu, mentre gli attivisti continuano a sventolare le loro bandiere nel tramonto torinese, ma la lotta non è finita, la condanna dei 47 “compagni” non serve sicuramente a calmare gli animi e più tardi un comunicato durissimo del movimento.

“Condanne pesanti che vanno a confermare il teorema accusatorio di una Procura che ha dettato regole e modi del processo al Tribunale il quale, assolutamente passivo e asservito ai poteri in gioco, ha permesso che tutta una serie di forzature e intimidazioni ai danni dei testimoni avvenissero, senza battere ciglio. Il giudice Bosio aveva voglia di andare in pensione – dichiarano i No Tav sul loro sito – e chiudere la carriera assecondando i soliti noti (potenti,amici dei potenti e amici suoi) e così ha fatto.”, “Un regalo che viene chiaramente fatto all’oramai pensionato Caselli ex-procuratore capo di Torino – affermano i No Tav – Volevano una condanna pesante per poter agitare ancora una volta il feticcio del Nemico Pubblico No Tav ma si sa, la credibilità agli occhi dei più se la sono oramai giocata da un pezzo e noi la nostra strada non abbiamo mai smesso di percorrerla, dimostrando che abbiamo ragione da vendere e loro torto marcio.”

D.G. 27.1.15